Nella riforma del fisco del premier incaricato Mario Draghi c’è solo un paletto: no alla flat tax, il cavallo di battaglia della Lega in tema tasse. Per il resto, i pilastri sono progressività, equità e lotta all’evasione.
Draghi propone il fisco progressivo
La direzione che l’ex presidente della Bce ha intenzione di imprimere alla riforma non è ancora stata definita, ma Draghi ha illustrato ai partiti la sua idea di fisco che si ispira al principio di progressività del sistema tributario richiamato dalla Costituzione stessa.
Questo, in soldoni, significa una rimodulazione delle aliquote, senza aumentare la pressione fiscale, ed escludendo la flat tax. Tra le forze politiche l’idea del fisco progressivo piace al Pd e a Leu, mentre Lega e FdI continuano a battere sulla proposta di una flat tax.
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Sistema “alla tedesca”
Negli ultimi mesi è entrato più volte volte nel dibattito il tema del “fisco alla tedesca”, cioè basato sulla progressività continua: un sistema che prevede che il valore dell’aliquota effettiva cresca in proporzione al reddito. Tanto più alto è il reddito, tanto più crescono le tasse. Un’imposta progressiva a scaglioni è quindi caratterizzata da aliquote medie effettive crescenti con il reddito.
Al momento, il sistema italiano è composto da quattro classi di reddito con una fascia di esenzione al di sotto dei 9.168 euro. Nella classe di reddito compresa tra 9.169 e 55.961 euro, nella quale si concentra la maggior parte dei contribuenti, l’aliquota sale proporzionalmente al reddito da un minimo del 14 per cento a un massimo del 42 per cento. Dai 55.962 euro ai 265.327 euro è prevista una aliquota del 42 per cento mentre oltre questa soglia l’aliquota sale al 45 per cento.
La flat tax della Lega non passa
Dopo le consultazioni è arrivata la certezza che la flat tax non rientra nel disegno di Draghi. La Lega propone sostanzialmente di fissare un’aliquota massima al 15 per cento e sostiene che la progressività non si ottiene solo con gli scaglioni e con le aliquote, ma anche con un nuovo sistema di deduzioni sulla base del reddito familiare e quindi capace di andare incontro alla necessità di avere un’imposta inversamente proporzionale al reddito in presenza di carichi.
Cosa chiedono i Cinque Stelle
Dal canto loro, M5S e Italia Viva sono da sempre per una riduzione delle aliquote. Il Movimento 5 Stelle ne aveva proposte tre: 23 per cento per i redditi da 10mila a 28mila, 37 per cento da 28mila a 100mila euro e 42 per cento oltre i 100mila.
Anche Italia Viva pensa a un sistema basato su tre aliquote ma si oppone all’idea del coefficiente familiare e propone di far confluire la parte di sostegno alla famiglia nell’assegno unico.
Il nodo della patrimoniale
Resta da sciogliere il nodo della patrimoniale, che aveva infiammato il dibattito prima dello scoppio della crisi di governo con un emendamento alla manovra, firmato da Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd), dal quale però hanno preso le distanze il governo uscente e lo stesso Pd.
La proposta prevedeva un prelievo progressivo sui grandi patrimoni. Più in generale, la patrimoniale è un’imposta – diretta sia a persone fisiche che a quelle giuridiche – che colpisce il patrimonio, sia mobile che immobile: denaro, case, azioni, valori preziosi, obbligazioni. Cosa deciderà su questo Mario Draghi?
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