Giachetti annuncia le dimissioni dalla direzione Pd
Giachetti annuncia le dimissioni dalla direzione Pd poco dopo il giuramento dei sottosegretari del nuovo Governo Conte. “È venuto il momento che io parli e dica la mia dopo un periodo di silenzio durato un mese e mezzo”. È quanto dichiara il deputato del Partito Democratico in un lungo video pubblicato sulla sua pagina Facebook.
“Capisco perfettamente le ragioni per cui abbiamo deciso di fare questo accordo e in cuor mio io, davvero, mi auguro che possa funzionare”, spiega il dem.
“Non posso, però, rinnegare le mie convinzioni sul Movimento cinque stelle e su tutto quello che è successo in questi anni perché sono cose che a me pesano. Io sono stato il frontman della campagna che negava qualsiasi possibilità di fare un accordo con loro. Mi sono candidato alla segreteria del partito contro quest’ipotesi. Vista questa situazione è inevitabile che ne debba trarre le conseguenze“, argomenta Giachetti.
Poi il politico romano continua: “Per come intendo la politica, ci sono delle regole non scritte per cui quando si commettono errori di valutazione del genere non può rimanere tutto uguale. Per questa ragione ho deciso di dimettermi dalla Direzione nazionale del Partito democratico. Non potrei continuare a stare in una cabina di regia politica che deve sostenere questo progetto, non essendone convinto fino in fondo. Dentro di me non possono nascondere i dubbi che ho. Per questo non posso più continuare a svolgere il mio incarico di dirigente politico all’interno di quell’organismo di direzione politica così importante”.
La scissione interna al Pd
Le dimissioni di Giachetti non sono l’unica grana in casa Pd. Il partito rischia la scissione per volere di Matteo Renzi.
Stando a quanto trapelato in questi ultimi giorni il piano di Renzi dovrebbe entrare nel vivo fin da subito (possibile un annuncio già domani, martedì 16 settembre, in tv, da Bruno Vespa nello studio di Porta a Porta).
Dovrebbero nascere un gruppo parlamentare autonomo alla Camera, composto quindi da almeno 20 deputati, e un sottogruppo del gruppo Misto al Senato (ma non c’è certezza sulle date).
L’ex presidente del Consiglio ed ex segretario Dem non penserebbe per ora a dar vita un partito vero e proprio, ma a un movimento sul modello dei comitati di Azione civile.