Ecologista e a favore dell’accoglienza dei migranti. Federalista europea e promotrice un piano di investimenti sulle tecnologie pulite, a tutela dell’ambiente. Franziska “Ska” Keller, la candidata del Partito Verde Europeo alla Presidenza della Commissione, ha le idee chiare sulle battaglie da portare avanti se otterrà la poltrona occupata, ancora per poco, da Jean-Claude Juncker.
Le ha ribadite più volte nel corso dei dibattiti fra i competitor alla presidenza della Commissione. Nel suo ultimo intervento, tenuto prima del voto dello scorso maggio che ha visto l’exploit del movimento ambientalista, aveva affermato, rivolgendosi alle nuove generazioni: “vogliono avere un ambiente in cui possono prosperare ed essere sicuri, lo abbiamo visto nelle piazze di tutto il mondo. La crisi climatica è un grosso problema. Ci sono ancora tanti disastri ambientali: facciamo sì che l’Ue sia la portavoce dell’ambiente”.
Con il clima e i cambiamenti climatici, Keller ha avuto a che fare da sempre, anche prima di entrare in politica. Cresciuta in Lusazia, regione tedesca dove l’economia locale è basata sull’attività mineraria del carbone, ha avuto modo di osservare, e di provare in prima persona, le conseguenze che l’estrazione di quella materia prima aveva sull’ambiente.
Keller, trentasette anni, ha studiato alla Libera Università di Berlino e all’ateneo Sabanci, alle porte di Istanbul. Si è laureata in islamistica, turcologia e giudaistica. Poliglotta, conosce cinque lingue: oltre al tedesco, parla inglese, spagnolo, turco, finlandese e un po’ d’italiano.
Nei Verdi è entrata nel pieno della sua ascesa politica e, grazie al principio della “leadership in tandem “, nel 2007 è diventata presidente del partito nella regione di Brandeburgo insieme al collega Axel Vogel. Nel 2014, ha ricoperto il ruolo di capo dei Verdi europei insieme al francese José Bové. Nel 2016 è diventata co-presidente del partito in Parlamento Europeo assieme al belga Philippe Lamberts.
Ambiente, ma anche accoglienza dei migranti. “Il nostro compito è assicurare il diritto di asilo evitando il ritorno dei nazionalismi”, si leggeva nel programma dei Verdi tedeschi per le Europee. E si aggiungeva: “vogliamo una procedura ordinata che includa l’equa condivisione delle responsabilità tra gli Stati membri e il ripristino di una missione europea di soccorso in mare”.
Un punto fermo che Keller ha puntualizzato in più di un’occasione. Come quando, nel corso di un dibattito tra i sei Spitzenkandidaten nell’emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles, aveva affermato, riferendosi alle morti nel Mediterraneo: “inaccettabile ciò che sta avvenendo. Serve un sistema di salvataggio europeo”.
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