Con la ripartenza del 18 maggio inizia l’ultimo passo verso l’uscita dal lockdown. Il premier Giuseppe Conte ha presentato in una conferenza stampa ieri sera, sabato 16 maggio, le date e le misure per le riaperture delle principali attività a scaglioni tra 18 e 25 maggio e 3 e 15 giugno. Ma poche ore dopo, le Regioni hanno frenato sul Dpcm. Ci sono volute ore di riunioni in teleconferenza tra i Presidenti delle Regioni, il presidente del Consiglio e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia per arrivare finalmente ad un accordo alle 3.30 di questa notte, inserendo nel decreto un protocollo delle linee guida condivise. L’oggetto del contendere era il timore che il dispositivo del dpcm di fatto indebolisse le linee guida unitarie delle Regioni.
Governo-Regione: i punti in discussione
L’agitazione tra le Regioni è stata dovuta probabilmente anche al continuo richiamo che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva fatto durante la conferenza stampa alla necessaria responsabilità di tutte le istituzioni ora che il Paese entra in una “autentica” fase 2, quella della convivenza col virus. Sul tavolo della riunione sono state poste almeno due questioni. La prima era inerente all’accordo sull’articolo 6 modificato e questo punto sarebbe contenuto nel dpcm. La seconda riguardava invece l’accordo sull’adozione delle linee guida che è contenuto nelle premesse del decreto mentre le Regioni chiedevano fosse in allegato al Dpcm. Il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini ha detto che “l’obiettivo è sempre stato quello di dare regole certe alle attività che da lunedì potranno riaprire e sicurezza a lavoratori e cittadini. Il Governo si è impegnato a richiamare nel testo le proposte della Conferenza delle Regioni. Ciò assicurerà, peraltro, omogeneità e certezza delle norme in tutto il Paese”.
Accordo Stato Regioni: la soluzione
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, la soluzione viene individuata infatti inserendo un richiamo nella premessa del Dpcm al protocollo unitario delle regioni, che verrà poi allegato al testo del Dpcm nella sua interezza. “La verità – sostengono fonti di governo – è che alcuni governatori hanno paura delle responsabilità e volevano più garanzie, però Stefano Bonaccini è stato bravo e la maggior parte dei presidenti ci ha aiutato a chiudere”. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, tra i più vicini a Conte in questa mossa che accelera le riaperture rispetto ai programmi delle settimane scorse, è soddisfatto: “Legittime le richieste delle Regioni. L’accordo che riprende le linee guida delle Regioni per le ordinanze sancisce ancora una volta la leale collaborazione tra regioni e governo. Ringrazio i presidenti per aver sempre ricercato una soluzione nell’interesse del Paese. Ogni nuovo passo è fatto su un terreno nuovo per tutti e spesso serve un’assunzione ulteriore di responsabilità”.
Fase 2: le riaperture
Accordo trovato dunque, ora si riapre davvero. Si va verso una nuova fase, con la libertà di spostarsi nella propria regione, di vedere gli amici, di andare al bar e al ristorante; di trasferirsi nelle seconde case; di farsi tagliare i capelli, di curare il corpo. Si potrà andare al parco e sedersi sulle panchine, andare in bicicletta e fare sport all’aperto, partecipare alle funzioni religiose. Tutto alla distanza di almeno un metro. Nel decreto Conte, firmato anche dal capo dello Stato Mattarella, le prossime aperture sono state scaglionate.
Da domani, 18 maggio, ripartono le attività di negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, stabilimenti balneari, musei. Le linee guida sono state concordate con i governatori ascoltando anche il parere dei sindaci e quindi sarà possibile decidere restrizioni se ci dovessero indicazioni negative rispetto alla curva epidemica. Qualora fossero individuati nuovi focolai di Covid-19 i sindaci e i governatori potranno chiedere al governo di emanare un provvedimento per la dichiarazione di “zona rossa”. Da domani ripartono anche gli allenamenti individuali degli sport a squadre. Sarà possibile partecipare alle funzioni religiose. Dal 25 maggio si potrà andare in palestra, nelle piscine e nei centri sportivi, anche se in questo caso le regioni possono decidere una riapertura anticipata. Dal 3 giugno sarà libero lo spostamento tra le regioni e dunque ci si potrà muovere liberamente in tutta Italia e anche andare all’estero negli Stati che lo consentono, oppure rientrare in Italia dall’estero senza avere l’obbligo di rimanere 14 giorni in quarantena. Infine dal 15 giugno si potrà andare al cinema, a teatro e si apriranno i centri ricreativi per i bambini.
Questa è la progressione decisa dal governo e l’accordo con i governatori è che le “linee guida” concordate potranno essere modificate quando si riterrà che ci siano le condizioni per allentare le misure oppure per stringerle qualora ce ne fosse bisogno per contenere il rischio contagio.
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