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    Romanzo Quirinale: se Draghi rinuncia al Colle, i partiti devono trovare un candidato trasversale. I nomi in lizza

    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 12 Ott. 2021 alle 15:09 Aggiornato il 12 Ott. 2021 alle 18:19

    A che punto siamo con la corsa al Quirinale? Formalmente sembra tutto fermo e ogni leader politico dichiara che è prematuro parlarne. Ma non bisogna mai fermarsi alle apparenze perché la corsa al Quirinale è un gioco di specchi. Infatti la realtà è molto diversa da quanto i politici ufficialmente raccontino: giochi e giochetti di Palazzo (e non) sono partiti da tempo.

    La chiave di tutto è la posizione di Mario Draghi: è lui il “deus ex machina”. Prima o poi dovrà far sapere le sue reali intenzioni anche se chi gli sta vicino sa benissimo che lui al Quirinale ci andrebbe di corsa: il tema però è che il suo governo è nato per garantire le istituzioni europee che i 200 e passa miliardi di euro che stanno per piovere sull’Italia siano gestiti come la UE vuole. E siamo ben lontani dal compimento di questo incarico, per cui non sarà affatto scontato vedere Draghi al Colle il prossimo febbraio.

    Se le cose stanno così, potrebbe aprirsi uno scenario nuovo e diverso rispetto alle ultime elezioni del Capo dello Stato dove più o meno il Pd l’ha fatta da padrone. Ora, atteso che la rielezione “temporanea” di Mattarella non tutti la vogliono (compreso il diretto interessato che, se proprio dovesse cedere, preferirebbe un settennato completo), il candidato/a dovrà necessariamente essere trasversale, raccogliere voti un po’ qui un po’ la.

    Se il centrodestra fosse compatto (ipotesi “eroica” di questi tempi) alla quarta votazione dovrebbe racimolare poco più di 50 voti per eleggere un suo candidato. Renzi e Di Maio controllano realmente una trentina di voti ciascuno e l’accordo con loro non è impossibile per un candidato che magari non sia il troppo divisivo. Renzi punta (ma lo dice da troppo tempo e questo è un po’ sospetto) su Casini, Salvini su Marcello Pera (una vecchia idea di Denis Verdini) ma girano forte anche i nomi di Letizia Moratti e, soprattutto, del redivivo Gianni Letta (anche per il Cavaliere sarebbe impossibile dire di no).

    Gli attuali uomini del Colle, invece, ad iniziare dal “Richelieu” Zampetti, puntano sulla Cartabia nella speranza che poi riconfermi in toto lo staff dell’attuale inquilino del Quirinale. In zona Pd, gli “ultimi giapponesi”, quelli che vogliono comunque provarci e hanno realmente un minimo di chances sono solamente Gentiloni e Veltroni. Ma parlando di centrosinistra non si può però nemmeno dimenticare un nome che negli ultimi 30 anni è sempre riecheggiato quando si è parlato di Quirinale, Giuliano Amato; se le cose dovessero molto ingarbugliarsi (cosa per niente da escludere) vedrete che se ne comincerà a parlare. Scommettiamo?

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