Nella serata di giovedì 31 maggio il premier in pectore Giuseppe Conte ha presentato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la lista dei ministri del governo che andrà a guidare, sostenuto da Movimento Cinque Stelle e Lega.
La nascita dell’esecutivo è stata resa possibile dall’accordo raggiunto tra i leader dei due partiti, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e il capo dello Stato sulla rinuncia a nominareministro dell’Economi l’economista Paolo Savona, contestato per via delle sue posizioni su Unione europea ed euro.
Savona farà comunque parte del nuovo governo, ma con un ruolo diverso: quello di ministro degli Affari europei.
Al suo posto è stato nominato ministro dell’Economia il professor Giovanni Tria, ordinario di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma e presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.
Qui abbiamo raccolto la lista completa dei ministri del nuovo governo Lega-5 Stelle.
Chi è Giovanni Tria
Professore ordinario di Politica economica dell’università romana Tor Vergata e presidente della Scuola nazionale dell’amministrazione fino al 2017, dovrebbe prendere il posto di Paolo Savona.
Proprio la candidatura di Savona aveva portato il presidente della Repubblica a porre il proprio veto alla formazione di governo presentatagli da Giuseppe Conte.
Giovanni Tria, 69 anni, ha insegnato anche alla Sapienza di Roma e all’Università di Perugia economia, macroeconomia, economia dello sviluppo, storia del pensiero economico.
Ha lavorato come esperto di economia per diverse istituzioni italiane, ministeri, enti governativi e organizzazioni internazionali come la World Bank, dove ha ricoperto il ruolo di consulente per lo sviluppo in Etiopia ed Eritrea.
È stato membro dei comitati scientifici di vari think tank italiani.
Favorevole all’introduzione in Italia della “flat tax”, di recente ha espresso il suo parere sul reddito di cittadinanza sulle pagine di Formiche.net.
“Non sappiamo ancora cosa sarà questo reddito di cittadinanza e, quindi, le risorse richieste e l’ampiezza del pubblico dei beneficiari. Esso sembra oscillare tra una indennità di disoccupazione un poco rafforzata, (e tale da avvicinarla a sistemi già presenti in altri paesi europei, come ad esempio in Francia, certamente più generosa dell’Italia con chi perde il lavoro) e magari estesa a chi è in cerca di primo impiego, e un provvedimento, improbabile, tale da configurare una società in cui una parte della popolazione produce e l’altra consuma”.
La flat tax, invece, “coincide con l’obiettivo di riduzione della pressione fiscale come condizione di una politica di crescita”.
Per quanto riguarda l’Unione europea, Tria si considera europeista, anche se ha più volte criticato il modo in cui si è sviluppata l’integrazione europea.
“Non ha ragione chi invoca l’uscita dall’euro senza se e senza ma come panacea di tutti i mali, ma non ha ragione neanche il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, quando dice che “l’euro è irreversibile”, se non chiarisce quali sono le condizioni e i tempi per le necessarie riforme per la sua sopravvivenza. Anche perché il maggior pericolo è l’implosione non l’exit”.
Queste le parole di Giuseppe Tria in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore il 9 marzo 2017, e firmato anche dall’ex ministro di Forza Italia, Renato Brunetta.