Eugenio Comincini, classe 1972, ex sindaco dem di Cernusco sul Naviglio, senatore di Iv, bancario prestato alla politica, è l’uomo che in queste ore convulse di contatti frenetici fra Palazzo Chigi e Palazzo Madama lavora per ricucire lo strappo tra Italia Viva e la maggioranza. “Una strada percorribile”, come lui stesso spiega a TPI.
Quante chances pensa che abbia Conte di restare a Palazzo Chigi?
Non spetta a me dare numeri sulle chances. Siamo in una fase molto delicata, difficile ma se tutte le forze politiche hanno davvero a cuore il fatto di ridare presto un governo solido al Paese, la strada – grazie al Presidente della Repubblica – si troverà. Quando dico un governo solido e stabile intendo dire che abbia una base parlamentare adeguata. Facendo chiarezza sui nodi che riguardano il futuro del Paese non delle singole persone. Se si resterà su questo sono certo che si potranno superare antipatie, dubbi, e anche i veti.
Quindi possiamo escludere il suo nome tra quello dei “responsabili”?
Io credo che si debba ricucire questa maggioranza, ci sono una serie di cose che non sono andate bene, nel caso di una divisione io non mi collocherei all’opposizione. Credo che il paletto più importante su cui bisogna ragionare è evitare di andare al voto. Sarebbe una sciagura per tante ragioni. Prima fra tutte la pandemia. Io ho lavorato per ricucire questo strappo e credo che siamo ancora nella condizione di farcela. Certo non dipende solo da me. Faccio affidamento al ruolo che è deputato a svolgere il Presidente della Repubblica, diamogli tempo di svolgere il suo operato bene. Dopo questo primo giro, avremo degli elementi migliori.
Se lo strappo dovesse essere definitivo?
Ora si pensa a ricucire, se questo non dovesse accadere si faranno altre valutazioni, ma non solo a casa Comincini.
Però Conte sembra stia lavorando senza pensare di fare affidamento su Italia Viva.
Ma che segnali hanno che quella roba lì si stia costruendo? Il nuovo gruppo nato ieri ha visto cambi di casacche di persone che avevano già alzato la mano. Anzi, persone come Lonardo e Ciampolillo non vi fanno parte e resta un punto di domanda su cosa faranno, Vitali ci ha ripensato. Non voglio ridurre la politica ad aritmetica, però sulla tenuta di governo non si scappa. Se i numeri non arrivano per tante ragioni, bisognerà prenderne atto. La soluzione legata ai singoli ha fatto perdere tempo a tutti e non ha portato risultati.
Secondo il suo ragionamento, non è la testa di Conte che cambia le cose ma i nodi sui quali non si è fatto abbastanza.
Sì, il nodo è questo. Bisogna entrare nel merito dei problemi sollevati. Non voler convocare un tavolo, far finta di niente non aiuta il Paese. Qualcuno deve dire se i problemi che abbiamo sollevato sono aria fritta o se sono meritevoli di essere affrontati. Nessuno ha la pretesa che tutto debba essere accolto, ma non si può pensare che fossero questioni marginali o pretestuose.
Ha condiviso la scelta di Renzi di aprire la crisi?
Non aiutiamo il Paese col dire chi ha avuto più ragione o più torto. La domanda adesso è: come ne vogliamo uscire? Se ne deve uscire con una maggioranza solida. Al Senato ci sono dei numeri alternativi a quelli di Italia Viva? Non credo, bisogna prenderne atto con senso di responsabilità. Riapriamo il dialogo e discutiamo delle questioni sollevate.
Si è confrontato anche con Pd e M5S?
Certo. Io in questi giorni, anche stamattina, ho lavorato e parlato con tutte le controparti, cercando di far capire che devono cadere i veti. Non so se il mio sforzo avrà successo o meno, ma ci devo credere. Se accadranno cose che metteranno in chiaro che è una strada non percorribile arriveranno scelte anche di altri. A me non sembra che si siano chiuse le possibilità. Sto cercando di lavorare nella direzione del buon senso.
Non si lavora quindi per una poltrona di Italia Viva tra i ministeri ma per trovare una linea comune sulle questioni che per ora non vanno?
Certo, il tema non sono le poltrone. Ci sono temi divisivi, forse quello più eclatante è il Mes, se si vuole arrivare a una quadra – e si può – quella è la strada obbligata.
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