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    Il grande risiko delle alleanze elettorali: ecco tutti gli scenari possibili in vista del voto

    Credit: Ansa

    Se a destra i giochi sono fatti sul fronte opposto tutto ruota intorno al Pd: meglio correre da solo o con il centro? E l’asse coi 5S avrebbe chance di vittoria? Ecco tutti gli scenari in vista del voto

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 29 Lug. 2022 alle 10:53 Aggiornato il 29 Lug. 2022 alle 10:59

    Il centrodestra è il netto favorito per le elezioni del prossimo 25 settembre secondo tutti i sondaggi. Ma non tutte le vittorie sono uguali e questo, oltre al vantaggio che otterrà in termini di voti, dipenderà anche dalle scelte fatte dal centrosinistra, impegnato proprio in queste ore in un delicato risiko relativo alle alleanze. Perché se il perimetro del centrodestra è in gran parte definito dal tridente Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia, diversa è la situazione del centrosinistra dove il Partito democratico, messa probabilmente una pietra sull’alleanza con il Movimento Cinque Stelle, potrebbe valutare di correre con altre forze centriste, a partire da Azione di Carlo Calenda, o una corsa quasi solitaria, con pochi alleati stretti come il cartello Verdi-Sinistra Italiana.

    Chiaramente, per qualsiasi partito, scegliere con chi allearsi può avere contraccolpi anche tra i propri elettori e tra quelli dei propri possibili alleati e non si può non tener conto della legge elettorale, proporzionale per circa due terzi e maggioritaria per il resto. Le alleanze possono essere determinanti nei collegi uninominali, dove – se gestite male – possono lasciare praterie al centrodestra. In questo senso, la simulazione realizzata da Youtrend per SkyTG24 è un riferimento importante per raccontare la situazione e i possibili scenari. È importante ricordare che si andrà a votare per la prima volta dopo il taglio dei parlamentari approvato dal referendum costituzionale del 2020, e per questo i deputati non saranno più 630 ma 400 e i senatori, anziché 315, saranno 200, cui vanno aggiunti i sei attuali senatori a vita: qualcosa che porterà la maggior parte delle principali forze politiche a perdere parlamentari, anche a fronte di un’eventuale crescita nei consensi. E per la stessa ragione la maggioranza, in ciascuna delle due Camere, tenderà a essere numericamente più risicata.

    Con Calenda e Renzi

    I sondaggi dicono che gli elettori Pd guarderebbero più volentieri al centro rispetto a una corsa solitaria. E anche per questo i sondaggi oggi descrivono quello al fianco del centro come il miglior risultato per il centrosinistra (116-136 deputati, 50-70 senatori) e, parallelamente, il peggiore per la destra (che sarebbe comunque maggioranza in entrambe le camere, ma otterrebbe tra i 222 e i 242 deputati e tra i 109 e i 129 senatori). I Cinque Stelle rimarrebbero tagliati fuori dallo scontro tra i principali poli e avrebbero difficoltà a ottenere seggi nei collegi uninominali, riuscendo comunque a intercettare parte (tra i 26 e i 36 deputati, tra i 9 e i 19 senatori) del dissenso della sinistra del Pd causato da un’alleanza con Calenda: il risultato pentastellato, infatti, sarebbe migliore in questo scenario che in quello che vede il Pd correre da solo.

    Nota a margine: la simulazione ha tenuto conto di una possibile alleanza dei dem sia con i centristi di Azione e Italia Viva che con la lista composta da Sinistra Italiana ed Europa Verde: la convivenza di questi soggetti nella stessa coalizione non è scontata.

    In solitaria

    C’è la possibilità che il Pd, consumata la rottura con Conte e non trovando intese con Calenda e la sua apertura agli ex Forza Italia, opti per una corsa solitaria o quasi, affidandosi solamente ad Articolo Uno e alla lista Verdi-Sinistra Italiana. Tale possibilità prevede chiaramente il minor numero di seggi per il centrosinistra (73-93 alla Camera, 32-52 al Senato), che non potrebbe contare su alcun alleato nei collegi uninominali lasciando campo libero al centrodestra. Questo scenario rappresenta inoltre il peggiore per i Cinque Stelle (23-33 deputati, 10-20 senatori), con la parte più a sinistra dell’elettorato Pd che non sarebbe allontanata verso i pentastellati dalla presenza di Calenda, che da solo si limiterebbe a 15-25 deputati e 5-10 senatori.

    Inutile dire che, forte della divisione tra gli altri schieramenti, il centrodestra riuscirebbe a ottenere un ampissimo risultato trascinato dal successo negli uninominali che li porterebbe a ottenere in tutto tra i 240 e i 260 deputati e tra i 116 e i 136 senatori.

    Fronte giallorosso

    Enrico Letta è stato molto chiaro sul fatto che tra Pd e Cinque Stelle qualcosa si è rotto, ma visto che in politica nulla è impossibile, gli istituti demoscopici continuano a sondare tale possibilità. Dopo lo strappo sul governo Draghi gli elettori del Pd risultano, sondaggi alla mano, particolarmente scettici nel riproporre l’alleanza giallorossa, e per questo tale possibilità porterebbe all’ipotetica coalizione meno seggi rispetto a un’alleanza con il centro. Nonostante ad oggi i Cinque Stelle siano considerati nei sondaggi più alti di Calenda, il Pd abbasserebbe il proprio consenso qualora dovesse scegliere di allearsi con il Movimento, stando ai sondaggi su cui si basa la simulazione di Youtrend. L’alleanza giallorossa otterrebbe quindi tra i 105 e i 125 deputati e tra i 44 e i 64 senatori, contro i 234-254 deputati e 116-136 senatori del centrodestra e i 20-30 deputati e 5-15 senatori dei centristi.

    Polarizzazione

    In conclusione, le simulazioni mostrano ciò che anche i più recenti sondaggi stanno mostrando: il voto tende a polarizzarsi. Questo, è giusto ricordarlo, rappresenta una fotografia del momento e una tendenza comune a molte recenti elezioni che può comunque essere rovesciata nel corso della campagna elettorale, ma spesso l’elettorato ha aumentato la tendenza a scegliere per chi votare nei giorni a ridosso del voto, prendendo in considerazione principalmente i candidati con maggiori possibilità di vittoria.

    Questo rischia dunque di penalizzare eventuali corse solitarie di Cinque Stelle e Centro, che, qualora non riuscissero a diventare competitivi nel corso della campagna, rischierebbero di rimanere tagliati fuori dai principali schieramenti, ottenendo risultati marginali. Ma è una tendenza che può cambiare, come sanno bene i Cinque Stelle, che nel 2013 da outsider riuscirono con una grande rimonta a ottenere il 25 per cento dei consensi: come è noto in politica le sorprese non vanno mai sottovalutate. Soprattutto in Italia.

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