Domani, martedì 6 aprile, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sarà in Libia per la prima tappa estera del premier. La visita a Tripoli servirà a rivendicare una priorità italiana geo-strategica che già recentemente Roma aveva messo in evidenza quando il ministro Luigi Di Maio era volato a Tripoli in un viaggio lampo per incontrare, primo tra gli occidentali, il nuovo premier onusiano Abdelhamid Dabaiba, alla vigilia della ministeriale del Consiglio Ue e del faccia a faccia col segretario di Stato, Anthony Blinken, a latere del vertice Nato.
Draghi arriva in Libia con un percorso chiaro tracciato settimane fa. Quando ha annunciato la sua visita il premier ha esplicitato la linea che intende imporre: “É chiaro che l’Italia difende in Libia i propri interessi internazionali e la cooperazione. Se vi fossero interessi contrapposti l’Italia non deve avere alcun dubbio a difendere i propri interessi internazionali, né deve avere timori reverenziali verso qual che sia partner. Ho sempre dimostrato estrema indipendenza nella difesa dei valori fondamentali dell’Europa e della Nazione”. L’Italia sostiene “il governo di unità nazionale” in Libia “con obiettivo di elezioni e aiutare a fare riforme economiche che inizino ad affrontare la situazione sociale ed economica deteriorata fortemente. Andrò in Libia la prima settimana di aprile, già Di Maio è stato lì. Quella sarà un’occasione importante per vedere i nostri indirizzi rafforzati dal dialogo e dal sostegno. Occorre essere molto vigili che l’accordo sul cessate il fuoco venga rispettato con l’evacuazione di coloro che hanno alimentato questa guerra, i mercenari e gli eserciti di altri Paesi, tra questi la Turchia”.
“La linea di politica estera del governo – ha detto ancora Draghi – è sostenere il governo di unità nazionale in Libia con l’obiettivo di elezioni all’inizio di dicembre, è necessario che il cessate il fuoco venga rispettato e sembra che ci siano sviluppi interessanti”.
Il premier Draghi, come sottolinea un’analisi di Inside Over, dovrà però cercare di recuperare terreno, visto che negli ultimi anni l’Italia divisa tra il sostegno ad al Sarraj e il dialogo con il rivale Khalifa Haftar, ricevuto dall’ex primo ministro Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, si è contraddistinta come un partner ambiguo. Ora Roma vuole riguadagnarsi la fiducia del governo tripolino anche attraverso la cooperazione in ambito sanitario. Nel Paese, infatti, ci sono almeno mille casi di Covid al giorno secondo l’Oms.
In totale, secondo le autorità libiche, i casi sarebbero 160mila su una popolazione di 7 milioni, con 2.700 vittime e una sanità impreparata ad affrontare l’emergenza. Per questo, come racconta Lorenzo Cremonesi sul Corriere, nelle scorse ore è partita dalle nostre coste una nave che trasporterà a Tripoli “10 tonnellate di materiale medico-sanitario”, comprese un milione di mascherine. Che la diplomazia oggi passi anche e soprattutto dagli aiuti contro il Covid lo dimostra anche la promessa dell’Ue di donare al governo libico 50mila vaccini.