Ministro Fioramonti: “L’insegnamento della scuola incoraggia la violenza”
L’insegnamento della storia a scuola deve cambiare perché ora “incoraggia la violenza” ed è “come il Trono di Spade”. È la singolare posizione espressa dal nuovo ministro dell’Istruzione e dell’Università Lorenzo Fioramonti nel corso di un convegno tenutosi ieri, venerdì 4 ottobre.
“Tutti conosciamo le grandi battaglie di Napoleone – ha spiegato il titolare del Miur -, ma quanti ricordano lo sforzo più importante dell’epoca napoleonica, la costruzione di un codice civile? Tutti ricordiamo le battaglie di Giulio Cesare, ma quanti ricordano la costruzione dell’idea di Repubblica Romana che Giulio Cesare ha distrutto con le sue battaglie?”.
Dunque, è il ragionamento del ministro – “è come se raccontiamo la storia che è un po’ una versione libresca del Trono di Spade, e poi ci lamentassimo che la società in qualche modo incoraggia la violenza e vede nello scontro e nel conflitto un elemento essenziale”.
“Ma realtà è molto diversa – ha continuato Fioramonti -. Un insegnante deve raccontare anche le cose belle della storia”.
Il paragone cinematografico è stato proposto più volte dal ministro. “Raccontare la storia degli uomini e delle donne come se fosse non un evento cinematografico ma come se fosse quello che è stato, cioè un confronto di persone con tutti loro i dubbi e le loro imperfezioni, darebbe un impulso enorme alla visione creativa, al coraggio e alla voglia di cambiare il mondo delle giovani generazioni”, ha detto Fioramonti nel corso del suo intervento.
Le esternazioni colorite del ministro dell’Istruzione, promotore della “tassa sulle merendine”, stanno diventando oggetto di critica degli avversari politici. Il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato: “Fioramonti ci fa rimpiangere Toninelli, è riuscito in meno di un mese a dirne e farne di talmente grosse e senza senso. Parla di tasse sulle merendine, di togliere i crocifissi, di bigiate di massa, e usa insultare chi non la pensa come lui, a partire dalle forze dell’ordine. In un paese normale non farebbe il ministro dell’Istruzione”.