Dopo le polemiche innescate da un articolo del New York Times, che ha rilevato dei dubbi sugli studi di Giuseppe Conte alla New York University, TPI ha contattato la portavoce dell’università statunitense, Michelle Tsai, per avere delle informazioni di prima mano.
Conte, candidato premier M5S e Lega, ha scritto nel suo curriculum che “dall’anno 2008 all’anno 2012 ha soggiornato, ogni estate e per periodi non inferiori a un mese, presso la New York University, per perfezionare e aggiornare i suoi studi” (ecco tutto quello che non torna nel curriculum di Conte).
La NYU, contattata del New York Times, ha fatto sapere tramite la portavoce Michelle Tsai che: “Non risulta nei nostri registri una persona con questo nome, né come studente né come ricercatore o professore”.
Tsai ha aggiunto che è possibile che Conte abbia frequentato i programmi da uno o due giorni, perché l’università non tiene dei registri su quei corsi.
Il Movimento Cinque Stelle ha risposto in una nota. “Nel suo curriculum Giuseppe Conte ha scritto con chiarezza che alla New York University ha perfezionato e aggiornato i suoi studi”, si legge nella nota. “Non ha mai citato corsi o master frequentati presso quella Università”. M5S sottolinea inoltre che sia del tutto normale che uno studioso vada all’estero per perfezionare e aggiornare la sua formazione, e lo inserisca nel suo curriculum.
Dietro richiesta di TPI, Tsai ha fornito la sera del 22 maggio ulteriori dettagli sul soggiorno di Conte presso l’università.
“Come la NYU ha indicato in precedenza, abbiamo visionato i nostri registri, e questi non mostrano che Giuseppe Conte sia stato all’Università come studente o membro della facoltà”, scrive Tsai.
“Mentre Conte non ha uno status ufficiale alla NYU, gli è stato garantito il permesso di effettuare ricerche nella biblioteca giuridica della NYU tra il 2008 e il 2014, e lui ha invitato un docente di diritto a far parte del board di una rivista italiana di diritto”.
La risposta sembra quindi confermare che Conte svolse degli studi presso la biblioteca dell’università, in forma autonoma, e che interagì con almeno un professore della NYU, invitandolo a far parte del board di una rivista italiana. Il nome del docente non è stato ancora specificato.
Leggi l'articolo originale su TPI.it