FUSARO INTERVISTA – “Allievo indipendente di Hegel e Marx. Al di là della destra e della sinistra, contro il turbocapitalismo. Con olimpica compostezza”. Sul suo profilo Twitter, Diego Fusaro si descrive così. Un profilo spesso utilizzato per provocare e far parlare di sé. È da lì che domenica 26 maggio, dopo la chiusura dei seggi, ha commentato la situazione di Emma Bonino: “Anche la storia, diceva Hegel, ha la sua ironia. E così +Europa, non avendo raggiunto il 4 per cento, resta confinata nel perimetro nazionale italiano”, scriveva. In molti gli hanno fatto notare che lui – candidato sindaco a Gioia Tauro nelle stesse ore – non può vantare nemmeno il 3 per cento di preferenze: eppure non ha trovato il tempo di comunicarlo ai suoi follower in rete.
TPI l’ha intervistato, per sentire la sua versione dei fatti.
A Gioia Tauro abbiamo un progetto culturale che va avanti da anni, io e alcuni amici. Sono persone giovani, oneste, pulite. Non piegano la schiena di fronte alle infiltrazioni ‘ndranghetistiche che – come sapete – in quella zona sono molto potenti. Mi pare tuttora una buona idea ripartire da lì all’insegna della legalità e della cultura. Il nostro programma politico era la Repubblica di Platone, in fondo.
Gli amici del territorio sono persone residenti lì da generazioni. Non sarei stato solo, mi avrebbe sostenuto un gruppo di persone competenti.
È stato un grandioso successo, al di là delle aspettative. Va considerato il fatto che quelle sono terre particolarmente difficili: non abbiamo comprato consensi, non abbiamo tolto il cappello di fronte ai poteri che operano nella zona. Abbiamo agito responsabilmente. Il risultato raggiunto mi pare ottimo, considerato che voi giornalisti amate ricordare che nelle Calabrie, spesso, i voti ce li si aggiudica con “movimenti” molto particolari.
Direi di no. Non molto distante da lì, Mimmo Lucano a Riace e Klaus Davi a San Luca hanno ottenuto risultati analoghi: io ho il massimo rispetto per entrambi. Credo che questo risultato sia assolutamente nella logica delle cose.
Diciamo che io non aspiravo al Parlamento europeo, evidentemente. (Ride). La questione, nel mio caso, è molto diversa: c’è un video in rete di qualche mese fa che lo dimostra. Ero a Foligno e dicevo testualmente che “le mie possibilità di vittoria sono pari a zero. Sarà una sconfitta sul piano elettorale, ma una vittoria sul piano culturale”. Non ci può essere ironia sul mio risultato, perché l’avevo previsto. Al contrario, credo – ma potrei sbagliarmi – che la Bonino puntasse a entrare nel Parlamento europeo.
Direi che l’importante, semplicemente, è non puntare sul “tutto e subito”, come invece ci spingerebbe a fare la nostra cultura. Noi invece, a Gioia Tauro, abbiamo i tempi lunghi della riflessione e della maturazione. Il 26 maggio per molti era un punto d’arrivo, per noi è un punto di partenza. Il progetto che ci sta dietro si sta irraggiando in Sicilia e in Puglia, ad esempio. Stiamo connettendo diversi gruppi in tutto il Sud Italia. Il progetto è nel vivo della sua forza, contrariamente alla narrazione di superficie che ne viene fatta.
Sì, ma ho votato in Liguria. Nessuno può accusarmi di essermi votato alle comunali di Gioia Tauro.
Il voto è segreto, ma ritengo che gli unici movimenti credibili fino in fondo siano quelli che difendono la sovranità nazionale, la democrazia, il socialismo.
Per chi resta sulla superficie e sul piano della vacua chiacchiera, posso apparire così. Ma sul piano lungo della riflessione culturale, siamo sicuri che sia così? Però lasciamo chiacchierare chi vuole chiacchierare.
Gioia Tauro è uno dei tanti punti in cui stiamo lanciando un progetto culturale. La mia ambizione non è mai stata quella di fare politica. Volevo solo lanciare un segnale. Ha funzionato: ora tutti state parlando di noi. Grazie. Io rimango un uomo di studio più che di attività politica.
Avrei preferito un Movimento 5 stelle più forte, devo dir la verità. Così si sarebbe mantenuto l’equilibrio nazionale che c’era prima delle elezioni. Io però non sono affiliato a nessuno dei partiti esistenti. Anche a Gioia Tauro, la mia, era una lista civica piena di giovani. Sono soddisfatto del chiaro segnale – che è stato dato – di opposizione al liberismo europeista. Sono insoddisfatto nella misura in cui si sta sfaldando, credo, il progetto di governo gialloverde. Univa istanze molto sociali, rappresentate dai Cinquestelle. Sarebbero state definite “di sinistra”, una volta.
Temo che questo governo, così com’è, durerà poco. La corda si spezzerà. A quel punto credo prevarrà un sovranismo liberista, diverso da quello che ha caratterizzato il governo Conte finora. Non credo sia un caso che Salvini abbia citato Margareth Tatcher qualche settimana fa, in un comizio. Ma potrei sbagliarmi. Finora il governo ha saputo coniugare istanze sociali e imprenditoriali: speriamo continui su questa linea.
Sì. Peggio di questo governo, c’è solo tutto il resto. Tra cui anche la Lega, da sola o riorientata. Così com’è ora, invece, sa difendere sia l’impresa nazionale che i più deboli: pensiamo al reddito di cittadinanza.
Beh, se si parla di mondo ideale, allora preferisco il comunismo patriottico descritto da Platone.