Il Governo Draghi ha deciso di avvalersi della consulenza della multinazionale McKinsey per l’elaborazione del Recovery Plan. Nei giorni scorsi il Ministero dell’Economia, guidato da Daniele Franco, ha stipulato un contratto con la prestigiosa società statunitense specializzata nella consulenza strategica.
L’accordo prevede che gli esperti di McKinsey diano supporto al Governo nell’analisi dei dati e nella definizione delle stime degli impatti dei progetti al vaglio per il Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ossia il Recovery Plan). I consulenti non affiancheranno solo i tecnici del Tesoro ma l’intero team al lavoro sul piano, coordinato da Carmine Di Nuzzo, dirigente della Ragioneria generale dello Stato.
La notizia del ricorso a McKinsey è stata rivelata da Radio Popolare. Nel pomeriggio di oggi, sabato 6 marzo 2021, il Ministero dell’Economia (Mef) ha confermato la notizia e ha fatto sapere che il contratto con la società statunitense “ha un valore di 25mila euro +Iva ed è stato affidato ai sensi dell’articolo 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti sotto soglia”.
Secondo convergenti ricostruzioni, Draghi ha deciso di rivolgersi alla multinazionale per velocizzare i tempi, considerato che il Recovery Plan deve essere presentato alla Commissione europea entro il 30 aprile. Il premier evidentemente non ritiene la macchina della Pubblica Amministrazione all’altezza della – non facile – missione.
Ma il coinvolgimento di McKinsey sta generando polemiche. Il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, si chiede se questi privati abbiano accesso a informazioni strategica e ha annunciato la presentazione di una interrogazione. “Con tutto il rispetto per McKinsey, se le notizie fossero vere, sarebbe abbastanza grave”, attacca l’ex ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia (Pd).
Il leader di Azione, Carlo Calenda, invece, ritiene che “se la guida rimane saldamente nelle mani dei Ministri” non c’è nessun problema. “I consulenti McKinsey o altro, si usano per scrivere piani strategici straordinari. Quando hai bisogno di elaborazioni veloci e verifica di fattibilità su progetti. No polemiche inutili”, scrive su Twitter Calenda.
Da parte sua, il Ministero dell’Economia respinge le critiche e sottolinea che McKinsey “non è coinvolta nella definizione dei progetti del Pnrr”. “Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia”, precisa il Tesoro. La governance del piano, quindi, “resta in capo alle amministrazioni competenti e alle strutture del Ministero, che si avvalgono di personale interno degli uffici”.
Nella nota il Mef spiega anche che “l’Amministrazione si avvale di supporto esterno nei casi in cui siano necessarie competenze tecniche specialistiche, o quando il carico di lavoro è anomalo e i tempi di chiusura sono ristretti, come nel caso del Pnrr”.
In particolare, concludono da via XX Settembre, “l’attività di supporto richiesta a McKinsey riguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali ‘Next Generation’ già predisposti dagli altri paesi dell’Unione europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano”.
Fondata a Chicago nel 1926, McKinesy è un gigante nel settore della consulenza strategica. Anche molti importanti manager italiani vi hanno lavorato. Tra questi Vittorio Colao, che Draghi ha nominato ministro per la Transizione ecologica e che, quindi, sarà direttamente coinvolti nella stesura del Recovery Plan.
Secondo Il Fatto Quotidiano, peraltro, le consulenze private del Governo non si limitano a McKinsey. A vario titolo sarebbero in atto – e già da prima dell’arrivo di Draghi – collaborazioni anche con altri Big del settore, da Kpmg, a Deloitte, da Ernst&Young a Pwc.