Federico Pizzarotti: TPI intervista il sindaco di Parma
A Parma c’è aria di neve: la serata è gelida e sulle strade vanno avanti e indietro i mezzi spargisale. In piazza Garibaldi svetta l’albero di Natale. Manifesti pubblicitari ricordano che nel 2020 la città sarà capitale della cultura italiana. Ma alle porte ci sono soprattutto le elezioni: il 26 gennaio si vota per le regionali dell’Emilia-Romagna e, per la prima volta nella storia repubblicana, la vittoria del centrosinistra non è scontata. La Lega punta al colpo grosso per poi disarcionare anche il governo nazionale giallorosso. Il sindaco Federico Pizzarotti ci riceve nel suo ufficio in municipio: con lui parliamo del voto che incombe e del futuro del centrosinistra.
É una scelta coerente rispetto al nostro percorso di questi anni. Dal 2012 abbiamo sempre avuto un rapporto di mutuo supporto, mutuo rispetto e mutua stima. Bonaccini ha dimostrato di saper governare bene, è la scelta giusta per l’Emilia-Romagna.
Si può alzare l’asticella sui parametri ambientali: le norme a tutela della qualità dell’aria devono essere più stringenti e sui rifiuti, pur essendo già all’avanguardia, l’Emilia-Romagna deve aumentare ancora, puntando all’80 per cento di raccolta differenziata entro il 2025. Poi c’è il tema della sicurezza dell’edilizia scolastica, su cui servirebbe una campagna in tutta la regione.
Hanno interrotto l’attenzione mediatica su Salvini, ma non sono d’accordo con chi dice che sono una piazza contro il leader della Lega: secondo me sono una piazza che segnala una mancanza di offerta. Sono un fenomeno che ha tanti aspetti positivi, ma poi la proposta politica deve farla una classe dirigente.
Regionale. Credo stia facendo bene Bonaccini a lavorare sul concetto del “sindaco regionale” e a non seguire Salvini nel suo tentativo di nazionalizzare la campagna elettorale. La Lega non propone nessun programma alternativo: dice che in Emilia-Romagna dobbiamo cambiare tanto per cambiare, ma non offre un’alternatiav.
Dal punto di vista strategico sarebbe stato corretto non partecipare: se in queste elezioni il movimento raccoglierà una percentuale vicina al 5 per cento, questo decreterà un’accelerazione verso la morte.
Penso che non sia né trasparente né certificato. E noto che molto spesso i risultati confermano l’indirizzo preminente della parte dirigenziale.
Di sicuro non bisogna fare quello che è stato fatto in Inghilterra, cioè pensare che la sinistra vada interpretata in modo oltranzista in termini di concezione del sindacato, di tassazione e di politica di sussidi. Nuovo progressismo significa adeguare ai tempi di oggi battaglie storiche come la progressività della tassazione, la lotta alle disuguaglianze, la scuola e l’ambiente.
Da almeno due anni sostengo che il Pd dovrebbe sciogliersi. Secondo me il Pd dovrebbe mettersi in discussione e nel centrosinistra dovrebbero esserci aree chiare: una parte di centrosinistra, una parte di sinistra moderata e una parte di sinistra più tradizionale. Oggi il Pd sta mantenendo una posizione, ma secondo me non può avere uno slancio di ripartenza.