Una grossa bufala sta facendo il giro del web. L’ennesima fake news. Questa volta l’argomento è il Festival di Sanremo 2019 e la vittoria di Mahmood. Protagonista Gian Marco Saolini, personaggio già noto per altre fake news, che si è spacciato in un video diventato virale su Facebook, per uno dei giurati della kermesse musicale.
Probabilmente ora perderò il posto di lavoro, ma non posso andare a dormire con la coscienza sporca. Non posso mentire agli italiani”, dice in un video in cui grida al complotto “della sinistra”.
E ancora: “Ci hanno imposto di farlo vincere [Mahmood] per lanciare un messaggio all’Italia sia per andare contro al ministro Salvini sia per dare un messaggio positivo che incentivasse e sensibilizzasse gli italiani a vedere meglio l’immigrazione e comunque le persone straniere”.
Una bufala che in molti hanno considerato vera. Sono state infatti tantissime le condivisioni del video (oltre 117 mila nel momento in cui scriviamo) da parte di persone convinte che Saolini stia dicendo il vero in merito alla votazione di Sanremo 2019. Per non parlare delle visualizzazioni: oltre 5,7 milioni
Gian Marco Saolini è il mattatore dei social del momento. In realtà, lo è da parecchio tempo. È lui l’inventore del sito di news satirico Il Corriere del Corsaro, ma anche della pagina Gianni il Malvagio, la pagina fake ispirata al personaggio social di Gianni Morandi.
Aveva totalizzato 5 milioni di visualizzazioni con un video in cui diceva di essere il nostromo della nave di ricerca e soccorso Aquarius, gestita in partnership da Sos Mediterranée e Medici Senza Frontiere.
Nel video, cavalcava tutti i luoghi comuni sull’immigrazione: “Non stanno male, non scappano dalla guerra, giocano d’azzardo sulla nave, fanno balli di gruppo ecc…”.
Raccontava di essere stato cacciato dalla nave perché persona scomoda che conosce la verità e rischia di dirla a tutti, ovvero il classico schema comunicativo di molti ambienti del web.
Poco importa quanto inverosimili siano le situazioni raccontate da Gian Marco, basta poco per far infuriare gli odiatori social, che in meno di una settimana condividono il video più di 150mila volte.
La vicenda Aquarius è stata per nove giorni sulle prime pagine e per due giorni consecutivi trending topic su Twitter. Basta questo a spiegare le 4 milioni di visualizzazioni al tuo video, palesemente fake?
Il numero così alto di visualizzazioni e condivisioni, sicuramente, dipende innanzitutto dal fatto che ho parlato dell’argomento principale del momento. Questa è la regola principale.
Difficilmente farei un video che non si inserisca in un topic trend del momento, perché non sarebbe seguito e non avrebbe un riscontro. Non è, però, l’unica spiegazione.
Di post al riguardo ce ne sono stati a migliaia, il mio era soltanto uno dei tanti. Il mio ha fatto i risultati che ha fatto grazie alla tipologia di video, ma soprattutto alla tipologia di messaggio e contenuto.
È quindi una miscela tra topic trend e assecondare le aspettative di un determinato target che ho deciso di puntare.
Chi è Giovanni Titori?
Giovanni Titori è il nostromo cacciato dalla nave Aquarius perché voleva denunciare le verità scomode che avvenivano a bordo. Ovviamente è un personaggio inventato ma, come tutti i personaggi che creo, scelgo sempre un nome che possa celare qualche indizio.
In questo caso Giovanni Titori è l’italianizzazione di John Titor, ovvero il soldato fake diventato virale nel duemila su tutti i forum online che affermava di venire dal futuro, precisamente dal 2036.
Ieri come allora, parecchia gente ci credette, e oggi non è così lontana l’assurdità del contenuto inventato.
Cosa c’è dietro Gian Marco Saolini?
Dietro Gian Marco Saolini, togliendo i poteri forti che lo sanno tutti ormai che, sì, sono loro, c’è una grande passione per la satira. Parlo di satira perché è quello che faccio.
Sarà irriverente, sarà insolente, sarà anticonvenzionale, non piacerà alle masse, perché io sono seguito da una nicchia di qualche migliaio di persone, non da milioni. So di non essere omologato, so di essere visto come un nemico della satira dai maestri e dai campioni di quest’arte perché a loro avviso ne inquino il buon nome.
Tuttavia, ciò non mi interessa, perché la satira secondo me deve innanzitutto far ridere chi la fa. Io detesto i comici, non mi fanno ridere i loro spettacoli in cui ti devono far ridere per forza. La risata me la deve suscitare una reazione a un contenuto inaspettato e soprattutto non scontato.
Come fai a sapere sempre cosa il popolo del web vuole sentirsi dire? Ma soprattutto, chi è il popolo del web?
In questo c’è una conoscenza della rete. Da quando esiste internet sto sul campo, prima da utente, poi da mestierante e da addetto ai lavori. Sono delle dinamiche che ho imparato semplicemente studiando.
Uno studio che mi ha permesso di trarne anche un lavoro. Infatti, nella vita vera ho una società con cui gestisco la comunicazione di personaggi e imprese.
È un lavoro per cui devi conoscere le tecniche e le dinamiche della viralità online, devi saper studiare i trend e soprattutto il comportamento degli utenti.
In un’intervista a Roma Today, hai detto: “Sono il prigioniero della caverna di Platone che, riuscito a liberarsi delle catene, vuole provare a liberare quanti più prigionieri possibili, con l’uso della forza”. Se il popolo del web, di nuovo, è il prigioniero, i social spesso sanno essere la caverna, chi mette le catene?
Le catene ce le siamo messe da soli come società e come stato. Non parlo di complotti, non do la colpa a un partito o a una persona, senza vederci dietro una cospirazione o un intento doloso come tanti complottisti ritengono, ovvero che lo stato ti vuole servo e stupido perché così ti può controllare meglio.
Sicuramente il poter giocare con le masse e controllarle, deriva da questo, ma non credo affatto che dietro ci sia un losco piano di illuminati. Semplicemente, è una conseguenza degli eventi e dell’evoluzione delle società e, allo stesso tempo, della mancanza delle contromisure.
Non si fa educazione sostanziale nelle scuole, in televisione, online, e quindi in nessun target di età, per quanto riguarda la semiotica, la comprensione del testo e, ancor più grave, la comprensione dell’ironia, il saper scindere il vero dal falso. Nessuno t’insegna queste cose.
Chi è fortunato, perspicace o scaltro, è salvo. Chi, invece, è meno portato a questo tipo di comprensione si trova a credere a ogni cosa, a non prendere in considerazione che va tutto messo in discussione, analizzato. Quindi, c’è una grande massa di persone che prende tutto alla leggera, che prende tutto per buono.
I social, semplicemente, hanno amplificato questo fenomeno. Stiamo parlando, è chiaro, di analfabetismo funzionale, un’espressione che va molto di moda ma che oggettivamente descrive l’attuale situazione di un popolo composto da una grossa fetta di analfabeti funzionali.
Il video troll è, quindi, l’arma per spezzare quelle catene?
Il video-troll è un vaccino. È un’entrata a gamba tesa su questo problema. È prendere il tappeto e tirarlo per aria, scoprendo tutto lo sporco che c’è sotto, per provare a togliere tutta quella polvere.
Il video-troll in sé, non spezzerà mai queste catene, proprio perché dietro, come dicevo, c’è bisogno di un approccio serio che porti a misure radicali. Tuttavia, il video-troll consente di mostrare quale sia la reale situazione e, soprattutto, quanto grave sia – come nel caso dell’Aquarius.
Una persona normale avrebbe dovuto, e specifico dovuto piuttosto che potuto, riconoscere l’evidente parodia e falsità del video, per una serie di motivi. Non dico per il nome che rimanda a John Titor, quella è una finezza, una chicca per i fan e gli addetti ai lavori.
Avrebbe dovuto riconoscerlo, semplicemente, dalla pagina che ha condiviso il video. Ovvero Gian Marco Saolini, che fino a qualche giorno prima era un capo ultras, quindi un medico di base che parla di vaccini, quindi un vegano militante.
Insomma, tanti strumenti, come quello, ancora più semplice, di andare a prendere informazioni sul gestore della pagina, cioè io. Bastava cliccare su informazioni, sito internet e hai tutte le risposte. Oppure vai su Google e scrivi il mio nome e hai tutte le risposte. Il fact-checking, semplice semplice, ma altrettanto obbligatorio.
Il risultato che ha avuto è la prova del nove della gravità della situazione, che non c’è più tempo da perdere.
Non pensi che, con il tuo lavoro, rischi di essere diventato parte del problema che vuoi denunciare?
Questa è la costante accusa che mi viene mossa. Posso dirti che secondo me, ragionare e pensare che io amplifichi il problema e che contribuisca a peggiorarlo, è follia. È come se parcheggiassi la macchina in doppia fila per salvare una persona e arrivasse la polizia e mi facesse la multa accusandomi di aver lasciato la macchina in contravvenzione, poco importa che stavi salvando una vita. Il paragone, me ne rendo conto, è estremo e bizzarro, ma il messaggio è quello.
Ci stiamo veramente preoccupando di questo? Non vogliamo, piuttosto, dire che se una palese parodia con decine di elementi per smontarla e un fact checking banale da tre secondi ha generato questo caos, allora c’è un problema evidente e che va combattuto?
Ovviamente video come il mio aizzano i razzisti, ma pensare che la gente venga resa razzista da questi video non ha senso, al massimo li mette in evidenza, li fa scoprire – e questo, necessariamente, è un bene.
Se davvero siamo convinti che un video possa trasformare una persona, allora vale ancora di più il mio ragionamento secondo cui è essenziale un’opera di educazione obbligatoria. Per questo contesto le misure che sono state adottate per arginare il problema.
Si parla di debunking, di creare siti che ti dicano cosa è falso e cosa è vero, di inasprire le pene per chi diffonde fake news. Tutta una serie di provvedimenti che non centrano il problema, ossia che il popolo italiano non capisce se qualcuno fa una battuta o se dice la verità, che non sa distinguere tra il rosso e il nero.
A me sembra che vogliamo andare avanti incuranti di essere circondati da una massa enorme di analfabeti funzionali.
Tu sei di Roma sud, Morena precisamente, ultimo quartiere di Roma a sudest della città. Pensi che la periferia aiuti a comprendere più a fondo le dinamiche più complesse, dei social come della società?
Sì, sono di Morena, Roma Sud. Penso che la periferia ti possa dare una mano sotto altri punti di vista rispetto a chi nasce e cresce in quartieri più agiati. Non penso, però, che sia un vantaggio in questo discorso.
L’analfabeta funzionale lo trovi al centro, in periferia, negli uffici, nelle università, nella pubblica amministrazione, negli studi notarili. Ovunque. Una bassa cultura, un livello di ignoranza più elevato, sicuramente, aggrava la questione.
Una persona colta e che ha letto molto, ha senza dubbio più facilità di comprensione testuale e intertestuale di una persona che non ha avuto modo di studiare e di formarsi e di ampliare il proprio bagaglio culturale, ma non è una legge. Un analfabeta funzionale può essere laureato e aver condiviso il mio video, per esempio
Oltre ai video troll, hai altri progetti?
Sì, sono un imprenditore. Ho un locale a Centocelle, birreria e vineria, sempre a Roma sud, sempre in periferia. In più, come dicevo, gestisco la comunicazione per imprese e personaggi.
Per il futuro, mi piacerebbe fare qualcosa oltre i social network, magari in televisione o in radio.
Il prossimo video?
La scorta a Saviano, propongo che piuttosto gli venga pagato un corso di autodifesa.