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    Governo M5S-PD: cosa succede adesso con la convocazione di Conte al Quirinale

    Ecco quali sono i prossimi passaggi per la formazione di un esecutivo giallorosso

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 28 Ago. 2019 alle 21:20 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 19:22

    Governo M5S-PD: cosa succede adesso con l’incarico a Conte

    Domani, giovedì 29 agosto, alle ore 9.30 Giuseppe Conte salirà al Quirinale per ricevere l’incarico di premier del nascente governo M5S-PD dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ma cosa succede adesso? Ve lo spieghiamo di seguito.

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    Dopo le consultazioni che il Capo dello Stato ha tenuto al Quirinale nelle giornate di martedì 27 e mercoledì 28 agosto, il partito di maggioranza relativa, ovvero il Movimento 5 Stelle, ha comunicato al presidente Mattarella di aver trovato un accordo politico con il Partito Democratico per la formazione di un nuovo esecutivo, guidato nuovamente da Giuseppe Conte, premier uscente del governo gialloverde.

    Il conferimento dell’incarico

    Preso atto delle scelte dei partiti, Mattarella ha comunicato, attraverso una nota diffusa alla stampa, di aver convocato per la giornata di giovedì 29 agosto il professor Giuseppe Conte per conferirgli l’incarico di presidente del Consiglio.

    Conte dovrebbe accettare l’incarico con riserva per cominciare delle personali consultazioni con le forze politiche. Accettare con riserva significa che il premier incaricato si propone di fare opportune verifiche con le forze politiche rappresentate in Parlamento per poi presentarsi al Quirinale e scioglierla, in senso positivo o negativo.

    Allo stato attuale delle cose, infatti, appare assai improbabile che Conte accetti l’incarico senza riserve, presentando subito la lista dei ministri. D’altronde, come già confermato sia da Partito Democratico che Movimento 5 Stelle, le trattative tra i due partiti sul programma e sui ministri che dovranno formare il governo giallorosso sono ancora in corso. Solo in un’occasione, nel 2008, Silvio Berlusconi accettò immediatamente l’incarico, senza riserva, comunicando immediatamente l’elenco dei ministri.

    Se le consultazioni di Conte, come sembra, andranno a buon fine, a quel punto il premier incaricato tornerà al Colle per sciogliere la riserva e accettare l’incarico, presentando la lista dei ministri al Capo dello Stato, che può far valere la sua “moral suasion” nel caso in cui vi fosse un ministro non ritenuto idoneo a ricoprire tale ruolo per motivi che possono essere di opportunità politica e non solo.

    Sciolto ogni dubbio, quindi, a quel punto il presidente della Repubblica emanerà tre decreti: quello di nomina del presidente del Consiglio, controfirmato dal presidente del Consiglio nominato, quello di nomina dei singoli ministri, controfirmato dal presidente del Consiglio, e quello di accettazione delle dimissioni del Governo uscente.

    L’art.92 della Costituzione, infatti, disciplina la formazione del Governo con una formula semplice e concisa: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri“.

    Il giuramento e la fiducia in Parlamento

    Prima di assumere le funzioni, il presidente del Consiglio e i ministri devono prestare giuramento secondo la formula rituale indicata dall’art. 1, comma 3, della legge n. 400/88.

    Entro dieci giorni dal decreto di nomina, il Governo è tenuto a presentarsi davanti a ciascuna Camera per ottenere il voto di fiducia, voto che deve essere motivato dai gruppi parlamentari ed avvenire per appello nominale, al fine di impegnare direttamente i parlamentari nella responsabilità di tale concessione di fronte all’elettorato.

    Il presidente del Consiglio e i ministri assumono le loro responsabilità sin dal giuramento e, quindi, prima della fiducia.

    Il presidente del consiglio giura con questa formula: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”.

    Governo M5S-PD: cosa succede se Conte rimette il mandato

    Se gli ostacoli per la formazione di un governo M5S-PD fossero insormontabili, ipotesi poco realistica a questo punto ma da tenere sempre in considerazione, Conte salirebbe al Colle per sciogliere la sua riserva, negativamente, e rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica. A quel punto, il Capo dello Stato avrebbe diverse soluzioni davanti: convocare nuove consultazioni per verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare, ipotesi assai improbabile, oppure sciogliere le camere e indire nuove elezioni, nominando un nuovo presidente del Consiglio che si occupi di traghettare il Paese al voto.

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