Per le elezioni europee non esiste una legge elettorale applicabile in tutti gli Stati membri dell’Unione. Una legge uguale per tutti. Anzi, ogni Paese fa “a modo suo”. L’unico metodo comune è l’uso del sistema proporzionale puro, per cui ogni partito ottiene un numero di rappresentanti che rispecchia esclusivamente il proprio risultato elettorale, il che disincentiva fortemente le coalizioni tra partiti.
In Italia ci sono cinque circoscrizioni macro-regionali: Nord Ovest (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia), Nord Est (Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia), Centro (Toscana, Marche, Umbria, Lazio), Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Basilicata, Puglia) e Isole (Sicilia e Sardegna).
Nel nostro Paese è prevista una soglia di sbarramento al 4 per cento a livello nazionale, nonostante periodicamente si discuta sull’opportunità di abbassarla o rimuoverla direttamente. Sui ventisette Paesi Ue, nove hanno una soglia più alta, al 5 per cento (limite massimo consentito), mentre altri due (Spagna e Cipro) ne hanno una più bassa (3 per cento e 1,8 per cento rispettivamente); infine, i restanti tredici non prevedono alcuno sbarramento.
Dibattito
Negli scorsi mesi in Italia si è dibattuto sull’abbassare la soglia di sbarramento dal 4 al 3 per cento: ipotesi di cui si sarebbe parlato anche nella maggioranza. «Per noi il 3 o 4 per cento non fa differenza – disse lo scorso settembre il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan –. Nel momento in cui venisse presentata una proposta in Parlamento formuleremo la nostra posizione, naturalmente confrontandoci con gli alleati».
A frenare tutto però ci pensarono Lega e Forza Italia. Matteo Salvini infatti fece sapere, tramite una nota, che «la Lega è contraria ad abbassare la soglia di sbarramento in vista delle elezioni europee: la modifica della legge elettorale non è una priorità, ma soprattutto è giusto che gli Italiani scelgano i propri rappresentanti senza che ci siano aiutini. Chi ha i voti, ottiene il seggio. Peraltro, in teoria sarebbe più ragionevole alzare la soglia: consentirebbe di limitare la frammentazione politica che rende il Paese più debole».
Salvini, a Rtl, poi aggiunse: «Leggevo su qualche giornale che staremmo parlando della legge elettorale per le elezioni europee, ma figurati se con tutti i problemi che abbiamo da risolvere abbiamo tempo da perdere o da dedicare alla legge elettorale per le europee, alle soglie di sbarramento, pura fantasia».
Dello stesso avviso Forza Italia. «Il 4 per cento è una soglia corretta e non da modificare. Non esiste al tavolo del centrodestra alcun dibattito sull’argomento», spiegò il capogruppo alla Camera Paolo Barelli. Maurizio Gasparri invece fu ancora più netto: «Nessuno farà mai un regalo a Italia Viva, che comunque non arriverebbe neppure al 3 per cento. Semmai bisogna alzare lo sbarramento al 5 per cento». Italia Viva che però si disse contraria: «Non ci interessano giochi di palazzo per le prossime elezioni Europee. Per noi lo sbarramento deve restare quello fissato dalla legge. È un cattivo costume modificare le regole del gioco a ridosso delle consultazioni elettorali», scrisse su Twitter Enrico Borghi.
Gli unici che difesero l’ipotesi a viso aperto furono Sinistra e Verdi. «Le norme attuali escludono milioni di persone dalla rappresentanza nel Parlamento europeo, organismo sempre più centrale nelle vite dei nostri paesi. L’abbassamento della soglia è dunque una necessità democratica, o dobbiamo pensare che qualche forza politica ha paura del voto dei cittadini e delle cittadine?», le parole di Filiberto Zaratti.
Il Pd cercò di restare alla larga dalla querelle, ma il responsabile riforme Alessandro Alfieri fu gelido: «I cambiamenti delle leggi elettorali per interessi particolari non hanno portato fortuna a nessuno. Consiglierei prudenza».
Proposta di riforma
Il dibattito, va detto, non è solo italiano. Da tempo giuristi, scienziati politici e organizzazioni internazionali si interrogano se le soglie di sbarramento siano in linea o meno con i principi democratici, in particolare quello che tutela la rappresentanza delle minoranze.
Nel 2007, il Consiglio d’Europa, istituzione da non confondere con l’Ue e che si occupa di promuovere la democrazia e i diritti umani a livello europeo e internazionale, ha raccomandato agli Stati membri di mantenere una soglia per le elezioni parlamentari non superiore al 3 per cento al fine di consentire la maggiore rappresentanza politica possibile della popolazione, in quanto escludere «gruppi di persone dal diritto di essere rappresentati è dannoso per un sistema democratico».
C’è poi chi vorrebbe una rivoluzione vera e propria della legge elettorale. Si tratta di Volt Europa, che da anni sta portando avanti un progetto concreto che prevederebbe anche le liste transnazionali.
«Il nostro europarlamentare Damian Boeselager – spiega a TPI la presidente del movimento e partito Volt Europa, Francesca Romana D’Antuono – in questi anni ha portato avanti una proposta di riforma della legge elettorale per le elezioni europee dato che i singoli rappresentanti eletti dai singoli Paesi vengono eletti con leggi elettorali molto diverse tra loro», le parole del, a TPI.
«Ad esempio: in Slovacchia bisogna raccogliere 20mila firme una sola volta e si può correre; in Belgio il numero di firme necessarie è molto minore e si può fare online; in Olanda serve praticamente un numero ridicolo; in alcuni Paesi c’è il finanziamento ai partiti, in altri no; in alcuni c’è la soglia di sbarramento, in altri no… Sempre in Olanda, pensi, può essere un candidato alle elezioni europee purché tu nel corso del mandato compia 18 anni. Potenzialmente quindi una ragazza di 13 anni si può candidare…».
«In Italia, come noto, bisogna aspettare i 25… Le persone elette si ritrovano a rappresentare la popolazione europea in numero proporzionale alla grandezza del Paese ma con una legittimità molto diversa. Se io sono eletta in Italia, ho fatto la raccolta firme oppure mi sono “apparentata” con qualcuno, ho preso 1 milione di voti e così via, mentre Damian, ad esempio, è stato eletto con lo 0,7 per cento (diretta rappresentanza)».
«Vorremmo avere un’unica legge elettorale per tutti i Paesi dell’Ue per le elezioni europee», conclude D’Antuono. «Con il diritto al voto a partire dai 16 anni, liste con alternanza di genere e tante altre modifiche sostanziali come la lista transnazionale. In base alla nostra riforma ciascun cittadino europeo che può votare alle elezioni europee avrebbe una prima scheda elettorale nella quale eleggere i candidati della sua stessa nazionalità e una seconda per le liste transnazionali che i vari partiti potrebbero fare combinando candidati di diversi paesi. Quindi istituire una specie di circoscrizione estero. Questa cosa è passata in Parlamento europeo a maggio 2022, ma poi è finita nel dimenticatoio…».