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    Elezioni 2018, i seggi assegnati alla Camera con il proporzionale

    Credit: AFP PHOTO / Filippo MONTEFORTE

    La quota più consistente assegna al Movimento 5 Stelle, primo partito con il 32,66 per cento delle preferenze, 133 deputati. Sommandoli agli 88 presi con l'uninominale, si tocca quota 221

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 6 Mar. 2018 alle 09:29 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:29

    Il conteggio ufficiale dei seggi della Camera assegnati con il metodo proporzionale, all’indomani dello spoglio e dei primi risultati delle elezioni 2018, ha permesso di ripartire 607 seggi sui 630 disponibili.

    La quota più consistente premia il Movimento 5 Stelle, primo partito con il 32,66 per cento delle preferenze, 133 deputati. Sommandoli agli 88 presi con l’uninominale, si tocca quota 221.

    Riepilogo: come sono andate le elezioni politiche 2018 (qui il riassunto completo).

    A seguire, c’è il Partito Democratico, che in base al 18,7 per cento dei voti raccoglie 86 seggi del proporzionale.

    Il centrosinistra, compresi i 24 collegi uninominali, si ferma a quota 112 deputati.

    Ecco come appare il nuovo Parlamento per la parte proporzionale (mancano ancora alcuni seggi da assegnare):


    Tra i “ripescati” ci sono anche i ministri Minniti e Franceschini e il presidente del partito Matteo Orfini sconfitti nelle sfide dei collegi uninominali. Nella coalizione di centrosinistra anche due seggi per Svp, nessuno invece dalla ripartizione proporzionale per +Europa, Civica popolare e Insieme.

    Nel centrodestra Lega vale 73 posti, grazie al suo 17,37 per cento.

    Forza Italia, con il 14,01 % dei voti prende 59 seggi, 19 vanno a Fdi (4,35%). Sommandoli ai risultati uninominali, il centrodestra avrà a disposizione quindi 260 deputati.

    Conteggio al netto della Valle d’Aosta che porta a 607 seggi sui 630 disponibili.

    Gli ultimi 14 seggi finora assegnati col porporzionale finiscono invece a Leu, che non ha vittorie nell’uninominale ma recupera in questo modo tra gli altri Laura Boldrini e Pier Luigi Bersani, battuti nelle sfide secche dei collegi.

    Per il Senato, invece, il Viminale non ha ancora chiuso i lavori per assegnare tutti i seggi.

    L’Italia uscita dalle urne è un’Italia completamente diversa da quella a cui eravamo abituati.

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