Domenica 26 gennaio si vota in Calabria e in Emilia-Romagna: è in particolare in quest’ultima regione che l’esito delle elezioni risulterà decisivo per il futuro dell’esecutivo PD-M5s.
Quel che appare probabile è che difficilmente la coalizione giallorossa potrebbe reggere l’urto di una sconfitta nella storica regione rossa.
Se Bonaccini dovesse perdere e Borgonzoni diventasse la nuova presidente della Regione, il centrodestra chiederebbe a Mattarella di sciogliere le Camere per andare a nuove elezioni. Tutto quindi, a quel punto, sarebbe nelle mani del presidente della Repubblica.
Secondo un retroscena riportato da Dagospia, però, Mattarella avrebbe già preso una decisione che, nel caso, non farà felice Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Il Capo dello Stato infatti non avrebbe alcuna intenzione di porre fine motu proprio al governo PD-M5s. Saranno i due partiti, eventualmente, a dover decidere spontaneamente di rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica.
Se, però, dem e pentastellati decidessero di proseguire anche in caso di trionfo leghista in Emilia-Romagna, Mattarella non opporrebbe alcuna resistenza.
Secondo quanto scrive su Dagospia Marco Antonellis, le ragioni sarebbero due: innanzitutto il rischio che elezioni anticipate possano influire sulla scelta del successore dello stesso Mattarella (l’elezione del nuovo Capo dello Stato è fissata per il 2022).
Matterella vorrebbe evitare un presidente della Repubblica sovranista, e per questo non avrebbe alcuna intenzione di mandare il paese al voto in tempi brevi.
La seconda motivazione ha a che fare con il referendum sul taglio dei parlamentari, che si svolgerà in primavera. Andare a votare prima che gli elettori si esprimano sul tema vorrebbe dire far eleggere un parlamento meno legittimato a svolgere le sue funzioni.
Insomma, se Bonaccini venisse sconfitto potrebbe aprirsi un nuovo scontro tra Mattarella e il centrodestra, con Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia che non vedrebbero esaudita la loro richiesta di andare subito alle urne.