Il premier non avrebbe voluto intervenire ma la domanda di un cronista che in conferenza chiedeva perché il presidente del Consiglio non si fosse presentato al cospetto della stampa ha costretto “Mr Whatever it takes” a fare buon visto a cattivo gioco e a concedersi per una chiacchierata, ancorché informale, con gli ultimi giornalisti rimasti dalle parti di Palazzo Chigi.
Il rischio era di far passare il messaggio che Draghi “non voleva metterci la faccia”. Per questo era stata la portavoce di Palazzo Chigi in persona, Paola Ansuini, a mettere nel giro di pochi minuti le cose a posto onde evitare spiacevoli equivoci: “So che qualcuno ha chiesto il motivo della non presenza del presidente del Consiglio in conferenza stampa. Il motivo è che il provvedimento è complesso e abbiamo deciso di lasciare i ministri a vostra disposizione, per rispondere a tutte le domande che avete fatto anche nei giorni scorsi. Ci sarà prossimamente un’occasione per salutare il presidente del Consiglio”.
L’occasione è arrivata l’indomani (cioè ieri) giusto in tempo per andare in ferie senza lasciare spiacevoli retropensieri alla stampa. Le ferie di Draghi e dei ministri dureranno un paio di settimane. Lo ha spiegato lo stesso premier ai giornalisti convocati nella sala degli Arazzi di Palazzo Chigi: “Ci avviamo tutti un po’ a prenderci queste due settimane di vacanza ma tra due settimane ci vuole la stessa determinazione per affrontare le sfide e le risposte da dare a problemi urgenti”, ha detto.
Ma ha anche aggiunto: “Il governo vive perché c’è il parlamento che lo fa vivere e legifera. L’orizzonte è nelle mani del parlamento, non posso esprimere visioni: io sono qui sono stato chiamato per far questo, cerco di farlo al meglio e poi vedremo”.
Traduzione: al momento non è da escludere il “bis” a tempo di Sergio Mattarella per poi concordare attraverso un “patto tra gentiluomini” un ordinato passaggio di consegne nel 2023.
Una cosa però è sicura: comunque andranno le cose Mario Draghi vuole continuare ad essere il padrone e l’artefice del proprio destino.
In molti pensavano che un uomo del suo standing internazionale che era stato per sette anni a contatto con i grandi leader mondiali da Presidente della BCE, non sarebbe stato colpito dal “virus di Palazzo Chigi”, quella sensazione di “pienezza di sé” che contagia chiunque percorra lo Scalone d’onore.
E invece si direbbe che il “virus” abbia colpito in pieno anche stavolta, esattamente come accaduto a tanti (ma molto meno illustri) predecessori arrivati nella stanza dei bottoni. Frasi come “decido io se resto Presidente del Consiglio o vado a fare il Presidente della Repubblica” come se questioni del genere potessero essere risolte da “un uomo solo al comando”, suonano ormai abituali per il “cerchio magico” di piazza Colonna.
Altra frase “cult” che circola a Palazzo è “meno sentiamo i partiti e meno sbagliamo”. E su questo, francamente, non si può che essere d’accordo visto lo “spettacolino” che hanno prodotto i partiti politici italiani negli ultimi anni. Ma, come detto, forse si tratta solamente di un “virus”: quello che colpisce chiunque metta piede a Palazzo Chigi.
Leggi l'articolo originale su TPI.it