“Non solo gli ebrei, c’è un secondo sterminio razziale che va riconosciuto nella Giornata della memoria”, a TPI parla attivista rom
Riconoscere lo status di minoranza per rom e sinti e introdurre il riferimento al Porrajmos all’interno della legge che istituisce il 27 gennaio la Giornata della Memoria. A chiederlo è il movimento Kethane, rom e sinti per l’Italia, attraverso le parole di Dijana Pavlović, attrice e attivista rom, intervistata telefonicamente da TPI a pochi giorni dalla giornata in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto. “I nazisti hanno compiuto barbarie verso tante categorie di persone – inclusi omosessuali, oppositori politici – ma gli stermini razziali sono stati solo due: la Shoah contro gli ebrei e il Porrajmos contro rom e sinti”, sottolinea Pavlović. “In nessun’altra categoria sterminata c’erano dei bambini”.
Con il termine Porrajmos (che significa “grande divoramento” o “devastazione”) le comunità rom e sinti indicano lo sterminio perpetrato da parte dei nazisti nei confronti del proprio popolo. Durante la Seconda guerra mondiale, ai milioni di ebrei assassinati dai nazisti, si aggiunse infatti la morte di 500mila persone rom e sinti.
Non siamo masochisti a voler ricordare tutte le cose terribili che sono accadute. La memoria serve a creare un senso comune e dare consapevolezza sulle conseguenze a cui può portare l’odio razziale, il pregiudizio e un certo modo di trattare le minoranze.
La nostra richiesta in parte è simbolica, in quanto è profondamente giusto dare dignità a mezzo milione di persone – uomini, donne e bambini – morti solo perché sono nati zingari. In tutti questi anni, infatti, non abbiamo mai avuto un risarcimento, né materiale né morale.
Però è soprattutto una richiesta necessaria, perché ora rom e sinti sono il popolo più discriminato in assoluto in tutta Europa e anche in Italia.
L’80 per cento degli italiani ha pregiudizi nei confronti di rom e sinti. I dati di Oscad (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori) presentati ieri mostrano che la maggior parte dei crimini d’odio nel 2019 riguardano razzismo e xenofobia, inclusa quella contro rom e sinti. L’odio verso il diverso è una questione quotidiana, la pressione politica e mediatica soprattutto verso la minoranza è forte, quindi il riconoscimento dello sterminio di rom e sinti è fondamentale per ristabilire un dialogo con le istituzioni, che possa portare a una convivenza migliore.
Non siamo stati internati solo in Germania dai nazisti, ma anche in Italia dai fascisti. C’erano dei campi di concentramento italiani per rom e sinti durante il fascismo, da cui alcuni degli internati sono stati poi deportati nei campi di sterminio tedeschi. Questo deve iniziare a far parte della coscienza collettiva del nostro paese.
La questione rom è oggetto di una strumentalizzazione fortissima, non è un segreto. Lega e Fratelli d’Italia fanno le campagne elettorali locali e nazionali sfruttando il tema. Dall’altra parte c’è quasi un imbarazzo a esprimersi come da Costituzione italiana, che impone di proteggere le minoranze. A volte si preferisce inseguire la Lega, assecondando le sue politiche, come gli sgomberi dei campi, o tacendo. Ma questo è il miglior modo di perdere voti.
Alcuni esponenti della comunità ebraiche di varie città si sono espressi a sostegno della nostra richiesta. Ma la comunità ebraica ufficialmente, come associazione, non si è mai espressa. Colgo l’occasione per rivolgere loro un appello: la richiesta di aprire le porte e riconoscere che c’è stato un secondo sterminio razziale.
Anche Liliana Segre, quando ha proposto la sua Commissione anti-odio, ha voluto che si occupasse di tutte le discriminazioni, non solo dell’antisemitismo. È vero che questo fenomeno sta aumentando, ma sulla Shoah c’è una consapevolezza collettiva fortissima, che li protegge. Noi non godiamo di questa protezione.
A parte le associazioni rom e sinte, ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ndr) ha firmato il nostro appello per il riconoscimento del Porrajmos. Alcuni politici, come Emanuele Fiano e Graziano Delrio, si sono espressi pubblicamente sul tema. Ma tra il prendere pubblicamente posizione e portare una proposta di legge in parlamento c’è ancora tanto spazio.
Anche noi combattiamo affinché la politica usi un linguaggio che non sua violento, che non istighi all’odio e che sia responsabile nei confronti dei cittadini. Inoltre noi siamo anti-sovranisti, anti-nazionalisti e pro-europei. Noi Rom siamo 12 milioni in Europa, l’Europa è la nostra terra. I nazionalismi ci hanno portati allo sterminio. Concordiamo con le Sardine anche per quanto riguarda la richiesta di abolire i decreti sicurezza e attuare una riforma dell’immigrazione. Siamo anti-Salviniani, anche al di là della strumentalizzazione della questione dei rom e dei sinti. Non condividiamo i concetti e i valori che lui esprime.
Non sarebbe un ritorno, semmai un aumento. Proprio per il fatto che il Porrajmos non è stato riconosciuto, non c’è mai stata una presa di coscienza in proposito, e dopo la seconda guerra mondiale la discriminazione nei confronti di rom e sinti è continuata. Il problema è che ci sono dei picchi. Per noi la situazione è iniziata a cambiare dal 2009, quando c’è stata la cosidetta “emergenza nomadi” del governo Berlusconi, con il ministro Maroni. Dopodiché c’è stata un’escalation, e negli ultimi anni abbiamo assistito ad assessori comunali o regionali che invocavano i forni crematori, che dicevano bisognasse tagliare le mani agli zingari, togliere loro i bambini o che chiedevano la sterilizzazione. Parlo soprattutto di esponenti di Fratelli d’Italia o della Lega.