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    Salvaguardare la corsa al Quirinale: ecco perché Draghi ha “ceduto” la Rai al Pd

    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 10 Lug. 2021 alle 15:22 Aggiornato il 10 Lug. 2021 alle 15:25

    Il grande sconfitto di tutta la partita Rai è chi fino all’ultimo aveva avuto rassicurazioni da parte di Palazzo Chigi sulla sua nomina ad amministratore delegato di viale Mazzini. C’è un nome maschile che è rimasto particolarmente scottato. Ma all’ultimo momento, sul filo di lana, Mario Draghi ha cambiato decisamente idea.

    Perché? È questa la grande domanda che aleggia nelle redazioni dei giornali ma anche tra le segreterie dei partiti politici che non erano minimamente state avvertite delle intenzioni di super Mario. La risposta in realtà è molto semplice: l’ex numero uno BCE ha fatto un “patto tra gentiluomini” con il PD sulla partita “giustizia” e su tutte le altre riforme.

    Insomma, Mario Draghi ha “ceduto” la Rai al PD (anche su suggerimento del Quirinale con il quale c’è stato un confronto immediatamente prima delle nomine) in cambio di un aiuto parlamentare (nei confronti degli “alleati” grillini) per fare approvare senza scossoni in Parlamento le riforme utili al Pnrr che sono state promesse all’Europa. E sulle quale Mario Draghi si giocherà la faccia.

    Già, perché i 5 Stelle fanno le bizze e se dovessero finire in mano al trumpiano Giuseppe Conte per il bideniano Draghi saranno dolori. Quindi che cosa hanno pensato di fare in duplex Mario Draghi e il Quirinale? Hanno pensato bene di mettere la RAI in mano al PD di modo che in cambio il Partito Democratico con i suoi strateghi e maggiorenti, sempre ascoltatissimi da “Giuseppi” Conte, possano occuparsi di tenere a bada gli ardori, le divisioni e le smanie di rivincita dei 5 Stelle.

    Insomma, l’obiettivo primario di Mario Draghi e lo testimonia anche la sua telefonata a Beppe Grillo è quella di evitare che le beghe interne dei 5 Stelle mettano a repentaglio la tenuta del governo e la sua futura corsa al Quirinale. Ecco il vero motivo per il quale, in maniera apparentemente inspiegabile, e a dispetto di quanto lo stesso Draghi andava dicendo, ovvero che serviva un uomo dei “conti”, alla fine si è preferito andare sul duo Fuortes-Soldi.

    Senza considerare che c’è anche un addentellato a questo ragionamento: ovvero, la strategia tornerà utile anche in vista della possibile salita di super Mario al Colle perché anche in questo caso servirà il PD per tenere a bada i grillini che probabilmente andranno in ordine sparso.

    Insomma, super Mario con la RAI prende due piccioni con una fava: da un lato si assicura il sostegno totalitario del Partito Democratico in vista dell’approvazione delle riforme che serviranno per prendere i soldi dell’Europa (che poi è la cosa più importante che dovrà fare questo governo) ma, cosa ancora più importante, tramite il Pd tenterà di “calmare” i bollenti spiriti dei 5 Stelle e convincerli a non fare troppe storie in sede di approvazione parlamentare delle riforme; dall’altro lato Palazzo Chigi punta ad ottenere il sostegno del Partito Democratico (e tramite loro quello dei grillini) anche in vista della corsa per il Quirinale.

    Ma sulla scelta Rai ha pesato anche l’esigenza di frenare i sovranisti: Draghi si muove su un sottile equilibrio centrista e non vuole (così come non lo vuole il Quirinale) che le ali estreme si allarghino troppo. E questo vale anche per chi come Salvini sta da qualche tempo cavalcando l’azione di governo facendone la sua bandiera.

    Senza contare poi che con la scelta di Marinella Soldi, Mario Draghi strizza l’occhio anche a Matteo Renzi, uno di quelli che sarà tra i king maker della prossima elezione per il Colle: i bene informati sanno perfettamente che la Soldi anni fa la prima scelta dell’ex leader di Rignano per la Rai e che l’avrebbe voluta al posto di Campo dall’Orto. Insomma, chi aveva dubbi sul fatto che Mario Draghi non fosse un fine politico adesso è servito.

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