Elly Schlein è la nuova – e forse l’ultima – speranza della sinistra italiana, ma da nuova segretaria del Partito democratico non sarà una donna sola al comando. Al fianco di questa papessa straniera dai toni radicali marcia una nuova generazione di dirigenti dem pronti a prendere in mano le chiavi del Nazareno. E dietro di lei c’è un manipolo di intellettuali e attiviste che hanno contribuito a ispirare fin qui le sue battaglie politiche.
Sapere chi sono queste persone – potremmo chiamarla la “squadra di Schlein” – è fondamentale per capire dove può condurre il tentativo annunciato dalla neo-leader di cambiare i connotati del Pd.
Intanto però, più prosaicamente, il nuovo corso sta iniziando nel segno della mediazione interna. La vittoria alle primarie è stata dirompente dal punto di vista politico, ma non schiacciante nei numeri: ai gazebo Schlein ha raccolto appena 82mila voti in più del suo sfidante Stefano Bonaccini (587mila contro 505mila) e nei circoli del partito aveva prevalso il governatore dell’Emilia-Romagna, per giunta con l’ampio scarto di 18 punti.
La segretaria si trova a gestire un Pd che non è pienamente “suo” (non ancora, almeno) . E non potrà quindi egemonizzarne le strutture di vertice: dovrà giocoforza concedere qualcosa alle minoranze.
Capitolo “poltrone”
La presidenza o la vicesegreteria andranno all’area-Bonaccini: o allo stesso presidente dell’Emilia-Romagna o a un esponente di punta della sua mozione, come Dario Nardella o Pina Picerno.
Più articolata la partita dei capigruppo, dove si profila un complesso gioco a incastri, nel quale andrà tenuto conto anche della necessità di rispettare l’equilibrio di genere.
Sia la capogruppo in carica alla Camera, Debora Serracchiani, sia quella al Senato, Simona Malpezzi, hanno fatto campagna per Bonaccini: improbabile che vengano confermate entrambe, ma una delle due potrebbe restare dov’è (i bonacciniani preferirebbero mantenere la presa a Montecitorio, dove siede la neo-segretaria).
Tra i deputati, i nomi più accreditati in quota Schlein sono il 49enne padovano Alessandro Zan, giunto al suo terzo mandato da onorevole e promotore nella scorsa legislatura del fallito ddl contro l’omotransfobia, e la 43enne comasca Chiara Braga, esponente dell’area Franceschini, deputata dal 2008 e delegata alla Sostenibilità ambientale nella segreteria del Pd dal 2013 (l’ha nominata per primo Renzi e l’hanno confermata sia Zingaretti sia Letta).
In lizza anche Stefano Vaccari, 55 anni, modenese come Bonaccini ma in prima fila nel sostenere Schlein: ex senatore, Vaccari è stato negli ultimi quattro anni il responsabile dell’organizzazione del partito (nominato da Zingaretti, confermato da Letta).
Per la presidenza del gruppo al Senato, in caso di esonero di Malpezzi il grande favorito è Francesco Boccia, al suo debutto a Palazzo Madama dopo tre mandati da deputato. Pugliese di Bisceglie, 54 anni, già ministro per gli Affari regionali nel Governo Conte Bis, Boccia è membro della segreteria uscente del partito con delega agli enti locali, e nella fase congressuale dem ha coordinato la mozione Schlein.
Ma Malpezzi – che gravita nella corrente degli ex renziani di Base Riformista – potrebbe anche essere sostituita con un’altra esponente della minoranza: ad esempio la napoletana Valeria Valente, 46 anni, senatrice dal 2008 e affiliata ai Giovani Turchi di Matteo Orfini.
La questione dei capogruppo, peraltro, si snoda sul triangolo Camera, Senato, Bruxelles: in ballo ci sono infatti anche i destini di Brando Benifei, capo delegazione dem al parlamento europeo.
Sebbene faccia parte della corrente di Andrea Orlando (schierato con Schlein), il 37enne spezzino ha sostenuto alle primarie la mozione Bonaccini, ma se rischia fortemente di saltare è soprattutto per gli strascichi dello scandalo Qatargate che ha travolto alcuni esponenti del suo gruppo (non lui in prima persona).
A “salvarlo” potrebbe essere il fatto che alla fine della legislatura manca solo un anno, tuttavia nel caso venga destituito è pronta a prendere il suo posto Beatrice Covassi, 54 anni, fiorentina, diplomatica di lungo corso ed esperta di cybersicurezza, nonché unica europarlamentare del Pd ad aver appoggiato la candidatura di Schlein.
Nomi da segnarsi
Nel Pd guidato da Elly Schlein avrà certamente un ruolo di primo piano l’onorevole Marco Furfaro, 43 anni da compiere, nato a Pistoia da genitori calabresi, laureato in Economia, in parlamento dallo scorso ottobre. «Vorrei che la mia generazione diventasse grande prima di diventare vecchia», ha scritto nella sua biografia di Twitter.
Furfaro aveva appena 29 anni quando, nel 2009, partecipò alla fondazione di Sel con Nichi Vendola. È entrato nel Pd quando è stato eletto segretario Zingaretti, l’anno scorso Letta lo ha nominato responsabile dei rapporti con movimenti e associazioni, per Schlein ha fatto il portavoce nazionale della mozione. «La sinistra torna a vincere se unisce il pane e le rose», ha dichiarato recentemente al Corriere della Sera.
Un altro nome da segnarsi sul taccuino è quello di Chiara Gribaudo, 42 anni, cuneese, deputata dem dal 2013: benché faccia parte della corrente Orfini, ha sostenuto convintamente la candidatura di Schlein, di cui è stata coordinatrice nazionale dei comitati.
Su Facebook si autodefinisce «antifascista, educatrice, torinista ed occitana», mentre nella bio di Twitter cita Tina Anselmi: «Capii allora che per cambiare il mondo bisogna esserci». Potrebbe essere lei la candidata dem alla presidenza della Regione Piemonte, l’anno prossimo.
Dovrebbe entrare in segreteria, invece, Marco Sarracino, 34 anni, segretario uscente del Pd cittadino di Napoli e “nemico giurato” del governatore campano Vincenzo De Luca. Ex portavoce di Andrea Orlando, Sarracino è deputato dallo scorso ottobre e durante la campagna congressuale è stato il responsabile dell’organizzazione della mozione Schlein.
Poi c’è Stefania Bonaldi, 52 anni, ex sindaca di Crema, candidata al Senato alle ultime politiche ma non eletta. Negli ultimi mesi ha tenuto i rapporti fra gli amministratori locali e la futura segretaria: anche per lei potrebbe esserci un posto al Nazareno. Così come è in rampa di lancio Valentina Ghio, anche lei 52enne, ex sindaca di Sestri Levante ed ex vicesindaca di Genova, deputata dallo scorso ottobre.
Chi resiste
Tra gli sponsor più influenti di Schlein nel partito c’è Dario Franceschini. L’ex ministro dei Beni culturali, così come gli altri dirigenti di punta uscenti (da Orlando a Guerini passando per Zingaretti), non avrà incarichi formali nel nuovo corso del Pd. Ma potrebbe entrare in segreteria sua moglie, Michela Di Biase, 43 anni, romana, laureata in Conservazione del Patrimonio artistico, deputata dal 2022.
La delega all’economia potrebbe restare invece nelle mani di Antonio Misiani, 55 anni, bergamasco, già viceministro dell’Economia nel Conte Bis e uomo della corrente Orlando.
Anche la presidente uscente del partito, Valentina Cuppi, 39 anni, sindaca di Marzabotto, tra le più entusiaste durante i festeggiamenti dopo la vittoria nel comitato elettorale di Schlein.
Uno dei punti cruciali nella definizione dei nuovi equilibri interni al Pd è la composizione della segreteria: sarà interamente espressione della neo-segretaria o ci sarà posto per le correnti bonacciniane? E se le minoranze avranno spazio, ce ne sarà anche per i più acerrimi rivali di Schlein, ovvero gli ex renziani di Base Riformista? Nel momento in cui scriviamo, le trattative sono ancora in corso.
Una cosa, però, suona comunque assai probabile: nella nuova catena di comando del partito, almeno una casella spetterà ai “figliol prodighi” di Articolo 1: i bersaniani Arturo Scotto, Nico Stumpo e Alfredo D’Attorre sono i nomi più caldi in questo senso.
La comunicazione
Il portavoce di Schlein è – e resterà sicuramente – Flavio Alivernini, 43 anni, romano, laureato in Scienze politiche, esperto d’arte, già collaboratore di Limes e de La Stampa. Pacato, accorto, ma all’occorrenza anche molto diretto, Alivernini è uno spin doctor a tutto tondo. Gestisce la comunicazione della neo-segretaria del Pd da tre anni, ma ha alle spalle una importante esperienza al fianco di Laura Boldrini, di cui è stato portavoce dal 2015 al 2020.
In quegli anni si è trovato a fronteggiare spesso gli attacchi social contro l’allora presidente della Camera che partivano dalla “bestia” di Matteo Salvini: un’esperienza che Alivernini ha raccontato in un libro, “La grande nemica”, pubblicato per People, la casa editrice fondata da Pippo Civati, ex leader dell’ex partito di Schlein, Possibile.
Al fianco di Alivernini supporta la comunicazione della neo-segretaria anche il 35enne Gaspare Righi, che segue Elly dai tempi in cui era eurodeputata.
Dallo staff comunicazione ci viene smentita, invece, l’indiscrezione secondo cui la campagna elettorale per le primarie di Schlein avrebbe avuto come regista occulto – almeno per la parte dei social network – l’agenzia statunitense Social Changes, diretta da Arun Chaudhary, il filmmaker ufficiale della campagna di Barack Obama per le presidenziali del 2008.
L’agenzia in questione affiancò Schlein, ma anche Bonaccini, in vista delle regionali emiliano-romagnole del 2020, ma stavolta – ci viene assicurato da Alivernini – non è stata impiegata.
Durante il percorso delle primarie del Pd, le pagine social della candidata poi risultata vincitrice sono state gestite da un’agenzia milanese, la Strategy Design, che in passato ha curato campagne politiche quasi esclusivamente entro i confini della Lombardia.
Cerchio magico
Molto si è scritto circa la presunta vicinanza fra Schlein e Romano Prodi. Il padre di lei, Melvin Schlein, è stato in effetti collega dell’ex premier quando entrambi insegnavano nella sede bolognese dell’Università John Hopkins. Prodi stesso ha affermato di conoscere da tempo la neo-segretaria, ma ha anche smentito il vociferato endorsement in suo favore per le primarie del Pd: «Non ho partecipato al Congresso, ma ho parlato con tutti e quattro i candidati», ha precisato il Professore 83enne senza svelare per chi ha votato.
Nella cerchia delle persone a più stretto contatto con la neo-segretaria dem c’è invece sicuramente Rossella Muroni, 49 anni, sociologa, ex presidente di Legambiente e nella scorsa legislatura deputata, eletta con Liberi e Uguali poi passata al Gruppo Misto.
Nel gennaio 2019, da parlamentare, si piazzò per protesta davanti a un pullman che doveva traslocare un gruppo di migranti dal Cara di Castelnuovo di Porto, nel tentativo di impedirne la partenza. Alle ultime politiche Muroni si è candidata da indipendente nelle liste del centrosinistra, venendo però sconfitta all’uninominale Lazio 1 da Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.
Sulla sua pagina Facebook abbondano le foto che la ritraggono insieme a Schlein, anche in tempi non sospetti (cioè anni prima delle primarie). In molti di questi scatti compare insieme a loro anche anche Annalisa Corrado, 50 anni, ingegnera meccanica, ecologista portavoce del movimento Green Italia e promotrice – insieme all’attore Alessandro Gassman – dell’iniziativa Green Heroes.
Lo scorso 27 febbraio, per festeggiare la vittoria nei gazebo, ha pubblicato sui social un selfie con la neo-leader dei dem, commentando: «Fatemi pavoneggiare un momento con un recentissimo scatto con quella gigante della mia amica Elly Schlein, eletta segretaria del principale partito progressista del nostro Paese. Mamma mia l’orgoglio!».
Altra presenza fissa del gruppo di donne che partecipano da tempo alle iniziative di e con Schlein è Marta Bonafoni, 46 anni, romana, consigliera regionale del Lazio dal 2018, appena rieletta con la lista civica di Alessio D’Amato.
Giornalista indipendente (ex direttrice di Radio Popolare Roma), Bonafoni ha fondato tre anni fa il movimento Pop, una rete che punta a mettere in contatto associazioni, amministratori, comitati «che contribuiscono ogni giorno alla cura del nostro territorio e delle nostre comunità».
Ma vicino alla neo-segretaria del Pd è anche Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione territoriale nel Governo Monti, ex direttore generale del ministero dell’Economia, oggi co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità.
Barca ha lasciato il Partito democratico ormai da diversi anni e anche di recente non ha risparmiato critiche alle politiche portate avanti dai dem, ma due settimane fa è andato ai gazebo a votare: «Non lo sappiamo se il Pd ha una chance di diventare quel “partito della giustizia sociale e ambientale che non c’è”, ma se la ha è con Elly Schlein», ha dichiarato pubblicamente.
Barca, Bonafoni, Corrado, Muroni, ma anche Claudia Pratelli, assessora alla Scuola al Campidoglio eletta nella lista civica Roma Futura, senza dimenticare l’ex mentore Pippo Civati: sono queste le persone con cui Schlein ha portato avanti le sue battaglie politiche negli ultimi anni, da militante esterna al Pd. Sono loro il suo “cerchio magico”.
Ma dell’elenco fanno parte anche Andrea Costa, presidente dell’associazione pro-migranti Baobab Experience («una delle persone più generose che conosca, un amico che si è sempre speso per le persone più fragili», dice di lui la neo-segretaria dem) e la scrittrice femminista Michela Murgia, che Schlein – in un’intervista del 2020 a Rivista Studio – ha indicato come suo «punto di riferimento fortissimo».
Murgia, tuttavia, ha commentato la vittoria alle primarie con un certo pessimismo: «Elly Schlein è la donna giusta per noi nel partito sbagliato per lei», ha scritto su Instagram. «Dovrà gestire sia le resistenze di quelli che l’hanno osteggiata, sia le pretese di quelli che si stanno intestando la sua vittoria. Questi ultimi sono forse i peggiori. Chi nella vecchia guardia l’ha appoggiata non l’ha certo fatto perché affamato di cambiamento, ma perché si aspetta di controllarla affinché nulla cambi. Nessuno si stupirà quindi se il sostenitore di ieri diventerà domani il peggior avversario della donna che nessuno in fondo voleva. Il rischio è che le energie di Elly, che servono al Paese, siano risucchiate dal partito, un’idrovora che ha mangiato molti altri entusiasmi prima di questo». Parole che l’amica Schlein si augura non si rivelino profetiche.
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