Nonostante molte delle forze politiche sembrano non avere particolare fretta di arrivare al voto, siamo ormai a circa quattro mesi dalle elezioni amministrative che sceglieranno il prossimo sindaco di Roma.
Sono ancora molte le incognite in vista di un voto che avrà un’importanza cruciale non solo per il governo della capitale, ma anche per gli assetti politici nazionali. Al momento, sappiamo che la sindaca uscente Virginia Raggi sarà in campo con i Cinque Stelle, nonostante non siano mancate le pressioni per convincerla a fare un passo indietro, mentre Carlo Calenda conferma di essere in campo e di esserlo in autonomia, dopo quello che ha l’aria di un divorzio consensuale con il centrosinistra.
Proprio il centrosinistra, falliti i tentativi di costruire un’alleanza con i Cinque Stelle e ricevuto il niet da Nicola Zingaretti a correre per il Campidoglio, si appresta a svolgere le primarie per designare il proprio candidato. Frontrunner della corsa è senza dubbio l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, designato dal PD come proprio candidato.
Ancora forte indecisione invece nel centrodestra, dove il no di Guido Bertolaso continua a lasciare la coalizione, prima per numero di voti nella capitale alle scorse europee, senza un candidato, con un susseguirsi di voci ma senza che si arrivi a una quadra.
Andiamo a vedere nello specifico la situazione dei diversi schieramenti.
Virginia Raggi, nessun passo indietro
Non sono mancati i tentativi di far compiere a Virginia Raggi un “passo di lato” in nome di un’alleanza PD-Movimento Cinque Stelle. Sfumata tale prospettiva, l’attuale prima cittadina ha incassato l’endorsement ufficiale dell’ex premier Giuseppe Conte ed è in campo a tutti gli effetti per cercare un secondo mandato.
A nulla sono valsi gli sforzi di dem e pentastellati per un accordo su Roma e Napoli con cui avrebbero dovuto sostenere due nomi di peso come il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e il presidente della Camera Roberto Fico.
A sostenere la sindaca uscente non ci sarà solo il Movimento Cinque Stelle, ma anche una lista civica dove far convergere nomi della società civile, un fatto che fino a poco più di un anno fa era ritenuto impensabile dai pentastellati che avevano tra i marchi di fabbrica di presentare i propri candidati esclusivamente con il proprio simbolo.
Alla fine c’è Gualtieri, primarie permettendo
In un momento in cui il centrosinistra sta cercando di definire il proprio perimetro e in cui rischia di dover scegliere se allearsi con i Cinque Stelle o con Azione e Italia Viva, a Roma fa, forse suo malgrado, una scelta chiara: non si alleerà con nessuna di queste due aree. Da un lato, i contatti con Azione (che originariamente faceva parte del tavolo di coalizione del centrosinistra) si sono conclusi con quella che, a Roma, sembra una separazione consensuale, con Carlo Calenda in campo in autonomia. Dall’altro, i tentativi di un’intesa con i Cinque Stelle per una candidatura, previo ritiro di Virginia Raggi dalla corsa elettorale, non hanno avuto esito.
In questa situazione il PD, perno principale della coalizione di centrosinistra, ha accumulato ulteriore ritardo nella scelta del candidato, tenendo a bagnomaria l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, cui aveva chiesto la disponibilità a correre per il Campidoglio in attesa di sciogliere i nodi su un possibile accordo con i Cinque Stelle su Zingaretti. Naufragata la trattativa, la coalizione di centrosinistra ha scelto il 21 giugno come data per le primarie per scegliere il proprio candidato e Roberto Gualtieri è sceso formalmente in campo a nome del PD.
L’ex ministro è senza dubbio il favorito in questa competizione interna al centrosinistra, ma per essere investito ufficialmente della candidatura dovrà vedersela con Stefano Fassina, candidato sindaco già 5 anni fa con la lista Sinistra per Roma, Giovanni Caudo, ex assessore della giunta Marino e oggi presidente del III Municipio, Paolo Ciani, esponente di Demos e membro di spicco della Comunità di Sant’Egidio, Imma Battaglia, storica attivista per i diritti civili scelta come candidato dal movimento Liberare Roma, Tobia Zevi, attivista già in campo col centrosinistra alle politiche 2018 e Cristina Grancio, consigliera comunale che ha lasciato il Movimento Cinque Stelle ed è stata scelta dal Partito Socialista per la corsa nelle primarie.
Riuscirà la corsa per le primarie a consolidare il centrosinistra, dopo l’ultimo periodo di tentennamento?
Nel centrodestra tutto tace
Il Centrodestra è stato la coalizione più votata a Roma alle europee del 2019, ma a quanto pare tra le file di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sembra quasi che nessuno voglia correre per il Campidoglio. Fallito il pressing su Guido Bertolaso, che ha fatto capire chiaramente di non essere disposto a scendere in campo, continuano a susseguirsi nomi che vanno dal manager Andrea Abodi a Francesco Rocca della Croce Rossa, dall’avvocata Giulia Bongiorno al senatore Maurizio Gasparri, passando per Enrico Michetti, figura di spicco delle radio romane e Fabio Rampelli, storico esponente di Fratelli d’Italia.
Tuttavia, in questo continuo totonomi c’è l’impressione che il vero candidato debba ancora uscire, nonostante le elezioni siano sempre più vicine. Unica certezza sembra essere che la coalizione correrà unita, senza ripetere il fatale errore del 2016, quando Fratelli d’Italia e Lega candidarono Giorgia Meloni mentre Forza Italia decise di sostenere Alfio Marchini.
In attesa che le nebbie intorno al centrodestra si diradino, i partiti più piccoli della coalizione si organizzano: Cambiamo, UDC, PLI, Movimento Cantiere Italia, Partito Roma Nord e Lista Civica per Roma annunciano che correranno sotto un unico simbolo e chiarendo che la loro collocazione naturale è nel centrodestra.
Calenda tira dritto sulla sua strada
Carlo Calenda sulla sua volontà di correre sindaco di Roma è stato molto chiaro dall’inizio della campagna elettorale. Naufragata l’alleanza PD-Cinque Stelle, non sembra sia stato preso in considerazione un riappacificamento tra il leader di Azione e il suo ex partito, e Calenda andrà dunque avanti da solo, coerentemente con quanto annunciato in precedenza e sfruttando il periodo di immobilismo del centrosinistra per cercare di posizionarsi come principale candidato dell’area.
A sostenere la candidatura di Carlo Calenda a sindaco di Roma non ci sarà solo Azione, ma anche Italia Viva e +Europa.
E gli altri?
Per quanto non sempre trovino particolare spazio sui media, ci sono anche altri candidati che hanno annunciato la loro corsa al Campidoglio. Tra di loro, intanto, c’è Vittorio Sgarbi, in campo con la sua forza politica Rinascimento e con il sostegno di una serie di liste presentate lo scorso febbraio in piazza Navona.
Se volgiamo lo sguardo invece a sinistra del PD, i candidati non mancano: c’è intanto Paolo Berdini, urbanista già assessore nella giunta Raggi, che sarà sostenuto da Rifondazione Comunista e dal Partito Comunista Italiano. Il Partito Comunista di Marco Rizzo, invece, ha presentato la candidatura del medico Claudio Puoti, mentre anche Potere al Popolo prende le misure per la sfida elettorale, con Elisabetta Canitano, già candidata presidente della regione Lazio nel 2018, che si dichiara a disposizione.
Il Popolo della Famiglia, che cinque anni fa aveva messo in campo direttamente il suo leader Mario Adinolfi, presenta questa volta la pilota di Alitalia Fabiola Cenciotti, mentre Monica Lozzi, presidente del VII Municipio eletta con i Cinque Stelle ma in rotta col partito, scende in campo con la lista Revoluzione, dopo aver abbandonato il progetto di Gianluigi Paragone Italexit.
Sarà inoltre della partita Andrea Bernaudo, ex consigliere regionale, con la sua lista Liberisti Italiani, così come Raimondo Grassi, imprenditore che ha lanciato il suo progetto civico “Roma sceglie Roma”. Ma la lista è destinata ad allungarsi: sono molti i partiti storicamente presenti alle comunali di Roma che ancora non hanno reso noto cosa faranno.
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