Il primo atto del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi? No, non è la tanto discussa norma anti-rave. È il 28 ottobre – a cinque giorni dall’insediamento del governo Meloni, dunque – quando il ministero dell’Interno decide di comprare per 7.485 euro «monografie e opere enciclopediche per l’aggiornamento annuale del patrimonio librario per la Biblioteca del compendio Viminale». Tutto regolare, ovviamente. E ci mancherebbe altro. Ma a colpire è una curiosa coincidenza. Tra i libri richiesti ne spiccano due: la «Storia del Partito fascista. Movimento e milizia. 1919-1922» di Emilio Gentile e la «Storia dell’Italia fascista. 1922-1943» di Paolo Nello.
Due libri, mormora più di qualcuno al Viminale, che visto il colore politico di questo governo non possono mancare. C’è da dire, però, che in realtà sono tanti i volumi acquistati. Per la dovuta par condicio, ad esempio, il ministero ha deciso di comprare anche «L’apertura. L’Italia e il centrosinistra (1953-1963)» (di Paolo Pombeni). E poi, ancora, «Storia essenziale dell’Italia repubblicana» (Guido Formigoni), «Dalla patria all’umanità. L’Europa di Giuseppe Mazzini» (Lara Piccardo), «Giolitti. Un leader controverso» (Massimo Luigi Salvadori).
Nella libreria ministeriale, però, ci sarà spazio anche per volumi che consentano di ragionare sul perché le periferie si sono disaffezionate al voto («Come votano le periferie. Comportamento elettorale e disagio sociale nelle città italiane», di Marco Valbruzzi). E, già che ci siamo, anche libri che magari potranno essere utili al neo-ministro del Mare Musumeci: «Per terre e per mari. Quindici migrazioni dall’antichità ai nostri giorni» (di Massimo Livi Bacci). Magari servirà a qualcosa.