Europee 2019 discorsi odio | Centocinquanta valutatori per oltre 33mila contenuti vagliati in più di 3.300 ore di lavoro: Amnesty International ha pubblicato la prima tranche di dati del suo “Barometro dell’odio”– raccolti tra il 26 aprile e il 17 maggio – in vista delle elezioni europee di domenica 26.
L’obiettivo è monitorare i feed – i post su Facebook, ma anche i tweet – di tutti i candidati italiani al Parlamento europeo, per valutare in quanti casi la discussione sul web si trasforma in hate speech, cioè in incitamento all’odio. Fanno parte della rilevazione anche le reazioni e i commenti di chi interagisce con i candidati via social.
Europee 2019 discorsi odio | Di cosa parlano i politici italiani?
Ma soprattutto: come ne parlano? In generale, il tono del dibattito online non è dei più pacati: nel 48 per cento dei casi – ovvero quasi per un contenuto su due – si può parlare di discorso violento.
A scatenare le maggiori polemiche è l’argomento “rom”, rispetto al quale quattro contenuti su cinque hanno accezione negativa. Se si parla di immigrazione, i feed ostili toccano quota 77 per cento, mentre la macrotematica “donne” si aggiudica il terzo gradino del podio in questa triste classifica, con il 76 per cento di interazioni volte all’odio.
Sono soprattutto gli utenti generici – in quasi otto circostanze su dieci – a prendersela con il genere femminile, mentre i candidati alimentano il clima aggressivo nel 23 per cento dei casi.
Se si considerano i topic nel complesso, sommando le interazioni negative a quelle neutre o positive, i più gettonati sono i migranti e i rifugiati: ci si esprime su di loro quasi sette volte su dieci.
Europa bistrattata. L’Europa, nel dibattito, conta molto poco: viene chiamata in causa soprattutto dai candidati (nel 13 per cento dei casi), che ne dicono male meno di due volte su dieci. Tra i cittadini comuni, però, solo il 2 per cento si interessa dell’argomento, esprimendo posizioni ostili in più della metà dei casi.
Europee 2019 discorsi odio: tematiche fantasma. Anche di solidarietà e di minoranze religiose – nel bene e nel male – si parla poco: si registrano post a riguardo rispettivamente nell’11 e nel 9 per cento dei casi.
I diritti della comunità Lgbt e quelli delle persone con disabilità, invece, sono così poco considerati dagli utenti del web che non rientrano nemmeno nei dati statistici.
Ma i numeri pubblicati finora sono provvisori: ulteriori aggiornamenti sono previsti per venerdì 24 maggio, due giorni prima della chiamata alle urne.
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