Cuperlo, nuova star di Facebook a sua insaputa: cresce come Salvini, senza una strategia
In quel grande ingorgo che sono i social network, sta passando inosservato il grande sorpasso di uno dei pochi che guida rispettando i limiti di velocità, percorrendo le strade meno battute e andando controcorrente rispetto agli standard della comunicazione politica contemporanea. Molto a sorpresa, la pagina Facebook di Gianni Cuperlo cresce come nessun’altra tra i politici, ma soprattutto cresce nonostante un divario di partenza pressoché incolmabile.
C’è un programmino, Fanpage Karma, che permette di analizzare l’andamento di qualsiasi profilo pubblico in relazione a quello di un competitor. Abbiamo pensato di interrogarlo a proposito delle prestazioni di Cuperlo perché il dirigente democratico da un anno a questa parte sta registrando dei numeri sempre più interessanti. “Zitto zitto, piano piano, non facciamo confusione”, come nella Cenerentola di Rossini. Con soli 75.350 “mi piace” – un numero davvero operettistico per gli standard su cui solitamente si viaggia in prima classe sui social – la pagina di Cuperlo colleziona indici di crescita, di ingaggio e di interazione più alti di tutti i grandi maestri della propaganda online.
Batte ad esempio a mani basse Matteo Renzi, a lungo (ancora oggi?) considerato il più grande comunicatore del centrosinistra italiano, ma anche l’attuale segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, e l’ex segretario, Pier Luigi Bersani. Ma per comprendere appieno la portata vincente della sua (inconsapevole?) strategia digitale occorre citare gli esiti della sfida con due volti particolarmente sovraesposti negli ultimi mesi tra i democratici, ovvero i governatori Stefano Bonaccini e Vincenzo De Luca, e soprattutto di quella contro Matteo Salvini, universalmente riconosciuto come “l’inarrivabile”. In tutti e tre i casi il nostro strappa qualcosa di più di un pareggio: quelli hanno molti più fan in partenza e un più alto tasso di engagement, eppure Cuperlo cresce più di tutti (il numero dei “mi piace” aumenta con costanza) e più degli altri è capace di mobilitare la sua comunità per singolo post.
Per i non addetti ai lavori: engagement e interazioni misurano entrambi la percentuale di persone che hanno visto un post, hanno aggiunto una reazione, lo hanno condiviso o commentato. Ma mentre l’engagement viene valutato su base giornaliera e nella sua stima incide quindi il numero di contenuti pubblicati, l’interazione sui singoli post calcola la capacità che ogni pubblicazione ha di coinvolgere i lettori. Più di un pareggio per Cuperlo, dicevamo dunque, perché i suoi sfidanti pubblicano tra i 5 e i 10 post quotidianamente mentre è poco probabile che lui superi i due contenuti nelle 24 ore: nel suo caso, perciò, abbiamo molte meno pubblicazioni, ma ad altissimo tasso di partecipazione. Come si dice? Poche ma buone. Ed è in definitiva questa la metrica più importante di tutte perché attraverso essa vediamo quanto e come le persone si attivino materialmente e non vengano semplicemente travolte da un enorme flusso di notizie: se considerassimo solo questo dato, Gianni Cuperlo sarebbe il vincitore assoluto di tutti i duelli che abbiamo simulato.
Ma anche se finora si è parlato quasi esclusivamente di numeri – perché il celolunghismo dei comunicatori moderni si misura solo con una calcolatrice in mano – in realtà l’esatta misura della rivoluzione cuperliana è data, tutto all’opposto, dalla totale assenza di attenzione verso questo tipo di formalità. Si potrebbe dire che Cuperlo abbia successo a sua insaputa, o ancora meglio che ignori deliberatamente il pallottoliere come arma di seduzione di massa. Perché a dire il vero che qualcosa sia cambiato, e stia cambiando, nella sua presenza social è lui stesso a suggerirlo, seppure ironicamente. Pochi giorni fa domanda infatti agli utenti che lo seguono su Facebook: “Ma voi lo sapevate che uno, volendo, può comprare (nel senso proprio del denaro) un certo numero di followers (quelli che ti seguono sui social come questo) e, volendo, anche di like (sotto le cose che uno scrive)?”.
“Roba da matti – se la ride – che soddisfazione hai se il tutto (like, no like, critiche, biasimi, sostegni) non nasce spontaneo, ma finisce pure quello nella logica di un consenso finto basato sulla legge della domanda e dell’offerta? Dammi quanto chiedo e ti garantisco un pubblico plaudente!”. La boutade – che volendo è anche una critica feroce alle Bestie di tutti i colori politici per le quali in guerra e sui social tutto è lecito – arriva a poche ore da quella che probabilmente è la sua migliore performance di sempre: ottiene più di 14mila reazioni, 1.600 commenti e 6.800 condivisioni con un post che parla del focolaio scoppiato in Costa Smeralda attraverso il quale Cuperlo fa sapere di avercela “con la logica di quegli adulti che in nome del profitto non si son fatti carico di comprendere che con questo avversario non è possibile scherzare” e con “quel signore che dice ‘Arzachena nessuno sa dove cazzo sia, la conoscono lui (il sindaco) e due pecore'”.
Anche se ottima prova l’aveva già data anche qualche giorno prima con un video pubblicato sul suo canale Youtube che aveva per oggetto il referendum costituzionale del 20 e 21 settembre: diecimila e trecento visualizzazioni. E’ forse così che l’anatroccolo del Partito democratico si è scoperto tutto d’un tratto cigno. Il boom di interazioni è stato infatti celebrato prendendo una decisione importante: “Ho fatto due conti – annuncia il 26 agosto – e ho deciso di investire su questa pagina la somma di euro 1,75 al mese”, perché “non farò certo la figura di quello che, unico, non si modernizza”. Chiuso il contratto, dunque, “mi sono stati assegnati due follower che cliccheranno like a tutti i post da ora in avanti: il Ragioner Ugo Fantozzi e il Geometra Filini”.
Si scherza, ma c’è anche del vero nell’immagine tragicomica trasmessa da questo megadirettore galattico mancato (la penultima volta che il suo partito gli ha offerto un incarico di prestigio voleva appioppargli a tradimento la direzione dell’Unità perché accompagnasse il giornale di Gramsci al camposanto, l’ultima è diventato presidente di una Fondazione dem della quale nessuno ha più sentito parlare). In un’epoca nella quale tanti ambiti delle nostre vite sono stati ridisegnati utilizzando una scala più umana, più lenta, di prossimità, Gianni Cuperlo scardina l’algoritmo di una multinazionale americana e si inventa una pagina Facebook di quartiere, tessendo rapporti di vicinanza nella piazza più grande di tutte.
Riesce a farlo fregandosene di come si dovrebbe fare (chi lo ha deciso, in definitiva?) ma facendolo – semplicemente – come gli pare. Post chilometrici, riflessioni profondissime, lezioni sui massimi sistemi, recensioni di grandi libri d’antan e video interminabili, che si intitolano tutti sempre e solo “Se vi va” – sottotitolo implicito se non vi disturbo troppo; quasi nessuna immagine, nessuna formattazione e nessuna sponsorizzazione. Eppure, zitto zitto, piano piano, si è costruito negli anni della comunicazione liquida uno zoccolo duro di lettori che cresce a dispetto di qualsiasi manuale del buon comunicatore 2.0 e lo segue anche nelle sue comparsate in tv, dove non è un segreto che esista un effetto Cuperlo capace di far alzare – incomprensibilmente per la maggior parte dei capi ufficio stampa – la curva degli ascolti.
Come nella Cenerentola di Rossini, “sotto le spoglie di un buonismo (obbligato dalla pesante censura pontificia), si intravede la lettura sarcastica di una fiaba amara più che zuccherosa”. Esattamente la via opposta rispetto a quella intrapresa da diverso tempo dalla propaganda social di sinistra, a dimostrazione del fatto che c’è vita anche al di là dei post sdolcinati che spiegano la realtà agli elettori come se avessero cinque anni. Ma certo, Cuperlo, che ne dice di aprire un sito internet – seppur minimale, anonimo, grigissimo – per agevolare la lettura dei suoi articoli a quei poveri cristi che la seguono anche a costo di perdere la vista su Facebook?
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