Sondaggi alla mano, saranno con molta probabilità le sfide di Puglia e Toscana a decidere vincitori e vinti delle elezioni regionali del prossimo 20 e 21 settembre e soprattutto le sorti dell’attuale coalizione di governo. Dando per scontate le vittorie del centrodestra in Liguria, Marche e Veneto, dove Giovanni Toti, Francesco Acquaroli e Luca Zaia sarebbero avanti di parecchi punti e dando altrettanto per scontata la vittoria di Vincenzo De Luca in Campania, i riflettori sono dunque puntati sulla storica regione rossa e sul Tavoiliere. Ecco i tre scenari possibili.
5-1: trionfo del centrodestra e disfatta del Pd (e del Governo)
In Toscana Eugenio Giani dovrebbe spuntarla di un soffio sulla leghista Susanna Ceccardi, una vittoria che se non dovesse concretizzarsi scatenerebbe un vero e proprio terremoto politico in casa Pd. Ciò che preoccupa i dem è l’avanzata della Lega in alcune storiche roccaforti, un fenomeno assai simile a quello visto in Emilia-Romagna: ma qui non c’è uno Stefano Bonaccini a trainare un pezzo di voto d’opinione, con tutto il rispetto per per il candidato del centrosinistra. Se il Pd dovesse perdere la Toscana (insieme alle Marche, altra regione storicamente rossa come lo era l’Umbria “caduta” nell’ottobre dello scorso anno), la segreteria di Nicola Zingaretti sarebbe seriamente messa in discussione e persino il Governo Conte II potrebbe intravedere il capolinea, con buona pace della stanchezza di Mario Draghi.
Certo, anche vincere di un soffio dove fino a pochi anni fa non c’era partita dovrebbe preoccupare non poco chi abita le stanze del Nazareno, ma in tempi di magra una bandierina rossa in più da posizionare su una cartina dell’Italia vale oro, direbbe Emilio Fede. Nel centrodestra, qualora arrivasse lo storico risultato, la leadership di Matteo Salvini troverebbe nuova linfa, non solo perché il leader della Lega eleggerebbe una sua fedelissima dove nessuno se la sarebbe mai aspettata, ma soprattutto perché invertirebbe il trend negativo partito dopo la caduta del Governo Conte I. Le opposizioni, con un risultato così netto, chiederebbero immediatamente a Mattarella “l’esonero” del premier e questa volta potrebbero ottenerlo.
4-2: il risultato più probabile
Assai complicata, per il centrosinistra, la situazione in Puglia, dove gli ultimi sondaggi danno in vantaggio il candidato del centrodestra, Raffaele Fitto, di circa 3 punti percentuale. Qui Michele Emiliano è penalizzato dalle candidature degli “alleati di Governo”: Antonella Laricchia del Movimento 5 Stelle è data infatti oltre il 15% e Ivan Scalfarotto di Italia Viva poco sotto il 2%. Perdendo la Puglia e tenendo la Toscana, i partiti dell’attuale maggioranza incasserebbero comunque una pesante sconfitta, una sconfitta che avrebbe sicuramente delle conseguenze sull’attuale compagine di Governo (già si parla di rimpasto…) ma che non dovrebbe farlo collassare. Dal canto loro, con il 4-2 le opposizioni si potrebbero comunque vantare a ragion veduta di aver strappato due regioni importanti al Partito Democratico e griderebbero comunque alla vittoria, accusando con più forza il Governo di essere “abusivo”.
3-3, il pareggio in “zona Cesarini”.
È l’ipotesi su cui Zingaretti e Conte metterebbero la firma e quella che Salvini teme di più. Con il 3-3 i partiti di maggioranza – e in particolar modo il Pd – salverebbero il salvabile. La sconfitta nelle Marche, assai prevedibile dopo i crolli di consenso registrati alle politiche del 2018 e alle europee del 2019, verrebbe bollata dal Nazareno come “territoriale” e magari qualcuno accennerebbe anche a un attesissimo mea culpa per la gestione della ricostruzione post terremoti del 2016 e 2017. Per il resto in casa dem si festeggerebbe un 3-3 con lo stesso entusiasmo con cui una provinciale festeggia il punto-salvezza ottenuto grazie a uno 0-0 in casa contro la Juventus già campione d’Italia da 10 turni, a quattro giornate dalla fine del campionato.
Nel campo del centrodestra, il pareggio potrebbe invece mettere in crisi la leadership di Matteo Salvini a favore di quella di Giorgia Meloni, che incasserebbe l’unico presidente di regione e di fatto l’unica nuova vittoria nella tornata elettorale. Il leader della Lega vedrebbe sfumare del tutto l’ipotesi di elezioni anticipate e a quel punto, temendo l’effetto logoramento, potrebbe persino provare un colpo a sorpresa come quello di sfidare Virginia Raggi a Roma: la Capitale in questi giorni è invasa di manifesti con la sua faccia e il centrodestra da mesi brancola nel buio nella ricerca di un candidato, pur essendo favorito.
Comunque finirà, ciò che sembra difficile è che il risultato delle regionali, qualunque esso sarà, potrà portare il Paese a elezioni anticipate. Oltre al voto sui presidenti di regione ci sarà infatti quello sul referendum sul taglio dei parlamentari e la probabile vittoria del “sì” renderà indispensabile una riforma del sistema elettorale. Si dovranno poi equilibrare l’assegnazione dei seggi nei nuovi collegi e riorganizzare le commissioni di Camera e Senato andando a cambiare i regolamenti vigenti. Il tutto mentre il Governo in carica sarà impegnato nello scrivere quella che si profila come la manovra finanziaria più importante dal dopoguerra, quella che dovrà gestire i primi miliardi del Recovery Fund.
C’è poi un tema fra tutti che si potrebbe riassumere con l’espressione “tengo famiglia”: molti degli attuali parlamentari, sia della maggioranza che dell’opposizione, dopo il taglio realizzeranno di essere arrivati all’ultimo giro (il primo e l’ultimo in diversi casi) e faranno di tutto per trascinare la legislatura almeno fino all’agosto 2021, mese in cui inizierà il semestre bianco. Assisteremo, in ogni caso, a una partita spezzettata con giocatori sempre a terra a simulare infortuni e portieri che perdono tempo a ogni rinvio…