Un ritorno di Berlusconi sulla scena politica, con Forza Italia che si stacca dal salvinismo per formare un governissimo con le attuali forze di maggioranza? L’ipotesi è circolata negli ultimi tempi, alimentata da endorsement insospettabili all’ex Cavaliere come quelli di Prodi e De Benedetti. Le posizioni moderate ed europeiste di Forza Italia, del resto, hanno allargato il campo delle possibili convergenze con l’esecutivo, delineando i contorni di un profilo politico certamente non del tutto sovrapponibile a quello di Salvini e Meloni. TPI ha chiesto a Francesco Merlo, editorialista di Repubblica e protagonista della stagione dell’anti-berlusconismo, un parere sulla fase politica che stiamo vivendo e sul ruolo che può giocare oggi Forza Italia.
Io in realtà non credo che qualcuno voglia riportare davvero Berlusconi al governo, né che qualcuno abbia intenzione di riabilitarlo. Chi come me si è occupato di lui per 20 anni, contrastandolo, non può aver certo cambiato idea adesso. Ha fatto cose inqualificabili e non c’è nessun “lavacro” possibile. Ma oggi parlare di Berlusconi significa occuparsi di una figura molto diversa rispetto al passato. La sua stessa faccia rivela tutta la stanchezza italiana, è la politica del lifting e del trasformismo arrivata alla sua fine. Nessuno lo percepisce più come un vincente.
L’idea che al governo oggi ci sia un ministro degli Esteri come Di Maio, che non conosce la geografia, fa pensare che forse ci vorrebbero figure più competenti. E sì, questo potrebbe avvenire anche con i voti del partito di Berlusconi. Non è che io spinga per questo, ma capisco il desiderio di competenza che c’è dietro. A me piacerebbe non vergognarmi dei ministri del mio Paese, cosa che invece mi succede con i Cinque Stelle. Viviamo in un periodo dominato dal populismo delle incompetenze. La parola “populismo” ha sostituito la parola “destra”, che era diventata indicibile.
Nessuna coalizione, ma al governo devono andare i competenti per la semplice ragione che la competenza è un prerequisito per poter governare.
Se immaginiamo un nuovo governo, con un nuovo presidente del Consiglio scelto dal parlamento, probabilmente all’interno di Forza Italia si potrebbero trovare alcune delle persone più degne per dare una mano.
Per me i Cinque Stelle non sono una forza democratica. Sono nati con l’idea del “vaffanculo”, questo era il loro programma, ma così non si va oltre la famosa canzone di Alberto Sordi. I grillini rappresentano ciò che ha prodotto il populismo come variazione linguistica della parola “destra”, l’idea cioè che sono tutti uguali, tutti ladri.
Quello che ha fatto Berlusconi è indicibile, io l’ho combattuto per una vita. Ha lasciato una quantità enorme di macerie, compreso il giustizialismo attuale, una semplice reazione al suo “garantismo” dell’epoca. Ma tutto questo ormai non c’è più. Se c’è necessità, come dicevo, si possono utilizzare i voti di Forza Italia, in cui militano tante persone perbene.
Brunetta non è un incompetente, ha un rapporto con i libri, con lo studio. Se viene inserito in un quadro diverso da quello dadaista e futurista dell’epoca berlusconiana, può diventare una risorsa. È una delle personalità di Forza Italia che si possono utilizzare. Certamente è molto meglio di gente come Laura Castelli.
Ci sono le elezioni, valuteranno i cittadini. Capisco ovviamente il ragionamento numerico, ma io il Pd alleato coi Cinque Stelle, ad esempio a Roma in appoggio a Virginia Raggi, non lo voto. Non vedo all’orizzonte una classe dirigente grillina potenzialmente competente, anche perché in genere quelli bravi poi li buttano fuori.
Assolutamente no. Mi pare che Casalino come curriculum vitae sia molto meglio di Conte. Il Grande Fratello mi sembra più qualificante dei viaggi di studio del nostro premier, che peraltro il cv l’ha pure truccato.
Conte incarna un trasformismo come mai c’era stato in Italia. È passato dal dirigere un governo di destra al dirigerne uno di sinistra. Non ha una linea, non si può considerare un uomo di Stato con una limpidezza politica.
Sulla pandemia Conte è stato un disastro. È riuscito con le sue conferenze stampa notture, le sue esibizioni, a provocare l’irritazione e il passaggio nel fronte negazionista anche di persone perbene. Sull’Europa il negoziato per ora è andato bene, ma probabilmente grazie al meraviglioso crepuscolo della Merkel, che ha iniziato da tedesca e ora termina il suo percorso politico da europea, dandoci una mano.
La Meloni è il razzismo gentile, e sono stato già aggredito dai meloniani per aver usato questa espressione. Lei si colloca nella tradizione della destra italiana, e per questo alla lunga sarà la figura vincente lì dentro. Me nel campo dei competenti non potrebbe mai finirci. Le sue posizioni, anche a livello internazionale o sugli immigrati, per ora non mi pare che abbiano riaperto il capitolo della destra democratica in Italia.
È razzista da quando era ragazzino e se la prendeva coi napoletani. Poi ha spostato l’asse sui neri. La destra italiana oggi è questa: Salvini, Meloni e i Cinque Stelle.
Non direi, c’è stato un lungo periodo in cui culturalmente l’opposizione a Berlusconi siamo stati noi. Le 10 domande e il fatto che un pezzo di giornalismo abbia reagito a quella deriva morale, sono probabilmente tra le ragioni per cui, alla fine, le cose sono andate bene. Abbiamo limitato certi fenomeni, raccontando quello che vedevamo. Berlusconi è stato raccontato per quello che era. Quella è una stagione da rivendicare e sventolare come una bandiera.
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