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    Draghi sui migranti: “Arrivi 6 volte superiori al 2019, l’Italia non può fare da sola”

    Credit: Ansa foto
    Di Sofia Gadici
    Pubblicato il 3 Dic. 2021 alle 11:09

    Il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto con un videomessaggio alla conferenza ‘Rome Med-Mediterranean Dialogues‘ e sulla situazione dei migranti ha sottolineato che quest’anno i numeri degli arrivi sono stati 6 volte più numerosi del 2019: “L’Italia non può fare da sola”.

    Sempre sui migranti il premier Draghi ha ricordato che occorre un maggior coinvolgimento di tutti i paesi europei, anche nel Mediterraneo: “L’Italia continua a promuovere un avanzamento europeo verso una gestione collettiva, in un equilibrio fra responsabilità e solidarietà”. Resta fermo, ricorda Draghi, l’obiettivo di “proteggere i più deboli con cordoni umanitari dai paesi più vulnerabili, rafforzare i flussi legali, che sono una risorsa e non una minaccia per la nostra società”.

    Per fare ciò occorre guardare anche ai Paesi da cui i migranti partono o che giocano un ruolo fondamentale nella migrazione, perciò il presidente del Consiglio dei ministri ricorda che “l’Italia sostiene il progresso di transizione e di pacificazione della Libia. La conferenza di Parigi ha riaffermato l’unità della comunità internazionale attorno a questo obiettivo. Solo un percorso a guida libica può portare a una soluzione della crisi del Paese”. “Siamo vicini  – ha aggiunto – alle elezioni del 24 dicembre, un appuntamento cruciale per i libici e per il futuro della democrazia nel Paese, rinnovo il mio appello affinché siano libere, eque, credibile, inclusive, solo così le istituzioni libiche risulteranno solide e legittimamente, ciò facilitare il processo di ritiro dei mercenari e dei combattenti stranieri”.

    Esteri e clima

    Nel suo video messaggio Draghi ha parlato anche di molte realtà estere. Riguardo Israele ha affermato che “guardiamo con attenzione al percorso di normalizzazione delle sue relazioni col mondo arabo. Le recenti crisi di Gaza dimostrano la necessità di riavviare gli sforzi internazionali a favore del processo di pace, un cammino che deve portare a una soluzione a due Stati, praticabile, giusta e direttamente negoziata dalle parti coinvolte”.

    Un riferimento anche al clima: “I cambiamenti climatici potrebbero comportare, oltre all’innalzamento del livello del mare, anche un maggior rischio di eventi climatici estremi. È auspicabile una politica energetica condivisa, per lo sviluppo delle rinnovabili, eolico e solare, ma anche idrogeno verde, dobbiamo continuare a capitalizzare sulle risorse del gas, come fonte di transizione”.

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