Governo Carlo Cottarelli
Nuovo sviluppo inatteso nella crisi di governo. Il governo Carlo Cottarelli si allontana, mentre sembra aprirsi la possibilità di una rinuncia all’incarico da parte del premier incaricato, dopo che questo, convocato formalmente al Quirinale oggi, 29 maggio, se n’è andato senza parlare né sciogliere la riserva con il presidente della Repubblica.
La ragione sarebbe l’accordo tra le forze politiche che vorrebbero le elezioni a stretto giro, con prima data utile 29 luglio.
Secondo l’agenzia Ansa, l’ipotesi del voto il 29 luglio ha “messo in stand by” Cottarelli. Mentre secondo alcune indiscrezioni, alcune delle figure individuate da Cottarelli come possibili ministri avrebbero ritirato la propria disponibilità, dato che l’orizzonte del governo si è fortemente ristretto.
Fonti del Quirinale fanno sapere che: “Nessuno ha parlato di rinuncia, Carlo Cottarelli ha semplicemente bisogno di più tempo per approfondire alcuni nodi legati alla lista”.
Qualche minuto dopo è lo stesso Cottarelli a dare la sua versione. “Stiamo approfondendo alcune questioni sulla lista dei ministri, ma non ci vorrà molto”, ha affermato entrando alla Camera, citato dall’Ansa.
Cosa è successo oggi al Quirinale
Il presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli è stato convocato oggi alle 16.30 al Quirinale.
Ci si aspettava che uscisse per sciogliere la riserva in senso negativo o positivo (eventualmente presentando la lista dei ministri) sul governo Carlo Cottarelli, dal momento che era stato convocato in modo ufficiale ed era stata aperta la sala stampa.
Invece, non è stato così e occorrerà aspettare almeno fino a domani.
Il portavoce del Quirinale, Grasso, ha dichiarato infatti ai giornalisti: “Cottarelli ha avvisato il capo dello Stato dello stato della situazione. Si rivedranno domattina”.
In modo del tutto inaspettato, oltre che irrituale, il premier incaricato Cottarelli è uscito dal Quirinale senza parlare alla stampa.
Dopo l’incontro con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, Carlo Cottarelli è rientrato a Montecitorio per svolgere delle consultazioni informali con le forze politiche.
Si ipotizza che possa essere stata la posizione del Pd a far cambiare le carte in tavola. Il segretario reggente Pd, Martina, ha chiesto infatti di astenersi al voto di fiducia al governo Cottarelli.
A questo si aggiunge l’ipotesi di tornare alle urne già a luglio, avanzata sempre dal Pd. Questo restringe l’orizzonte di tempo di vita dell’esecutivo neutrale voluto da Mattarella.
Ipotesi voto a luglio
Cresce l’ipotesi di elezioni anticipate già a fine luglio o al massimo nei primi giorni di agosto.
Le date possibili, indicate da diverse forze politiche, sono quelle del 29 luglio o del 5 agosto.
Per tornare alle urne in quelle date sarebbe tuttavia necessario che le Camere venissero sciolte già venerdì 1 giugno, altrimenti i tempi tecnici sarebbero troppo stretti per rispettare il timing stabilito dalla legge.
A chiedere pubblicamente il ritorno alle urne prima di agosto, quindi già a fine luglio, è stato il Pd. Sia Lorenzo Guerini che Andrea Orlando hanno parlato esplicitamente della necessità che le forze politiche tutte insieme, assumendosi la responsabilità del momento delicato che si sta attraversando, chiedano di fissare le elezioni prima delle ferie di agosto.
Anche il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci si è espresso in proposito. “Se c’è l’accordo si può fare. Dopo la fiducia deve esserci lo scioglimento delle Camere. Poi il governo deve modificare la normativa per il voto degli italiani all’estero per il quale basta un decreto”.
“Per me va bene se si vota il prima possibile”. Lo dice il leader M5S Luigi Di Maio a chi gli chiede se il Movimento sia favorevole ad andare al voto anche a fine luglio inizi agosto.
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