Dal caso Siri all’abolizione delle province passando per la questione migranti alla cosiddetta norma “Salva Roma“, sono molteplici i fronti caldi per il governo giallo-verde.
Nelle ultime settimane soprattutto, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini sembrano essere in contrasto su svariate tematiche e, nonostante le frecciate tra i leader di maggioranza si facciano sempre più numerose e pressanti, sia gli esponenti del Movimento 5 Stelle che quelli della Lega negano una fine prossima dell’esecutivo Conte, sostenendo che queste liti esisterebbero in realtà solo sulle pagine dei giornali e che ai due alleati di governo interessa solo continuare a governare per realizzare i provvedimenti contenuti nel contratto siglato lo scorso anno.
TPI ha raggiunto la senatrice pentastellata Elena Fattori per parlare dei recenti risvolti politici e approfondire le dinamiche di scontro che sembra stiano man mano lacerando il rapporto tra i due alleati.
Io non credo siano fronti di scontro, credo sia campagna elettorale. Il caso Siri, per esempio, è anche più grave di come lo si racconta. Io non lo sapevo, ma lui aveva già patteggiato un anno e otto mesi per bancarotta fraudolenta ed è surreale che abbia potuto prendere parte al governo una persona che ha patteggiato, quindi ha ammesso la sua colpa e già questo è gravissimo.
Nella sostanza, nonostante le dichiarazioni, non è cambiato nulla: Siri non si è dimesso, il governo nell’ultimo Consiglio dei Ministri ha espunto il “salva Roma” così come voleva Salvini, noi dissidenti sono ormai cinque mesi che siamo in questo limbo per non essere usciti dall’Aula nel momento in cui era in votazione un provvedimento molto discutibile voluto da Salvini e quindi non mi sembra ci sia nella sostanza un cambiamento di rotta.
Mi sembra, invece, ci sia un cambiamento a livello di interazione, ma bisogna vedere che cosa succederà dopo il 26 maggio.
Questo già da prima, ora sembra si stia fermando.
Eh ma sa, bisogna vedere tante cose, anche in passato è capitato che i sondaggi dessero una percentuale bassa al Movimento 5 Stelle e poi alle elezioni le cose andarono diversamente. È vero però che per troppi mesi – e noi dissidenti l’abbiamo vissuto in prima persona – il Movimento 5 Stelle è andato un po’ troppo dietro a Salvini, ha utilizzato gli stessi toni e le stesse modalità di comunicazione e questo non ha giovato.
Quell’episodio è stato molto grave. Su questi temi avrebbe dovuto esserci già un consenso e invece si è deciso di rimettere la decisione alla votazione sul blog, peraltro ponendo il quesito in maniera discutibile.
Diciamo che in questo momento il Parlamento è stato depauperato dai suoi poteri. Quando Di Maio ha nominato tutto l’ufficio di presidenza di Camera e Senato di fatto il governo è entrato in una scelta che competeva al Parlamento.
Poi, per statuto noi siamo obbligati a dare la fiducia a un presidente del Consiglio espressione del Movimento 5 Stelle e questo è anche il motivo per cui io e gli altri dissidenti siamo ancora sotto procedimento dei probiviri. In realtà, però, questo è un governo di coalizione e depauperare il gruppo parlamentare delle sue prerogative lo trovo molto pericoloso per il Movimento 5 Stelle ma perché si toglie la possibilità non solo di proporre ma anche di controllare gli atti di governo e il caso Siri in questo ci insegna molto.
Quello alla base dello scandalo Siri era un emendamento e nel corso di questi mesi ne sono passati tanti, espressamente di matrice leghista, e noi non abbiamo potuto fare quasi niente perché siamo in qualche modo imbavagliati.
A parte tutto, il punto è proprio che ora i parlamentari non hanno più quella funzione di controllo che avevano nella scorsa legislatura tanto che come opposizione siamo riusciti a fare molto di più rispetto a ora che siamo nella maggioranza di governo. Ovviamente poi, essendo noi dissidenti da cinque mesi in questo limbo aspettando il giudizio dei probiviri, siamo di fatto nel gruppo parlamentare ma l’efficacia delle nostre azioni sia sul territorio che in Aula è molto piccola.
Ci sono colleghi che quando proponi un atto o una modifica non ti seguono perché è chiaro che non hai la stessa agibilità politica degli altri visto che a distanza di cinque mesi ancora non si sa se rimarrai all’interno del gruppo parlamentare o no. Siamo depauperati anche nella capacità di lavoro, di fatto.
Se volessero essere credibili nella loro azione di distinguo rispetto alle politiche di Salvini dovrebbero dare immediatamente conto della decisione. Siamo ancora nel gruppo, ma se veramente quello che noi andiamo dicendo da un anno si sta realizzando, come sembra, dovrebbero reintegrarci e chiederci anche scusa.
Guardi, io all’epoca della votazione sul contratto di governo votai per il no. Questo lo dico anche per sfatare questo mito che avremmo dovuto accettare per forza, io dissi no anche a costo di tornare a elezioni e non essere di nuovo in lista. Il Movimento 5 Stelle ha sbagliato la gestione dell’alleanza perché per questa voglia di mantenere in piedi questo governo a tutti i costi si è seguito da tutti i punti di vista la Lega.
Dal punto di vista comunicativo si è lasciato a Salvini tutto lo spazio, dal punto di vista dei contenuti non si sono mai messi troppo in discussione i provvedimenti che arrivavano. Anche dal punto di vista della tutela del gruppo parlamentare io ricordo che ci sono stati due espulsi e tre sospesi proprio tra coloro che avevano posto dei dubbi su alcuni atti portati avanti da una parte di governo che adesso si scopre avere al suo interno un condannato per bancarotta fraudolenta.
Noi abbiamo messo soprattutto in discussione atti della Lega e allora forse questa voce critica sarebbe stato meglio ascoltarla anziché emarginarla, viste le criticità che stanno venendo fuori ora.