Fondi russi alla Lega, Conte teme nuove rivelazioni
L’inchiesta sui fondi russi alla Lega prosegue e Conte teme nuove ripercussioni sulla maggioranza per la Lega. A Palazzo Chigi cominciano a circolare analisi allarmate. Si teme che presto il caso di Gianluca Savoini si possa trasformarsi nel caso di Matteo Salvini (Qui un profilo più approfondito di Savoini).
Il vice premier leghista sembra accettare l’idea di presentarsi in Parlamento per rispondere sui contatti poco chiari tra lobbisti leghisti e faccendieri russi per la storia di finanziamenti illeciti al Carroccio, riportata dal sito britannico BuzzFeed News
La pressione del M5S e del premier Giuseppe Conte, oltre che delle opposizioni, è sempre più insistente. La convinzione, nel governo, è che le rivelazioni siano appena cominciate; che del colloquio registrato tra il presidente dell’associazione Lombardia-Russia e i suoi interlocutori moscoviti possano esistere altri spezzoni; e che sia destinato a diventare una questione di sicurezza e interesse nazionali.
Il Partito Democratico deposita la sua proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta sui legami tra la Lega e la Russia e nel pomeriggio del 16 luglio protesta in aula, occupando la commissione e sbandierando in Aula foto giganti di Salvini con Savoini.
Intanto, la magistratura milanese fa capire che le indagini saranno lunghe, laboriose, e proiettate fuori dai confini italiani. Per la Lega, il problema è difendere il suo uomo a Mosca e Claudio D’Amico, consigliere strategico di Salvini a Palazzo Chigi; e in parallelo evitare che gli sviluppi dell’inchiesta travolgano lo stesso vicepremier.
Per i Cinque Stelle è un’occasione unica per tentare di rifarsi contro la Lega che ha trionfato alle Europee a spese del Movimento. Ma devono stare attenti a evitare che il caso affossi il governo o trasformi Salvini in vittima. Il ministro dell’Interno sostiene che i rapporti nella maggioranza sono “ottimi”; che col premier Conte non esistono problemi. Verità politica: cioè da prendere con un cospicuo margine di scetticismo.
L’impressione è che i rapporti siano pessimi. La riunione di lunedì di Salvini al Viminale con 43 sigle sindacali è stato vissuta come uno strappo e una provocazione. Quanto all’incontro con le parti sociali, “siamo al burlesque”, è stato il commento raccolto a Palazzo Chigi.
Conte sarebbe pronto a mandare una lettera al suo vice leghista per chiedergli di presentarsi, come titolare del Viminale, alla Commissione Antimafia a rispondere alle interrogazioni, dopo avere eluso per tre volte la convocazione: di questo si è lamentato con Conte il presidente grillino, Nicola Morra.
La presenza nella delegazione dell’ex sottosegretario leghista Armando Siri, costretto alle dimissioni in quanto inquisito, è stato un altro elemento di sconcerto.
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