Da Cartabia a Colao fino a Cottarelli: il totoministri del governo Draghi
Nella tarda mattinata di mercoledì 3 febbraio, Mario Draghi riceverà dal presidente Mattarella l’incarico di formare un nuovo governo: ecco da chi potrebbe essere composto secondo il più classico dei “totoministri”.
Nel suo discorso il Capo dello Stato ha parlato di un “governo di alto profilo”, che non debba “identificarsi in alcuna forza politica”.
Questo significa che, a meno di clamorosi colpi di scena, il nuovo esecutivo difficilmente sarà formato da politici, ma, bensì, da tecnici.
Tuttavia, Draghi non potrà non tenere conto delle sensibilità politiche, anche al fine di raccogliere più consensi possibile all’interno del Parlamento, motivo per cui alcuni dei ministri potrebbero essere quelle personalità su cui già Pd, M5S, Leu e Italia Viva discutevano per un possibile Conte ter.
Ecco allora che l’ex presidente della Consulta Marta Cartabia, nome circolato con insistenza nel corso delle trattative tra la “vecchia” maggioranza, potrebbe diventare il nuovo ministro della Giustizia. In alternativa, il posto di Guardasigilli potrebbe essere ricoperto da Paola Severino, già ministro della Giustizia nel governo Monti.
Casella fondamentale del nuovo esecutivo è quella dell’Economia, che potrebbe essere affidata a Fabio Panetta, ex direttore generale della Banca d’Italia e membro italiano dell’esecutivo Bce, o, in alternativa, a Carlo Cottarelli.
Se gli esponenti politici dovessero rimanere fuori, alla Salute, al posto di Roberto Speranza, potrebbe arrivare la virologa Ilaria Capua. Luciana Lamorgese, uno dei pochi tecnici del governo Conte bis, potrebbe rimanere ministro dell’Interno.
Potrebbero entrare in squadra anche l’ex presidente dell’Istat Enrico Giovannini e Roberto Cingolani, responsabile dell’Innovazione tecnologica di Leonardo, entrambi componenti della task force di Vittorio Colao, l’ex manager della Vodafone che fu incaricato da Giuseppe Conte di stilare un piano di “ripartenza” dopo il lockdown. Ma c’è chi anche non esclude l’ingresso dello stesso Colao nell’esecutivo.
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