Sono passati appena tre giorni dalla fiducia incassata dal governo Conte al Senato, che apriva alla possibilità di allargare una maggioranza fragile ma ancora presente con dei “responsabili”. Eppure l’ipotesi del ritorno al voto sembra già più vicina. Se da una parte Matteo Renzi ribadisce: “siamo pronti al confronto”, Pd e Movimento Cinque Stelle ribadiscono la volontà di chiudere definitivamente le porte a Italia Viva, ritenuta poco affidabile dopo il ritiro delle ministre che ha aperto alla crisi di governo.
Lo scandalo che ha colpito l’Udc e il suo segretario Lorenzo Cesa, indagato per ‘ndrangheta, è un ulteriore ostacolo per il premier. “Sono pronta a tutto per salvare la legislatura”, dichiara oggi la senatrice centrista Paola Binetti al Messaggero, ma per Giuseppe Conte diventa difficile dialogare con un partito che si trova senza guida. A pesare è anche l’imbarazzo dei 5 Stelle di fronte all’indagine di Catanzaro, dato che il Movimento ha chiuso le porte a “tutti i soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi”.
Governo, niente “responsabili”: il voto è più vicino
“Sta succedendo quello che temevamo, oggi sento il voto molto più vicino”, ha riconosciuto ieri sera Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, ospite di Piazzapulita in onda su La7. “Non c’è nessuna ipotesi di unità nazionale, non vogliamo mischiare i nostri voti con quelli di Salvini e Meloni”, ha aggiunto.
Ieri i leader delle opposizioni si sono recati da Mattarella in Quirinale per discutere dei prossimi passi politici. L’obiettivo di Salvini, Meloni e Tajani è quello di ottenere dal Capo di Stato elezioni anticipate, puntando sui numeri troppo bassi di Palazzo Madama per Conte.
Nella maggioranza intanto covano i malumori e, come riporta l’agenzia Dire, anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio parla di elezioni. “Io così vedo solo il voto”, avrebbe detto a un fedelissimo alla Camera. Interpellato successivamente dai cronisti, sull’apprensione che circola nel Palazzo sul ritorno al voto, l’ex leader M5S ha risposto: “Non è una mia apprensione”.
“In queste ore siamo al lavoro per un consolidamento della maggioranza, un processo complicato e ambizioso allo stesso tempo, perché il Paese ha bisogno di ricominciare a correre: le imprese devono lavorare, le famiglie hanno il diritto di poter pianificare il loro futuro”, ha scritto Di Maio in un post su Facebook. “Ma con la stessa forza con cui abbiamo preso decisioni forti in passato- aggiunge – ora mi sento di dire che mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi. È evidente che questo consolidamento del Governo non potrà dunque avvenire a scapito della questione morale, dei valori che abbiamo sempre difeso e che sono fondanti del progetto 5 Stelle. Tutto il nostro sostegno al presidente Giuseppe Conte”.
Il nodo giustizia
Per allargare la maggioranza Conte ha ormai poco tempo. Mercoledì prossimo, 27 gennaio, andrà infatti in Aula alla Camera il ministro Alfonso Bonafede, che presenterà la relazione sulla Giustizia. Probabilmente lo stesso giorno si recherà in Senato dove, senza Italia Viva, i numeri non ci sono. E Renzi ha già annunciato che voterà contro.
Altra data importante è il primo febbraio, quando scadranno gli emendamenti presentati in commissione Giustizia sulla riforma del processo penale, inclusa la riforma della prescrizione, che già all’inizio del 2020 era stata terreno di scontro con i renziani. Senza “costruttori” o “responsabili” su cui poter contare, le riforme di Bonafede si areneranno.
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