Giusy Occhionero, deputata di Italia Viva, indagata per falso
La deputata di Italia Viva ed ex di Liberi e Uguali, Giuseppina Occhionero (detta Giusy) è indagata per falso in concorso dalla procura di Palermo. L’accusa, nei suoi confronti, è di aver dichiarato che Antonello Nicosia, membro del partito Radicale arrestato per mafia (e ora indagato per falso in concorso aggravato), fosse il suo assistente, formalizzando però il loro rapporto di collaborazione sono in un secondo momento.
Così, la parlamentare dovrà comparire settimana prossima davanti ai pm in merito al suo coinvolgimento nell’inchiesta. Nelle scorse settimane, proprio Nicosia era stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa: in virtù del rapporto con Giusy Occhionero, infatti, Nicosia aveva libero accesso alle carceri di Palermo, dove incontrava persino capimafia detenuti al 41 bis. Dal carcere, secondo gli inquirenti, portava all’esterno i messaggi dei boss mafiosi. Oltre a progettare estorsioni e omicidi.
Nicosia, secondo i magistrati, “era pienamente inserito nei clan”, al punto da avere rapporti anche con i più stretti collaboratori del superlatitante Mattia Messina Denaro. Insieme a lui, nell’ambito della stessa inchiesta sono stati arrestati il boss di Sciacca Accursio Dimino e due presunti favoreggiatori.
Giusy Occhionero, dopo l’arresto di Nicosia, ha sottolineato di essere totalmente all’oscuro delle attività del suo assistente, che avrebbe agito dunque a sua insaputa. Nonostante ciò è stata sentita dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessì come testimone.
Adesso, però, risulta indagata anche lei, per il reato di falso. Le indagini si sono concentrate sulla giornata del 21 dicembre 2018, quando – dopo avuto con Nicosia solo contatti telefonici – Giusy Occhionero è arrivata a Palermo e ha incontrato l’esponente radicale. Insieme, i due hanno subito fatto un’ispezione al carcere Pagliarelli e all’ingresso la deputata ha identificato Nicosia come un suo collaboratore. Il giorno successivo i due hanno fatto, con le stesse modalità, visite nelle carceri di Agrigento e Sciacca.
I pm, tuttavia, hanno accertato che ufficialmente l’esponente del partito Radicale non era un collaboratore di Occhionero, visto che nessun rapporto di lavoro era stato formalizzato.