Dopo le polemiche per il mancato incontro con i giornalisti al termine dell’ultimo Consiglio dei Ministri, Mario Draghi corre ai ripari: la conferenza stampa sulle ultime misure anti-Covid adottate dal governo, tra cui l’imposizione dell’obbligo vaccinale agli over 50, si terrà il 10 gennaio. Sarà la prima dell’anno e la prima dopo il 22 dicembre, quando Draghi ha formalizzato di fatto la sua disponibilità a salire al Colle in quanto “nonno a servizio delle istituzioni”.
Secondo alcuni commentatori aveva tutta l’aria di essere l’ultima in qualità di premier, ma dopo aver rinunciato a commentare una delle misure più discusse dall’esecutivo e aver mandato, al suo posto, i tre ministri Bianchi, Brunetta e Speranza in tutta fretta in pasto alla stampa delusa, è arrivato il cambio di rotta. La decisione di non illustrare in prima persona la strada intrapresa per scongiurare una nuova “caporetto sanitaria” ha rafforzato la sensazione che, a ridosso dell’elezione del presidente della Repubblica, il governo sia in crisi d’identità. Con Draghi che preferirebbe dirigersi al più presto verso il Quirinale o ritirarsi piuttosto che affrontare il fermento dei partiti, preoccupati per il destino dell’esecutivo e per l’imminente corsa del Colle, che cambierà le carte in tavola anche a Palazzo Chigi se l’ex banchiere finirà per occupare realmente lo scranno più alto.
Il silenzio di Draghi è sembrato allora più assordante del solito ed è stato interpretato come preludio di una fuga, considerato che il premier è disponibile a restare a Palazzo Chigi solo se sostenuto da una compagine ampia come quella attuale e non “a ogni costo”. Ma proprio l’elezione del Capo dello Stato potrebbe spaccare la maggioranza, condizione che manderebbe in crisi il governo, a prescindere da chi salirà al Colle.
Intanto, al fine di rassicurare gli animi sulla gestione della pandemia, lunedì il primo ministro dovrebbe parlare del nuovo decreto, definito “una mediazione intelligente per fermare l’assalto agli ospedali e proteggere gli italiani”, e non un compromesso. Eppure poche ore prima del Consiglio dei Ministri di giovedì il Pd aveva diramato un comunicato in cui chiedeva l’obbligo vaccinale esteso, opzione che Draghi aveva subito escluso, commentando: “Non è sul tavolo”.
Starà a lui ora spiegare al Paese la strategia del governo per allontanare il rischio di una nuova crisi delle ospedalizzazioni in uno scenario in cui non sono state imposte chiusure malgrado l’estrema contagiosità della variante Omicron e le conseguenze sui non vaccinati. A cominciare dalle scuole, che il Ministro Bianchi ha chiarito di voler lasciare aperte nonostante le richieste dei presidi e degli amministratori locali. Il premier dovrà difendere queste scelte.