Oggi, domenica 4 marzo, circa 47 milioni di italiani sono chiamati alle urne per le elezioni politiche 2018. Urne aperte dalle 7 alle 23. Si vota in un solo giorno per rinnovare il parlamento e, in Lazio e in Lombardia, si vota anche per le regionali (quando conosceremo i risultati?).
Bene. Ma come si vota?
La legge elettorale con cui si andrà a votare è il cosiddetto Rosatellum bis, approvato il 26 ottobre 2017. È la prima volta che si userà questo sistema elettorale. Alle ultime elezioni politiche del 2013 era in vigore il porcellum, la legge Calderoli. Qui di seguito abbiamo elencato tutto quello che c’è da sapere su come votare per non commettere errori ed evitare il rischio di invalidare, involontariamente, la propria scheda elettorale.
Dove, quando, come e per cosa si vota
Si vota domenica 4 marzo, in un solo giorno, dalle 7 alle 23 in tutte le 61mila sezioni italiane. Ciascun elettore vota nella propria sezione di appartenenza. Si vota per rinnovare il parlamento italiano.
La scheda: come votare domenica 4 marzo
Ci sono due schede, una per ciascuna camera: quella rosa è per la Camera dei Deputati e una gialla per il Senato della Repubblica, ma la modalità di voto è la medesima.
Le schede che gli elettori troveranno al seggio in occasione di questa tornata elettorale avranno un tagliando anti-frode con un numero di serie e non potranno essere inserite direttamente nell’urna, ma dovranno prima essere consegnate al presidente, che provvederà a staccare il tagliando e a inserirle nell’urna, per verificare che non ci siano anomalie. Ecco come votare senza rischiare di annullare la propria scheda.
Gli elettori di Lazio e Lombardia, inoltre, riceveranno anche la scheda elettorale per le elezioni regionali.
Si potrà esprimere il proprio voto per la parte proporzionale e per la parte maggioritaria, così come previsto dall’attuale legge elettorale, all’interno della stessa scheda.
In ogni scheda, quella per la Camera e quella per il Senato, ci sarà infatti una parte dedicata al voto maggioritario (un rettangolo con un singolo nome in alto) e una parte dedicata al voto proporzionale (un rettangolo con i listini proporzionali in basso), dove ci saranno le liste collegate al singolo candidato che si trova in cima.
Non è previsto il voto disgiunto, ovvero un voto per una lista diversa da quella del candidato che si è scelto all’uninominale.
Se si deciderà di votare per una coalizione ma il candidato presentato da quella coalizione in un determinato collegio non piace, l’unico sistema per non votarlo è votare un’altra coalizione dal momento che non è possibile votare per un candidato diverso.
Allo stesso modo, se si vuole votare un candidato, ma non il partito che lo appoggia, bisogna votare per il candidato nello spazio della scheda riservato alla parte uninominale, e votare per un altro partito purché sia appartenente alla stessa coalizione. Se si vota il solo candidato, infatti, il voto verrà ripartito in maniera proporzionale tra le liste a sostegno di tale candidato.
Per quanto riguarda i quattro candidati del listino del proporzionale, non è possibile esprimere una preferenza sui singoli, ma il voto va alla lista. La conversione dei voti in seggi in questo caso avverrà con metodo proporzionale.
La legge elettorale
Si tratta di un sistema elettorale misto, e precisamente, alla Camera 231 seggi saranno assegnati con il sistema maggioritario in altrettanti collegi uninominali, 386 invece con il sistema proporzionale.
Nei collegi uninominali, con il maggioritario, vince il candidato che ottiene anche un solo voto più degli altri, mentre nel proporzionale i seggi vengono assegnati in maniera proporzionale in base ai voti ottenuti.
A questi vanno poi aggiunti i 12 seggi degli italiani all’estero, eletti con il proporzionale, e quello uninominale della Valle d’Aosta, che essendo uno solo viene matematicamente assegnato con il sistema uninominale.
Lo stesso meccanismo vale anche per il Senato, dove 102 seggi sono assegnati in altrettanti collegi uninominali, e i restanti 207 con il sistema proporzionale, mentre anche qui i sei senatori in rappresentanza degli italiani all’estero saranno eletti con il sistema proporzionale.
In entrambe le camere, dunque, il 36 per cento dei membri sarà eletto con il sistema maggioritario in collegi uninominali, mentre il rimanente 64 per cento con il proporzionale.
Per accedere all’assegnazione dei seggi proporzionali, ogni lista dovrà ottenere almeno il 3 per cento dei voti a livello nazionale (regionale per il Senato, come stabilito per la costituzione) e, se i partiti fanno parte di una coalizione, quest’ultima deve raggiungere almeno il 10 per cento.
Per quanto riguarda i seggi col maggioritario, essi vengono assegnati in collegi uninominali ovvero in collegi in cui viene eletto un solo candidato tra quelli in lista.
L’intero territorio è suddiviso in tanti collegi quanti sono i seggi dell’assemblea da eleggere. In ciascun collegio le liste elettorali presentano ciascuna un solo candidato e viene eletto quello che ha più voti.
Per quanto riguarda invece i seggi col proporzionale, essi vengono assegnati in collegi plurinominali, con listini bloccati di cui fanno parte al massimo quattro candidati.
Il territorio italiano è diviso in 231 collegi uninominali alla Camera (tranne Aosta, che ha in ogni caso un proprio collegio) e 109 al Senato.
La nuova legge elettorale prevede la possibilità per diverse liste di allearsi in coalizioni che sostengono lo stesso candidato nei collegi uninominali.
I collegi plurinominali sono tra i 70 e i 77 per la Camera e circa la metà per il Senato.
Ciascun candidato si potrà presentare in un singolo collegio uninominale e, parallelamente, in un massimo di tre collegi plurinominali.
Quando sapremo chi ha vinto
Lo scrutinio del voto inizia con lo spoglio delle schede per l’elezione del Senato e poi della Camera. Lunedì 5 marzo, dalle 14, inizierà anche lo scrutinio delle elezioni regionali.
Le prime indicazioni arriveranno con gli exit poll, tra le 23 e mezzanotte. Tuttavia i primi dati “interessanti” giungeranno dal ministero dell’Interno con l’assegnazione dei vari collegi uninominali, poiché forniranno una chiave di lettura del voto degli italiani alle due coalizioni – centrodestra e centrosinistra – e anche ai diversi partiti.
Lo scrutinio del voto proporzionale risulterà molto più lungo, in larga parte perché per avere un “dato reale” bisognerà attendere fino allo spoglio delle schede elettorali in tutte le 61mila sezioni italiane in cui si vota. Intorno alle 2 di notte potrebbero arrivare i primi dati, sopratutto per ciò che riguarda il Senato, e qualche ora più tardi (persino intorno alle 5) quelli della Camera. I dati definitivi complessivi potrebbero arrivare persino lunedì sera.
Il ministero dell’Interno ha già avvertito del rischio ritardi, dal momento che la fase del conteggio dei voti avverrà in tre diverse fasi, la prima volta che ciò avviene con l’introduzione del Rosatellum. Infine, toccherà ai cosidetti pluricandidati, ossia coloro che sono candidati in più collegi. Se il candidato viene eletto nel collegio uninominale, libera il seggio in cui era candidato con il sistema proporzionale, lasciando il posto al candidato successivo nel listino. Saranno gli Uffici delle Corti d’Appello a nominare formalmente i neoeletti.
L’affluenza negli anni
L’affluenza al voto negli 15 anni è diminuita passando dall’81 per cento del 2001 al 75 per cento nel 2013 (nel 1992 è stata dell’87 per cento).
E quindi?
Siamo, con ogni probabilità, di fronte alle elezioni politiche più incerte dell’ultimo decennio. Cosa accadrà dopo il 4 marzo? Le previsioni. In redazione a TPI, Luca Serafini ha messo insieme tre possibili scenari dopo il voto del 4 marzo.