“L’inchiesta di Tpi dimostra quello che purtroppo sosteniamo da tempo: il nostro è un mercato del lavoro che ha larghissimi spazi di opacità per non dire oscurità, nei quali i diritti vengono calpestati, i salari sono spesso stipendi poveri, privi di diritti e tutele, con orari di lavoro massacranti e al di fuori di ogni tipologia contrattuale”, così il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni commenta a Tpi l’inchiesta realizzata da Massimiliano Andreetta e Sara Giudice, che mostra lo sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori stagionali in cerca di un impiego estivo in Salento, costretti a coprire doppi turni per un arco complessivo di 18 ore nella cucina di un ristorante, 7 giorni su 7, senza diritto al riposo settimanale, per tre euro l’ora e senza contratto.
“L’inchiesta mostra che la narrazione costruita per mesi e mesi in questo Paese, che voleva il reddito di cittadinanza come competitore scorretto del mercato del lavoro, è tossica – continua Fratoianni – e non ha nulla a che vedere con la realtà, perché il reddito è un diritto e non una concessione. Dal mio punto di vista esistono margini di miglioramento per la sua efficacia ed estensione ma non vedo all’orizzonte la sua cancellazione. Queste condizioni di lavoro dimostrano quanto l’idea che non si trovano lavoratori e lavoratrici perché esiste il reddito è infondata oltre che truffaldina: quando non si trovano è perché le offerte e condizioni di lavoro non hanno alcun tratto di decenza e sono giustamente rifiutate ogni qual volta esiste un’alternativa, che però purtroppo non esiste per tutti. Questo spiega perché ci siano lavoratori e lavoratrici giovani, italiani e non, costretti nonostante tutto ad accettarle per tirare a campare”.
La proposta di Sinistra Italiana e Verdi, che si presentano alle prossime elezioni in coalizione con il Pd, di introdurre il salario minimo legale di 10 euro l’ora deve rientrare secondo il segretario di Si in un pacchetto di misure di sostegno al lavoro e lotta al sommerso. “Credo sia necessario un complesso di misure, come quella di potenziare il ruolo degli ispettorati del lavoro. È necessario che siano messi nella condizione di operare, fare il loro mestiere, andare a verificare direttamente cosa succede nei luoghi di lavoro. Nell’inchiesta emerge in modo chiarissimo il quadro di legalità diffusa”. E un’inerzia “spesso legata alla condizione di estrema fragilità di questi istituti dal punto di vista della dotazione del personale e finanziaria, e persino del ruolo che assumono nel quadro delle dotazioni del nostro Paese”, dichiara ancora Fratoianni, candidato come capolista alla Camera nei collegi proporzionali della Toscana.
“Ma servono anche misure di intervento per garantire la tutela sul salario, come quella del salario minimo legale: che sia fissato nei limiti stabiliti dai contratti collettivi nazionali firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Significa in questo caso il contrario di quello che viene indicato come rischio del salario minimo, cioè indebolire la contrattazione. Significa invece potenziarla, ma contemporaneamente stabilire che laddove non arriva con sufficiente efficacia nella tutela degli stipendi, esiste una soglia minima legale definita per legge che nella nostra proposta è determinata nella somma di 10 euro, perché riteniamo che al di sotto di questa soglia qualsiasi lavoro non può essere chiamato tale, ma è sfruttamento”.
“Bisogna ridurre i contratti precari – aggiunge Fratoianni – rafforzare le condizioni: una serie di interventi che aiutino a ridurre al minimo fenomeni come quelli che la vostra inchiesta per l’ennesima volta ha reso evidenti. Qualsiasi intervento può essere eluso nella dimensione dell’illegalità, per questo servono anche controlli e sanzioni più severe, politiche che mettano di nuovo al centro, anche culturalmente, il lavoro e la sua dignità.
Per Fratoianni la Lega e i partiti di centrodestra, per cui la priorità è quella di ridurre le tasse che gli imprenditori sono costretti a pagare prima di imporre un salario minimo, “come sempre non solo non vedono il problema, ma fanno finta di non coglierne la portata”. “Di fronte alla realtà che emerge nella vostra inchiesta, e che torna ciclicamente definendo la storia del mercato del lavoro di questo Paese come di regressione sul piano dei diritti, della legalità, degli stipendi, la Lega sposta il punto di vista senza offrire soluzione a chi in questa dimensione vive su di sé condizioni di massima fragilità“.
“Di fronte a fenomeni come quelli del lavoro nero ci troviamo di fronte a violazioni della legge nelle quali le parti coinvolte non sono sullo stesso piano: la solitudine e la debolezza di lavoratrici e lavoratori è molto più evidente ma la destra italiana non sta dalla parte di chi è più debole. Basti pensare a Meloni, che definisce il RDC metadone si stato, come se il precariato sia colpa di chi lo subisce: posizioni irricevibili e ipocrite”. Se la destra vincesse le elezioni “c’è il rischio che queste situazioni si normalizzino, di un Paese in cui le fragilità vengono trattate come nemico da abbattere. Il nemico non è la fragilità, ma la cultura della destra è intrisa di questa concezione, lo fa con i migranti, con i lavoratori in nero. Il pericolo è dunque quello di un Paese in cui mercato del lavoro diventi ancora più selvaggio”, conclude. “Per questo lavoriamo per presentare proposte anche più coraggiose di quelle che il centrosinistra ha messo in campo in questi anni, per contribuire a sconfiggere la destra.
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