Sulla droga la Lamorgese pone nuove restrizioni
Per combattere il problema della droga, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese annuncia oggi, mercoledì 19 febbraio, maggiori restrizioni legislative: arresto immediato, con custodia cautelare in carcere, anche per chi spaccia piccole quantità di sostanze stupefacenti. Obiettivo: punire chi viene fermato, rilasciato e riprende a spacciare poche ore dopo.
Ad Ancona, dove ha incontrato i familiari delle vittime della strage della Lanterna azzurra di Corinaldo, la ministra annuncia una modifica al codice penale che farebbe (se fosse approvata) tremare giovani e giovanissimi consumatori a cui è capitato di avvicinarsi alle piazze dello spaccio.
“Ho predisposto una norma per superare l’attuale disposizione dell’articolo 73 comma cinque che non prevede l’arresto immediato per i casi di spaccio di droga – ha detto Lamorgese – Abbiamo fatto un tavolo di lavoro con il ministero della Giustizia e abbiamo trovato una soluzione che convince sia noi sia la Giustizia, dando la possibilità di arrestare immediatamente con la custodia in carcere coloro che si macchiano di questo reato”.
La ministra ha preso in considerazione numerose segnalazioni e allarmi sull’abbassamenti dell’età dei consumatori: “È stato rilevato il fatto che arrestare, senza custodia in carcere, e il giorno dopo vedere nello stesso angolo di strada lo spacciatore preso il giorno prima, incide anche sulla demotivazione del personale di polizia che tanto si impegna su questo versante e vede la propria attività essere posta nel nulla quando il giorno dopo li ritroviamo nello stesso posto”, ha spiegato.
“Accogliamo con particolare favore – dicono dall’Associazione nazionale funzionari di Polizia – l’ipotesi normativa predisposta dal ministero dell’Interno che consentirà l’applicazione di misure cautelari in carcere per chi spaccia sostanze stupefacenti indipendentemente dalla quantità ceduta. I dati in nostro possesso sono allarmanti non solo e non tanto per quanto riguarda l’uso di stupefacenti ma anche e soprattutto per il dilagare del suo consumo tra i più giovani”.
E dal sindacato di polizia Siap fanno eco: “L’applicazione di misure cautelari in carcere per chi spaccia sostanze stupefacenti indipendentemente dalla quantità ceduta è una misura che accoglieremo con soddisfazione”.