Sarà che si tratta di una regione che ha gli abitanti di un municipio di Roma, piccola al punto da aver creato un filone ironico intorno alla sua esistenza, ma i segnali politici che arrivano dalle elezioni in Molise non vanno per questo sottovalutati da nessuno degli interessati. Perché una vittoria di circa trenta punti, come quella del candidato del centrodestra Francesco Roberti sullo sfidante sostenuto dal centrosinistra allargato al Movimento Cinque Stelle, Roberto Gravina, pur consegnando un risultato netto lancia messaggi a tutti.
Il primo, che il centrodestra gode di una popolarità tale da concludere saldamente primo anche contro un centrosinistra allargato, ma che c’è una parte consistente della popolazione che sceglie di non recarsi alle urne. E, per questa ragione, il centrodestra non deve addormentarsi sugli allori, perché quel pezzo di popolazione è una spada di Damocle sulla sua testa, pronta a schierarsi qualora si dovesse presentare una proposta politica accattivante e di rovesciare qualsiasi tendenza elettorale del momento. Un fatto che non va sottovalutato dopo che anche in queste regionali l’astensionismo ha superato il 50 per cento.
Il secondo, che il centrosinistra continua a non essere in grado di stabilire un rapporto con l’Italia più distante dai grandi centri urbani. Una regione come il Molise, fatta principalmente di piccoli centri e in cui la città più popolosa non arriva a 50mila abitanti si può avere una dimostrazione plastica di questo dato. Si può provare a presentare un sindaco e puntare sull’amministrazione, si può allargare l’alleanza, ma se la sconfitta rimane impietosa vuol dire che c’è un tema più strutturale legato al parlare a un pezzo d’Italia che magari trova meno spazio su molti media ma ha le sue necessità, le sue idee e nelle urne non sembra trovare più particolare affinità col centrosinistra.
Il terzo, che il Movimento Cinque Stelle, pur presentando un suo esponente nonché sindaco della città più popolosa della regione come candidato presidente, sostenuto anche dal PD e da altri pezzi di centrosinistra, pur in una regione di quel Mezzogiorno che ha trainato i suoi migliori risultati, ottiene percentuali ben più basse di quelle ottenute alle politiche e registrate dai sondaggi. Rimane un grande limite strutturale, che rischia di relegare i Cinque Stelle a forza basata su temi e sentimenti specifici che riesce a tradurre in risultati degni di nota alle amministrative (e la storia insegna che ne ha saputi fare) solo se si presentano determinate condizioni.
Sono dati che emergono dal Molise, ma che abbiamo visto anche in tutte le ultime tornate elettorali e che spesso si presentano in maniera molto evidente agli occhi di queste forze politiche che, se vorranno, potranno affrontare. Ma se preferiranno, potranno nascondere sotto al tappeto, dietro al mantra del voto locale, per di più in una regione con pochi abitanti.