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    Franceschini: “Vorrei che l’Italia riaprisse per prima cinema e teatri, sono luoghi sicuri”

    Dario Franceschini. credits: Ansa
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 22 Feb. 2021 alle 09:33

    “Ad oggi, teatri e cinema sono chiusi in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Portogallo. Ma siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire. L’operazione va fatta non con i proclami né con gli annunci ma per passi possibili”. Così il ministro della Cultura Dario Franceschini in un’intervista al Corriere della Sera in cui esorta a “ragionare della riapertura” dei luoghi della cultura, sottolineando che “in questi mesi abbiamo capito che i luoghi più pericolosi sono quelli dove ti togli la mascherina: ristoranti, bar, case private. Nei teatri e nei cinema, già nella riapertura estiva, c’erano misure di sicurezza molto rigide che si sono rivelate efficienti: mascherina, distanziamento, igienizzazione delle mani, sanificazione dei locali”.

    La sicurezza, precisa, “è una assoluta priorità. Ho chiesto al Comitato tecnico-scientifico un incontro urgente per proporre le misure di sicurezza integrative su cui stanno lavorando le organizzazioni di categorie e che mi consegneranno. Penso – prosegue Franceschini – che teatri e cinema, con severe e adeguate misure, siano più sicuri di altri locali già aperti oggi”. Sulle polemiche sulla nomina di Gabriel Zuchtriegel a Pompei, il ministro afferma: “Ho scelto Zuchtriegel conoscendo la valutazione positiva della commissione e il lavoro importantissimo svolto a Paestum che tutti gli riconoscono. Polemiche ci furono per tutti i direttori stranieri. Quando si innesta un cambiamento, se è vero, provoca resistenza. Se nessuno resiste, significa che è un cambiamento finto. Le direzioni scelte con la selezione internazionale hanno ottenuto eccellenti risultati con un lavoro di squadra che ci ha riconosciuto tutto il mondo della cultura anche internazionale”.

    Franceschi evidenzia il buon andamento delle riaperture graduali dei musei, ma anche i dati drammatici del settore – nel 2020 il 70% di eventi in meno, un calo degli ingressi del 72,90% – e per i lavoratori della cultura, su cui si è intervenuto con aiuti – “li sto riproponendo in modo consistente per il nuovo decreto Ristori. Finché non lavorano, occorre sostenere gli operatori del settore al di là del tipo di contratto che avevano”. Ora, però, “bisogna ragionare della riapertura” dice Franceschini.

    Il ministro fa sapere di aver chiesto al Comitato tecnico-scientifico un incontro urgente: “Le città italiane senza teatri e cinema e le piazze senza musica sono più tristi: così l’Italia non è l’Italia”.

    Leggi anche: Cala il sipario, la rabbia dei teatranti contro Franceschini: “Introvabile, è solo un ologramma”

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