In Basilicata il centrodestra ha fatto tris, vincendo nuovamente dopo le tornate in Abruzzo e in Sardegna.
Vito Bardi, candidato della coalizione di Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, a scrutinio quasi completo è in testa con un netto 42,4 per cento dei consensi.
Segue piuttosto distanziato il candidato di centrosinistra Carlo Trerotola, con il 32,9 per cento. Altra botta per il Movimento Cinque Stelle: il candidato Antonio Mattia si ferma al 20,6 per cento.
Valerio Tramutoli, di “La Basilicata Possibile”, ottiene invece il 4,1 per cento.
Matteo Salvini ha commentato i risultati con una nota: “Grazie! La Lega in un anno triplica i voti, vittoria anche in Basilicata! 7 a 0, saluti alla sinistra e ora si cambia l’Europa”.
Il primo commento del candidato del centrosinistra, Carlo Trerotola, intorno alle 23.30 di domenica 24 marzo, aveva scritto la parola fine alle attese.
Prima ha analizzato con rammarico “l’allontamento della gente dalla democrazia”: al centro l’affluenza intorno al 50 per cento. Poi, parlando dello ‘sfidante’ del centrodestra, Vito Bardi, si è limitato a un laconico “mi congratulo con il vincitore”.
Il centrosinistra, pur continuando la sua lenta risalita nei confronti del Movimento 5 stelle, perde quindi una storica roccaforte.
La vittoria della Basilicata pone ora il centrodestra davanti alla terza vittoria su tre. La domanda è: cosa farà Matteo Salvini? Sicuramente attenderà quello che sembra essere l’inevitabile e scontato trionfo elettorale alle prossime Europee.
Poi, due strade: alzare la voce e spostare ancora di più il governo verso destra, oppure staccare la spina all’esecutivo di Giuseppe Conte e provare a “prendersi” l’Italia.
Dall’altra parte il Movimento 5 stelle è sempre più confinato a un ruolo secondario. Anche qui la domanda può essere la stessa: ha senso continuare a vivacchiare, fingendo di guidare un esecutivo, quello giallo-verde, del quale ha ormai ha perso il controllo?
Ha senso continuare questa lenta agonia verso le elezioni Europee? Soprattutto, Di Maio continua a essere così sicuro che tirare a campare, incassando in media un provvedimento su tre di governo, ha davverso senso?
Le parole del presidente Conte dalla Puglia, nella nervosa domenica appena trascorsa, suonano quasi come una constatazione: “Per me questa è la sola maggioranza possibile, non guiderò un esecutivo di altri colori”.
Il dado sembra quindi tratto: si tratta, ora, di decidere solo il protagonista di questa storia. Chi sarà a porre la parole fine al governo Conte? Salvini per fare all-in o Di Maio per provare a salvare il salvabile?