Giorgia Meloni spiega la sua strategia a TPI: “Ecco perché vogliamo il voto, ecco perché l’inciucione voluto da Bruxelles è destinato a fallire”.
(Ride). Beh, lo avevano previsto. Un capolavoro. Un ‘inciucione’ grottesco.
Sono così consapevoli che il popolo vuole un’altra cosa che si asserragliano nel Palazzo legandosi alle poltrone pur di provare ad impedirlo.
Basta sentire quello che dicono: sono loro stessi a sostenere che l’obiettivo dichiarato di questa nuova maggioranza è “impedire che la destra possa vincere”. Le pare una cosa normale? Siamo alla follia.
Non secondo me. Secondo qualsiasi persona di buonsenso, e secondo molti commentatori di destra e di sinistra.
Questo governo, che nasce contro la volontà degli italiani, è sostenuto da un parlamento nel quale, se si votasse, circa il 70 per cento dei componenti non sarebbe rieletto. Non si può fingere di ignorarlo, ma è esattamente quello che stanno provando a fare.
Di questo sono ovviamente felice, ma è per l’Italia che sono preoccupata. Non a caso la larga maggioranza degli italiani, compresi anche elettori del Pd e del Movimento Cinque Stelle, è contro questo governo. Occorre una nuova maggioranza.
Da un anno e mezzo la destra ha vinto tutte le elezioni, dalle regionali alle europee, ma oggi – come se questo non fosse accaduto – ci ritroviamo insediato il governo più a sinistra della storia della Repubblica. E la chiamano democrazia!
Tutto. Pensi solo a questo dettaglio. Il fatto che la nuova presidente della commissione europea abbia “nominato” un ministro incoronandolo prima ancora che fosse designato mi pare senza precedenti. E chi è questo signore? Il padre del Fiscal Compact, forse il vincolo europeo più atroce di sempre per l’Italia.
Il governo Conte bis è il perfetto prodotto di laboratorio che nasce da un’orrenda spartizione di poltrone e di una tragica, consapevole, sottomissione ai diktat dell’Unione Europea e della Bce.
I Cinque Stelle hanno reinsediato nella stanza dei bottoni il partito che gli italiani in tutte le competizioni avevano bocciato e spedito all’opposizione dopo gli anni di governo.
È semplice: dall’economia all’immigrazione, il Conte bis farà l’esatto contrario di ciò che la maggioranza degli italiani chiede. Le consorterie di mezza Europa ringraziamo e stanno già festeggiando.
Basta che lei, se vuole fare un test, si giri qualche bar, chiedendo agli italiani come la pensano su, per esempio, tasse, famiglie e lavoro. Gli chieda poi se l’immigrazione clandestina va fermata oppure no.
Certo. Le risponderanno tutti che i porti li vogliono chiusi o che, ancora meglio, vogliono il blocco navale. E tutti invece hanno già capito che questo governo i porti li aprirà. È semplice.
Suona la carica contro il nuovo governo Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), che si gode anche un risultato personale e politico: in tutti i sondaggi del dopo-crisi, il suo partito, già cresciuto alle elezioni europee, viene quotato sopra l’8 per cento e sopra Forza Italia. Ma la leader della destra italiana spiega in questa lunga intervista a TPI come e perché l’opposizione ha perso la sua partita politica dopo la caduta del governo giallo-verde.
Volentieri. In primo luogo la caduta del governo Conte dimostra che anche stavolta abbiamo avuto ragione.
È un evento inevitabile che abbiamo previsto, quando ancora tutti suonavano la fanfara alla maggioranza giallo-verde, magnificandone le sorti e le prospettive.
Noi dicevamo che era un pasticcio politico e i fatti ci hanno dato ragione.
Era inevitabile che la Lega tornasse a destra. Avrebbe dovuto farlo molto prima per come la vedo io.
Perché non puoi fare politiche di destra con gente convintamente di sinistra. Perché i grillini sono questo. Dei venduti magari, ma di sinistra. Perché quel governo si è rivelato una trappola per tutta la destra. Per questo avevo chiesto alla Lega, pubblicamente, di aprire la crisi già all’indomani delle elezioni europee.
Molto. Gli argomenti a favore dell’inciucione sarebbero stati più deboli.
Uscivano da una campagna elettorale di insulti feroci tra Pd e M5S, sarebbe stato ancora più difficile trovare un accordo. Infine la volontà degli italiani era visibile e incontrovertibile.
Non avevano davanti lo spettro dei tempi serrati e della manovra economica, il fanatismo delle clausole Iva che sono stati evocati strumentalmente ovvio, per giustificare l’inciucione.
Ah, questo rimane un mistero anche per me. Spero fosse solo un bluff per tentare di far cadere la trattativa tra Cinque Stelle e Pd. Ma, purtroppo, questa mossa ha indebolito il fronte che chiedeva le elezioni.
Gli unici che sono saliti al Colle a chiedere elezioni, punto, senza nessuna alternativa siamo stati noi. È questo ha pesato.
Questo deve chiederlo a loro: i fatti sono che tutti consideravano le elezioni una subordinata. Forza Italia chiedeva un incarico al centrodestra. Salvini sperava ancora in un bis.
Non condivido questa sua interpretazione di un presidente-notaio. Ho detto a Mattarella che secondo me il Presidente non era costretto a dare vita a qualsiasi governo.
L’istituto dello scioglimento anticipato esiste proprio perché se le maggioranze sono troppo distanti rispetto alla sensibilità popolare, tornare alle urne è cosa saggia e anzi, secondo alcuni costituzionalisti forse inevitabile.
Spero si possa imparare dagli errori compiuti. Con una maggiore condivisione molte cose avrebbero sarebbero potute andare diversamente.
Se ci si fosse comportato tutti come una sola squadra avremmo potuto ottenere risultanti parecchio migliori.
Siamo andati in battaglia in un ordine sparso.
Il loro capogruppo aveva chiesto la calendarizzazione immediata della mozione di sfiducia. E si sono impiccati sul voto nella settimana di ferragosto. Ma il tema vero, secondo noi, non era quando votare, ma cosa votare.
Proprio quella scelta è stato l’atto che ha cambiato totalmente il segno della crisi. Consentire che invece di votare la mozione di sfiducia al premier Conte venisse in aula da presidente in carica a fare delle “comunicazioni”. Questo ha cambiato tutto: non era più la Lega che mandava via Conte, ma Conte che licenziava Salvini.
Abbiamo avvisato la Lega più volte, in conferenza dei capigruppo e non solo. Non l’hanno considerato importante come noi.
Come si è visto, sono diventati la sostanza del racconto politico, il presupposto dell’’inciucione’.
(Sorride). Ne faccio un sacco. Ma non riesco a fare qualcosa di diverso da quello su cui mi sono impegnata.
Vede, si possono pensare tante cose di me, di noi, si può avversare fortemente le nostre idee, è questo nella battaglia politica ci sta, ma abbiamo una caratteristica: abbiamo sempre detto la verità agli italiani, sempre detto tutto quello che pensavano. Anche adesso, mentre parliamo.
Siamo arrivati allo scontro tra il partito degli italiani contro il partito degli stranieri. Sono d’accordo. Lo diciamo da anni noi di Fratelli d’Italia, che la sfida è tra patrioti e anti-italiani. Sono contenta che Salvini abbia detto ora che la Lega manifesterà con noi il giorno della fiducia. Appuntamento che abbiamo voluto aperto a tutti davanti Montecitorio con tanti tricolori. Sarebbe naturale ci fosse anche Forza Italia. Mi sorprende invece la loro posizione critica. Forse non ricordano la manifestazione del 2006 in piazza San Giovanni che fu decisiva per tutto il centrodestra.
Io lo spero. Ma lo confermano anche tutti i sondaggi di qualsiasi istituto.
Noi facciamo politica ogni giorno. Lunedì 9 settembre alle 11 saremo in piazza Montecitorio per ribadire il nostro no al patto delle poltrone mentre il governo chiede la fiducia alle Camere. Tra il 20 e il 22 settembre lanciamo la nuova edizione della festa di Atreju, il nostro tradizionale pensatoio, a Roma, all’Isola Tiberina.
(Ride). Sinceramente no. Questo dato è figlio di un processo di lungo respiro che adesso dispiega i suoi effetti.
È il combinato disposto tra due cose. Ho sempre pensato, e detto, che sarebbe stato più difficile arrivare al 5 per cento che al 10 per cento.
Non lo è: finché sei intorno al 4 per cento la soglia dello sbarramento congela tanti voti potenziali.
Ma che hanno paura di non contare. Quando superi quella soglia invece?
È quello che sta accadendo a noi. Nel momento in cui – sottostimati da tutti – abbiamo fatto il nostro risultato delle elezioni europee, raggiungendo il 6,5 per cento, siamo diventati un attore non più secondario.
Nessuno si è mai avvicinato alla stima del risultato che abbiamo effettivamente raggiunto. Ma, come vede, meglio essere sottostimati che sopravvalutati.
Il fatto di aver scelto la strada più tortuosa e non la più facile. Non aver ascoltato il canto delle sirene quando è nato il governo, per esempio.
Sembrava un governo Cool, generazionale, nuovo perché rompeva l’asse destra-sinistra. Abbiamo mantenuto la coerenza che serviva per dire le cose vere, esattamente come stavano.
Sulla breve distanza siamo stati guardati male, persino da qualche dirigente o simpatizzante di Fratelli d’Italia che avvertiva il fascino di quel richiamo. Qualcuno considerò un errore non esserci “aggiunti” ai giallo-verdi. Adesso ringrazio Dio di aver tenuto la barra dritta.
Assolutamente sì. Il mattone su cui abbiamo edificato la nostra nuova identità. Per me in politica devi dire la verità e sapere che prima o poi le scorciatoie non pagano.
L’allargamento di Fratelli d’Italia oltre il perimetro della destra tradizionale.
Siamo diventati, sulla base di questa scelta chiara e non opportunista, la casa di tutte le destre. Dalla destra nazionale alla destra liberale, fino a quella riformista, cristiana, sociale.
Ho provato a mettere insieme un mondo che si era perso dopo la catastrofe di Alleanza nazionale, con dei mondi nuovi che sono cresciuti nella società, dopo la fine di quella storia. Credo che supereremo presto la soglia del 10% perché la potenzialità di questo incontro di culture è molto ampia.
Abbiamo saputo colorare con altre esperienze il nostro progetto identitario storico, penso ad esempio al produttivismo, al dialogo con l’impresa. Alla capacità di dialogare con la classe media impoverita.
La sinistra crede in maniera semplicistica che la destra prenda voti solo sul no all’immigrazione, ma è vero il contrario. Parliamo ai mondi che loro hanno abbandonato perché parlano ossessivamente solo di immigrazione.
È stata l’altra scommessa, che per me risale alla campagna di Roma. Pensavo che non avessero tenuta e si è visto alle elezioni europee.
Molti si sono stupiti che gli italiani fossero contrari al reddito di cittadinanza, io no. È stato il loro principale investimento politico ed è stato un fallimento.
Per un motivo semplice: 780 euro al mese è quello che guadagnano milioni di persone lavorando 40 ore a settimana. Io e lei siamo dei privilegiati e forse non ce ne rendiamo conto. Ma chi si spacca la schiena non può amare la politica dei sussidi.
In Italia rischia di non esiste più la classe media. Se si vuole capire cosa sta accadendo sul piano politico bisogna partire da questo processo.
Una collocazione in Europa critica ma centrale.
Con Raffaele Fitto, Fratelli d’Italia è alla presidenza di quel gruppo, una delle principali famiglie europee. Quell’ancoraggio solido che è mancato al M5S, e forse anche alla Lega.
Per fortuna, dico io. Un’altra scelta opportunista che non pagherà.
Io credo che sia sbagliato ritenere che per contare in Europa tu debba fare quello che dice in Europa. Credo che se si vogliono difendere gli interessi italiani la strada migliore non sia eseguire pedissequamente gli ordini di chi fa solo gli interessi di francesi e tedeschi. Aggiungo che la maggioranza che sostiene la von der Leyen è una accozzaglia che avrà enormi difficoltà a governare l’Europa. Come si metteranno d’accordo – per esempio – i verdi e i liberali sui temi dell’ambiente? E quale punto di incontro si può trovare tra la destra del PPE e i socialisti sull’immigrazione? Auguri.
Al contrario. Abbiamo una posizione strategica perché potremo spostare i dossier sul fronte dei nostri valori.
Risentiamoci tra qualche mese, e lei mi dovrà dare atto che anche questa scommessa sarà vinta.
Nel lungo periodo vincono la chiarezza e la coerenza. Con l’inciucione e con l’euro-inciucione non vanno da nessuna parte.