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    Dal boom di Meloni e Decaro al flop 5 stelle: vincitori e vinti del voto di preferenza

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 12 Giu. 2024 alle 14:28 Aggiornato il 12 Giu. 2024 alle 17:09

     

    Se la partita sulle liste più votate alle elezioni europee ha avuto i suoi vincitori e i suoi vinti, parallelamente si è combattuta un’altra battaglia, quella sui candidati più votati, che in un voto di preferenza rappresenta sempre una lotta a sé stante, tanto più in una partita in cui numerosi leader nazionali sono personalmente scesi in campo, pur chiarendo in alcuni casi che non si sarebbero seduti sugli scranni di Bruxelles e Strasburgo in caso di elezione.

    Si tratta di una partita che, da un lato, rispecchia il consenso ottenuto dalle diverse liste ma vede una serie di altri fattori interessanti, spesso legati a un determinato partito o a un determinato territorio. Perché se da un lato la trionfatrice come preferenze è stata Giorgia Meloni, alla guida del partito più votato, va tenuto presente come il Partito Democratico abbia ottenuto molti importanti risultati in termini di preferenza: un elemento caratterizzante di quello che ad oggi rimane uno dei partiti più strutturati in Italia e che contribuisce spesso a portarlo alle europee a un risultato migliore di quello che emerge dagli ultimi sondaggi pre voto.

    Se ci sono ottimi risultati in termini di preferenze anche in Fratelli d’Italia, i pezzi da novanta eletti ottengono risultati ampiamente distanziati dalla presidente del consiglio, in una lista che ha puntato soprattutto su nomi interni senza cercare personalità ad effetto. Discorso diverso invece per il Movimento Cinque Stelle, che storicamente è più forte sul voto di lista e ottiene numeri più bassi in materia di preferenze. Ma andiamo a vedere con maggiore precisione i dati nelle diverse liste e nei diversi territori.

    I più votati

    Andando a vedere i campioni in termini di preferenze, facendo anche una somma tra i candidati in più circoscrizioni, la presidente Giorgia Meloni (presente in tutte e cinque le ripartizioni elettorali) vince in maniera netta la competizione, ottenendo in tutto due milioni e mezzo di preferenze. Segue il frontman leghista di questa campagna, anche lui presente in tutta Italia, Roberto Vannacci, che supera quota 550mila, mentre a completare il podio c’è il trascinatore del PD nella circoscrizione sud, il più alto nel computo delle preferenze tra quelli presenti in un’unica ripartizione: l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, che si ferma poco sotto le 500mila preferenze. Subito ai piedi del podio, presente ovunque tranne che nelle isole, il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani, cui seguono ben cinque candidati del PD, quasi tutti presenti in un’unica circoscrizione: Stefano Bonaccini intorno alle 390mila preferenze, Cecilia Strada a 284mila, la segretaria Elly Schlein (lei candidata al centro e nelle isole) a 250mila, Lucia Annunziata a 242mila e Giorgio Gori a 211mila. Chiude la top ten il più votato tra i partiti rimasti sotto lo sbarramento del 4 per cento, ovvero Matteo Renzi, candidato in quattro circoscrizioni su cinque con Stati Uniti d’Europa, con 206mila preferenze.

    Ma se questa è la situazione complessiva, andiamo a vedere nello specifico

    Fratelli d’Italia

    Nel partito più votato di queste europee, come abbiamo già visto, la candidata più votata è stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, presente in tutte le circoscrizioni e che ha raccolto complessivamente circa due milioni e mezzo di preferenze. In una lista che ha puntato quasi esclusivamente su nomi interni al partito e poco su personalità ad effetto e figure della società civile, sono soprattutto i big uscenti a ottenere un alto numero di preferenze ma ben distanziato dalla leader e al di sotto dei candidati di molti tra i candidati più votati del PD. Questo è dovuto anche al fatto che Fratelli d’Italia, seppur più votato come lista, ha puntato molto sulla campagna per la leader, mentre il PD ha puntato maggiormente sulla lista.

    Per trovare il secondo più votato di Fratelli d’Italia a livello complessivo su tutto il territorio nazionale, dopo la primatista Meloni dobbiamo scendere fino al diciannovesimo posto, occupato dall’europarlamentare uscente nonché copresidente del gruppo dei Conservatori e riformisti europei Nicola Procaccini, candidato nella circoscrizione centro, a quota 120mila voti. Nelle altre circoscrizioni, alle spalle di Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia si piazzano rispettivamente Carlo Fidanza nel nord-ovest con 50mila preferenze, Elena Donazzan nel nord-est con 63mila preferenze, Alberico Gambino al sud con 93mila preferenze e Giuseppe Milazzo nelle isole.

    Nella lista aveva suscitato interesse la scelta di Giorgia Meloni di presentarsi con l’alias elettorale “detta Giorgia”, che ha reso validi i voti espressi scrivendo il solo nome di battesimo della premier. Per quanto sarebbe molto interessante conoscere quanti elettori abbiano votato la leader di Fratelli d’Italia in questa maniera, non è possibile conoscere questo dato dal momento che tali voti, che siano stati espressi come “Meloni”, “Giorgia Meloni” o “Giorgia” vengono assegnati cumulativamente. In ogni caso, la campagna legata alla premier ha sicuramente funzionato, contribuendo a far crescere il partito in termini percentuali e portando Giorgia Meloni a un livello altissimo di preferenze, superiori anche a quelle ottenute nel 2019 da Matteo Salvini nella Lega, nonostante quest’ultima fece un risultato migliore di quello di Fratelli d’Italia di quest’anno sia in termini di voti assoluti che di percentuale.

    Partito Democratico

    Se Fratelli d’Italia ha puntato soprattutto sul voto alla leader, il Partito Democratico ha puntato su nomi in grado di parlare alle diverse anime del suo elettorato per cercare di ottenere più voti possibili. Una strategia che sicuramente è stata premiata e che non è nuova in un partito in cui in generale molti candidati ottengono un numero elevato di preferenze in questo tipo di elezione.

    Alla vigilia del voto, aveva sorpreso molti la decisione di Elly Schlein di scendere in campo in prima persona, rompendo una tradizione del PD nata prima ancora che il partito nascesse, quando nel 2004 DS e Margherita scelsero di non candidare i propri leader al parlamento europeo e mettere in lista solamente persone che avrebbero onorato il proprio mandato. La segretaria dem ha invece optato, nel suo battesimo del fuoco in un’elezione nazionale, per presentarsi personalmente in due circoscrizioni, quella dell’Italia centrale e quella delle isole, arrivando prima nella lista PD ma senza mai prendere preferenze bulgare: in un contesto positivo per il partito dà più l’idea di una segretaria alla guida di una corsa collettiva che lanciata al primato indiscusso.

    La corsa collettiva dei candidati dem, pensati per coprire i vari segmenti dell’elettorato, si comprende bene dal fatto che tra i venti candidati più votati d’Italia, ben nove sono in lista col PD. Il vero mattatore in questo senso è Antonio Decaro, che arriva quasi a 500mila preferenze nel sud, contribuendo al risultato del suo partito che risulta il più votato nella circoscrizione e arriva addirittura a ottenere il 45 per cento dei voti nella provincia di Bari. Elly Schlein arriva tranquillamente prima nelle due circoscrizioni in cui si è presentata, ottenendo complessivamente circa 250mila preferenze, mentre a nord-ovest arriva per prima Cecilia Strada con 284mila voti e a nord-est Stefano Bonaccini con 390mila.

    Movimento Cinque Stelle

    Se il PD tradizionalmente si caratterizza per gli alti livelli di preferenze alle elezioni europee, vale esattamente il contrario per il Movimento Cinque Stelle. Non è un caso che in questo voto il PD ottenga regolarmente un risultato superiore rispetto a quello degli ultimi sondaggi pre-elettorali e i pentastellati un risultato generalmente più basso.

    Nel Movimento Cinque Stelle, il candidato che ha ottenuto più preferenze a livello nazionale è stato Pasquale Tridico, appena ventesimo nel computo complessivo tra tutti i candidati in gara, che nella circoscrizione sud ha ottenuto 118mila preferenze. Meno, per intenderci, di quelle ottenute da Michele Santoro, che per quanto corresse in tutte e cinque le circoscrizioni, era candidato in una lista – Pace terra dignità – che ha ottenuto circa un quarto del consenso pentastellato.

    Oltre all’ex capo dell’INPS Tridico, nelle isole per i Cinque Stelle si piazza in testa Giuseppe Antoci con 64mila preferenze, ma è nel resto d’Italia, più lontano dai bacini tradizionali del consenso pentastellato, che i livelli di voti espressi per i vari candidati scendono notevolmente. Se nel centro l’ex calciatrice Carolina Morace arriva prima con 31mila voti, mentre nel nord-est arriva in testa Sabrina Pignedoli con 15mila voti e nel nord ovest il giornalista Gaetano Pedullà con poche centinaia di voti in più della futura collega. Un numero di voti che consente loro di arrivare primi ed essere eletti, ma molto più basso di quello con cui si conquista la vetta di altre liste anche più piccole.

    Si ripropone dunque un tradizionale problema del Movimento Cinque Stelle quando si trova a confrontarsi col voto di preferenza e che dovrà ora affrontare dopo il magro risultato europeo nella riflessione interna avviata dal leader Giuseppe Conte.

    Forza Italia

    In tanti avevano scommesso che la morte di Berlusconi avrebbe portato a una rapida rarefazione di Forza Italia, partito che già da tempo stava subendo un’emorragia di consensi e un ridimensionamento del ruolo nella compagine del centrodestra. Antonio Tajani, tuttavia, smentisce chi pensava che il destino degli azzurri fosse segnato, portando il partito non solo ad aumentare la percentuale di consensi, ma anche a sorpassare la Lega. Starà adesso al ministro degli Esteri mostrare all’opinione pubblica se si è trattato di una tendenza isolata o di qualcosa di più duraturo.

    In ogni caso, il primo in termini di preferenze in casa azzurra è proprio Tajani, quarto più votato in Italia in assoluto con 413mila voti, in testa in tutte e quattro le circoscrizioni in cui si è presentato. Nell’altra, quella delle isole, il campione in termini di preferenze è Edy Tamajo.

    Lega

    Se cinque anni fa la Lega usciva trionfante dalle urne con il 34 per cento dei voti e Salvini trionfante in termini di preferenze, nel frattempo gli equilibri sono cambiati e il partito del ministro delle Infrastrutture non gode dello stesso consenso, tanto che il 9 per cento ottenuto, pur rappresentando un lieve incremento rispetto al 2022, è un miglioramento dal sapore amaro, visto che ha subito il sorpasso da parte di Forza Italia che lo manda al terzo posto tra le forze della compagine di governo.

    In questa Lega alla ricerca di una nuova dimensione, come noto, il frontman di questa tornata elettorale non è stato Matteo Salvini, ma il generale Roberto Vannacci, autore l’anno scorso del controverso libro Il mondo al contrario diventato a sorpresa un bestseller. E proprio Vannacci in campo in tutte e cinque le circoscrizioni, ha ottenuto a livello nazionale oltre 550mila preferenze, divenendo il secondo più votato di queste elezioni alle spalle soltanto di Giorgia Meloni.

    Nonostante il notevole risultato, Vannacci non è riuscito ad arrivare primo in casa Lega in tutte le circoscrizioni: in quella delle isole, infatti, arriva alle spalle di Raffaele Stancanelli. Nelle altre, invece, arriva primo ma alle sue spalle vanno segnalati anche i risultati di altre figure di primo piano del Carroccio, come Silvia Sardone, che nel nord-ovest ottiene 75mila preferenze, mentre Anna Cisint nel nord-ovest ne ottiene 42mila, Susanna Ceccardi al centro 33mila e i 71mila di Dario Patriciello al sud. Questi ultimi si ritrovano attualmente non eletti, ma almeno uno rientrerà per forza perché il generale Vannacci, eletto in quattro circoscrizioni, dovrà optare per una di esse facendo subentrare nelle altre i primi dei non eletti.

    Alleanza Verdi e Sinistra

    Se c’è un risultato che ha sorpreso in modo particolare è proprio quello di Alleanza Verdi e Sinistra, arrivata al 6,7 per cento a livello nazionale. Tra i fattori che hanno trainato questo risultato probabilmente proprio le liste, in grado di coinvolgere ed ampliare il proprio elettorato tradizionale. Un nome su tutti? Ilaria Salis, come noto al centro di un procedimento giudiziario a Budapest, le cui immagini al tribunale dove indossava vistosi strumenti costrittivi nel corso dell’udienza hanno scosso l’opinione pubblica. L’attivista ha trionfato nel voto di preferenza nelle due circoscrizioni (nord ovest e isole) in cui era presente, conquistando in tutto 178mila preferenze.

    Stati Uniti d’Europa

    L’ottimo risultato di Matteo Renzi in termini di preferenze è una magra consolazione per una lista che, fermandosi al 3,8 per cento, non arriva per poco alla soglia di sbarramento e rimane così esclusa dal parlamento europeo. L’ex premier, presente in 4 circoscrizioni, ottiene 206mila preferenze, decimo miglior risultato d’Italia e migliore per un esponente di un partito escluso. Nell’unica circoscrizione in cui Renzi non è stato presente, quella del nord-est, ad avere la meglio è Antonella Soldo, attivista pro cannabis legale, che ottiene 10mila preferenze. Un risultato non paragonabile a quello ottenuto da Renzi nelle altre ripartizioni.

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