Il governo guidato da Mario Draghi ha perso 13 punti percentuali in due mesi, passando dal 58,4 per cento di fiducia registrato a febbraio al 45,4 di metà aprile, con la più importante flessione rilevata dopo la decisione di riaprire a “singhiozzo” dopo Pasqua: a rivelarlo un sondaggio dell’istituto demoscopico tecné realizzato per l’agenzia Dire.
Anche la fiducia nella figura del primo ministro ha subito un calo, in linea con quanto avvenuto ad altri premier tecnici come Mario Monti e con l’andamento generale del gradimento nei governi, per cui la luna di miele legata alle aspettative iniziali normalmente non dura più di due mesi. Ma il crollo registrato da Draghi è uno dei più netti, pari cioè a nove punti: dal 61,4 per cento di febbraio al 52,7 per cento di aprile.
Il Fatto Quotidiano fa notare come solo l’esecutivo tecnico guidato da Monti abbia fatto peggio di quello di Draghi nei primi 60 giorni di mandato, passando dal 78 al 58 per cento dopo l’approvazione dell’odiata riforma delle pensioni del Ministro dell’Economia Elsa Fornero nell’ambito di una politica economica “lacrime e sangue”.
Ma l’ex banchiere centrale ha un compito molto diverso rispetto a quello assegnato all’economista bocconiano chiamato a “salvare” l’Italia dal tracollo economico dell’era Berlusconi: Draghi non dovrà imporre tagli alla spesa pubblica e aumentare le tasse, ma anzi distribuire gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund.
Una responsabilità forse ancora più importante dopo l’anno di pandemia che ha messo in ginocchio il Paese, in un momento in cui i cittadini si aspettano una svolta in termini di welfare, diritti e investimenti.
Il trend dell’esecutivo di larghe intese nato a febbraio dopo la caduta del Conte II conferma la performance di altri governi, come quello di Enrico Letta, creato in seguito alla “non vittoria” del Pd alle elezioni del 2013 e alla conferma di Napolitano al Colle. L’attuale segretario del Pd perse 10 punti nei primi due mesi. Dall’altro lato, invece, Renzi e Gentiloni sorpresero gli istituti demoscopici guadagnando rispettivamente quattro e cinque punti percentuali nei primi 60 giorni.
Per quanto riguarda il governo di Mario Draghi, il primo crollo si è visto già a partire da marzo, quando con il decreto sostegni il premier ha dovuto, in parte, accontentare la Lega con lo stralcio delle cartelle esattoriali; con le misure restrittive che hanno chiuso la maggior parte delle Regioni e con la campagna vaccinale che ha incontrato i primi intoppi per via della mancanza di dosi e della confusione su AtraZeneca.