“Noi siamo una regione inclusiva, da sempre aperta ad aiutare i più deboli: immigrati, lavoratori, studenti che non si possono permettere l’università. Dall’altra parte c’è la Lega, che usa i più deboli per alimentare paura con slogan da piazza. Ma Salvini fa gli interessi suoi, non quelli degli umbri”.
A meno di 48 ore dall’inizio del voto in Umbria, e nell’ultimo giorno di campagna elettorale, Vincenzo Bianconi, il candidato della coalizione che comprende PD e M5S, parla a TPI di cosa è in gioco in queste elezioni regionali, illustrando le politiche che vorrebbe mettere in campo e in cosa il suo modello si differenzia da quello della destra.
Il tutto in una sfida, quella di domenica, che ha messo l’Umbria al centro del dibattito nazionale. La coalizione PD-M5S, in questa prima prova di alleanza politica, si gioca molto.
Il termine “assistenzialismo” non mi piace e non lo userei in questo contesto. Di sicuro questa regione non ha avuto il coraggio di fare scelte di campo. Abbiamo sempre mediato, come del resto è avvenuto in tutta Italia.
A me piace sempre prendere come esempio la Germania, che dopo la caduta del muro si è messa in discussione come popolo. Hanno costruito dalle difficoltà un modello che dopo anni di sacrifici li ha portati a diventare una nazione con un benessere diffuso.
L’Umbria, in maniera analoga, si deve mettere in discussione. Non sarà un presidente o una giunta regionale a cambiare il motore della regione.
Serve comunque una visione di prospettiva da qui ai prossimi 20 anni, sulla base della quale costruire la risoluzione dei problemi quotidiani.
Non si può continuare a fare programmazione politica in un’ottica clientelare e di breve periodo, altrimenti le nostre città non si evolveranno mai.
Le persone devono tornare ad essere al centro della politica e partecipi dei processi e delle scelte che condizioneranno la loro vita.
Per questo ho proposto un modello di democrazia partecipata, che riavvicinerà le persone alla politica. Saranno le persone a decidere in funzione dei loro ambiti. La politica non starà più chiusa nei palazzi, ma andrà nelle comunità.
Non è esattamente così che si svolgeranno le cose. Ci saranno momenti di informazione, di discussione, tavoli di lavoro sui territori che permetteranno alle persone di identificare delle priorità.
Sulla base di queste informazioni, gli organi istituzionali decideranno scelte e modalità di sostegno in termini di bandi di finanziamento e processi di sviluppo.
L’idea di selezionare in questo modo la giunta è legata inscindibilmente alla mia decisione di accettare la candidatura, quindi fa parte in maniera strutturale della proposta che abbiamo formulato come coalizione.
Vogliamo cambiare davvero la gestione di questa regione, e questo non si fa per slogan ma con un metodo. Fa parte del metodo anche la selezione degli assessori per competenze ed esperienze.
Ma, ribadisco, sarà sempre una scelta di coalizione. Non mi sveglierò la mattina e sceglierò tutto da solo, si tratterà di decisioni collegiali.
Gli assessorati li costruiremo sulla base dell’aggregazione di materie che possano creare valore per questa regione.
Quando parlo di democrazia partecipata mi riferisco anche al fatto di riportare le comunità economiche al centro del dibattito.
La Regione nei prossimi anni gestirà 2 miliardi di euro da fondi comunitari. Sono soldi da investire in un ampio disegno di sviluppo, altrimenti si riveleranno inutili.
Quanto alle proposte specifiche, noi puntiamo molto sullo sviluppo green e l’economia circolare. Vogliamo realizzare misure volte al recupero delle aree industriali dismesse.
Costituiremo un consorzio a partecipazione regionale per facilitare l’accesso al credito per le nostre medie e piccole aziende, così che possano avere sufficienti risorse per competere.
Inoltre, puntiamo alla creazione di un “competence centre” rivolto ai giovani per aiutarli a scegliere un percorso formativo e di ampliamento delle competenze.
In questo modo quei giovani saranno al passo con il processo di sviluppo della regione. In Umbria ci sono molte aziende che cercano persone da assumere ma non ne trovano di qualificate e funzionali al loro disegno strategico.
Aggiungo anche l’attenzione che metteremo ai bandi pubblici, che non saranno improntati solo al massimo ribasso, ma anche ad un’attenta valutazione sulla ricaduta sociale degli investimenti. Verranno premiati i progetti che garantiscono la qualità dei contratti di lavoro.
La sanità di questa regione fa parte delle eccellenze italiane. Non lo dico io, lo dicono gli indicatori nazionali, che ci vedono tra le tre migliori regioni in Italia in questo ambito.
Come risultato di questa buona gestione, infatti, abbiamo in dote quattro milioni in più da investire, che useremo per la riduzione delle liste d’attesa.
Lo scandalo a cui si riferisce non è inquadrabile come uno “scandalo sanità”, quanto piuttosto come uno scandalo legato ai concorsi, che infatti è stato definito “concorsopoli”.
È chiaro che quanto emerso in quella vicenda è sbagliato, inaccettabile, che una regione deve garantire che merito e trasparenza siano al centro.
Difatti non solo nella sanità, ma in tutti gli ambiti i concorsi pubblici che faremo saranno inattaccabili. Lavoreremo per questo e la tecnologia ce lo consente.
Io ho sempre valutato le persone e i progetti. In passato ho votato una lista civica di orientamento di centrodestra, perché c’era un sindaco che da 6 anni amministrava la città e aveva un approccio corretto sulla ricostruzione post-terremoto. L’ho considerata quindi la scelta più giusta per mia comunità.
Alle elezioni precedenti avevo votato Francesco Filippi, candidato sindaco in una lista civica di orientamento di centrosinistra.
L’elezione ancora precedente, ho votato per Gianpaolo Stefanelli, poi diventato sindaco, anche lui espressione di una lista di centrosinistra. Non mi sono mai legato ai partiti, ma a un’idea di sviluppo e di concretezza.
Ci sono sicuramente degli approcci diversi, che sono venuti fuori anche in questa campagna elettorale.
Sul fronte opposto al nostro, a fare campagna elettorale sono stati i leader nazionali, utilizzando come strumento principale la paura e l’odio contro i deboli.
È chiaro che questo segna una differenza tra le due proposte di gestione della regione.
L’Umbria è sempre stata inclusiva e un modello in tanti ambiti. In questa regione gli studenti con problemi economici trovano accoglienza come da nessun’altra parte in termini di vitto e alloggi universitari.
Io credo che l’integrazione nella nostra comunità debba avvenire attraverso il lavoro.
Siamo una piccola regione, è possibile creare integrazione sociale con piccoli gruppi di immigrati che si collocano nelle nostre comunità e che danno indietro un aiuto in termini di gestione, ad esempio nella manutenzione che comuni spesso riescono a fare.
Altre forme di integrazione legate al lavoro devono poi essere definite comune per comune a seconda delle esigenze della amministrazioni locali.
Per diverse ragioni: innanzitutto c’è la loro idea delle autonomie regionali, che per l’Umbria sarebbe un pericolo. La nostra regione non è in grado di tenersi in piedi solo con le proprie risorse, e il progetto autonomista comporterebbe un drastico cambio nella gestione dei servizi.
In secondo luogo c’è la questione già analizzata della chiusura verso immigrati e soggetti più deboli.
Aggiungerei il progetto di privatizzare sempre di più nel settore della sanità, che noi invece vogliamo mantenere pubblica. In generale direi che noi parliamo di contenuti, mentre dall’altra parte si sentono slogan da piazza.
Sicuramente il sindaco di Milano Beppe Sala: è il mio eroe. Il motivo? La sua visione di futuro, il suo coinvolgimento della città nelle scelte e i risultati che ha ottenuto in una piazza come quella di Milano.
Credo che l’approccio che sta avendo Salvini in questa campagna elettorale non sia utile agli umbri. Lui sta portando in questo territorio interessi che non sono quelli degli umbri, ma i suoi. Questo non lo considero corretto.
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