“Non penso che l’allargamento della maggioranza possa passare per una campagna acquisti. Se Conte pensasse di andare avanti così, con l’offerta di incarichi e poltrone per allargare il sostegno, mostrerebbe di non aver compreso la gravità del momento e cosa serve al Paese. Le urne non sono ipotizzabili, abbiamo bisogno di un governo forte e autorevole; serve un allargamento della maggioranza, ma attraverso un chiaro ed esplicito patto politico e un programma di Legislatura. Serve un nuovo governo, e non la faticosa e stentata prosecuzione di quello che c’è”. Così il sindaco di Bergamo Giorgio Gori su la Repubblica che propone “una maggioranza ampia, europeista, simile a quella che regge la commissione Ue di Ursula von der Leyen”.
Un governo – spiega – che “abbia l’appoggio delle forze che hanno dato vita al Conte bis più quelle liberali e popolari presenti in Parlamento, da +Europa ad Azione a Forza Italia. Senza escludere Italia viva”. “Renzi ha sbagliato nell’aprire la crisi, risultata incomprensibile – osserva – ma resta il leader di una forza riformista. A lui va riconosciuto di avere contribuito a migliorare il Recovery plan e a superare la versione iniziale di governance; servono saggezza e visione. Bisogna sforzarsi di ricucire”.
Il primo cittadino bergamasco è possibilista: “Il Pd può sbloccare la crisi convincendo il premier a chiudere la stagione del Conte bis per aprirne una nuova – dice – servono ago e filo, ma per confezionare un vestito nuovo. Chiedo al Pd una riflessione in più sulla legge elettorale. La nostra bandiera è sempre stato il maggioritario a doppio turno. Zingaretti stesso lo disse appena eletto. Cosa ci spinge oggi a diventare strenui sostenitori del proporzionale, che è sinonimo di instabilità?. L’ho detto tante volte. E oggi fatico a comprendere la posizione del Pd quando dice: o Conte o morte (o urne). Così si finisce per attribuirgli un ruolo che, se lui decidesse di spendersi elettoralmente, si ritorcerebbe innanzitutto contro il Pd”.