Giorgia Meloni lo sa: anche se il centrodestra vincesse le elezioni e il suo fosse il primo partito della coalizione potrebbe non sedere l’anno prossimo sulla poltrona di palazzo Chigi. Perché è questa la notizia che comincia a circolare negli ambienti di Fratelli d’Italia più vicini alla leader.
I motivi sono due: da un lato la paura di “bruciarsi”, di fare la fine di Silvio Berlusconi messo alla porta dall’Unione Europea a colpi di spread. Dall’altro lato il “niet” nei suoi confronti che, al di là dei tanti incontri di accreditamento fatti negli ultimi tempi, ancora permane da parte di Washington e Bruxelles.
Insomma, ai piani alti di Fratelli d’Italia stanno seriamente pensando che anche in caso di vittoria potrebbe essere meglio stare fermi un giro e procurarsi un piano B. In futuro si vedrà, magari quando e se ci sarà di nuovo un repubblicano alla Casa Bianca. Perché è proprio questo il più grande ostacolo: il democratico Joe Biden.
Il dipartimento di Stato non ne vuol sapere di ritrovarsi in un Paese sempre più fondamentale per l’alleanza Atlantica come l’Italia un sovranista a palazzo Chigi dopo aver sconfitto Trump negli Stati Uniti. Tanto più con i venti di guerra che soffiano dall’Ucraina. D’altra parte che i rapporti con Washington e con l’Europa siano ai minimi termini lo dimostrano anche le recenti parole pronunciate da Giorgia Meloni che in un video ha fatto letteralmente a pezzi il presidente degli Stati Uniti alle prese con la gestione del conflitto in Ucraina.
Joe Biden “si sta dimostrando del tutto inadeguato” mentre “sono inutili e inesistenti i vertici dell’Ue, che sono sempre presentissimi quando si tratta di imporre regole assurde ai cittadini, ma di colpo diventano evanescenti quando c’è da affrontare le grandi sfide del nostro tempo…”.
Decisamente non il modo migliore per accreditarsi da parte di un potenziale presidente del consiglio italiano. Così ai piani alti di Fratelli d’Italia comincia a prendere piede l’ipotesi di trovare un candidato condiviso con gli altri partner di centro-destra, un “papa straniero” da presentare agli elettori prima delle elezioni. Insomma, meglio fare un passo indietro per il bene della coalizione piuttosto che andare a palazzo Chigi e poi ritrovarsi a governare senza il benestare di Washington e Bruxelles. Cosa che non ha mai portato fortuna a chi ci ha provato.