Valentina, docente precaria della scuola, a TPI: “Apprezzo dimissioni Fioramonti”
Mi sono laureata a Catania nel 2015, ho cominciato a lavorare come insegnante di sostegno in una scuola primaria nella provincia di Milano. Da lì un po’ di tutto: scuola secondaria, superiori. Mi sono adattata. Sono anni che aspettiamo un concorso, da quando mi sono laureata non c’è stata possibilità di abilitarsi. Ora sembra la volta buona, finalmente”.
A parlare a TPI è Valentina, 28 anni, precaria della scuola.
Con il nuovo dl Scuola, 50mila docenti precari come lei dovrebbero poter essere stabilizzati attraverso l’agognato “concorsone”.
La legge approvata in Senato ha convertito il decreto 126/2019 per la riduzione del precariato del personale scolastico e degli Enti pubblici di ricerca.
Il testo prevede nuovi concorsi per i docenti con quasi 50 mila assunzioni. Circa 24.000 nuovi insegnanti potranno salire in cattedra a partire dal prossimo anno scolastico con un concorso ordinario. Altrettante cattedre saranno a disposizione con un concorso straordinario. Il provvedimento amplia la platea degli aspiranti docenti, che potranno partecipare a questa selezione straordinaria e conseguire l’abilitazione.
Il bando per la scuola secondaria statale di I e di II grado è aperto agli insegnanti con almeno 36 mesi di servizio (a partire dall’anno scolastico 2008/2009). Un testo che porta la firma dell’ormai ex ministro Lorenzo Fioramonti. “Poche risorse stanziate in Legge di Bilancio 2020 per il comparto Istruzione e Ricerca”, così Fioramonti ha deciso di tenere fede alla promessa e ha rassegnato le dimissioni. (Cosa succede ora al concorso per la scuola, dopo le dimissioni del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti? Leggi l’articolo completo).
Aspetto questo concorso da un bel po’ di anni. All’inizio ho potuto fare solo supplenze brevi, da un paio di anni ho avuto coperture annuali.
Da quando mi sono laureata non è mai un uscito un percorso abilitante, non escono dal 2014, e nemmeno un concorso per laureati. I concorsi del 2016 e 2018 erano per abilitati, questo concorso lo aspettiamo dall’epoca di Renzi, non si è mai concretizzato nulla. Questo del 2020 è il primo per chi ha almeno 3 anni di servizio”.
La trovo una scelta coerente, l’aveva già annunciata e l’ha fatto. Ho apprezzato la decisione, ha messo in pratica quanto aveva annunciato. Purtroppo quella delle risorse per l’istruzione è una tara che ci portiamo da sempre. Avere le mani legate e non poter agire significa non poter lavorare bene. La trovo una scelta giusta.
Non credo che la figura dell’ex ministro possa fermare l’iter, non è questo un motivo ostativo. Varie tappe sono già state fatte, ci dovremo essere oramai.
Personalmente, ero spesso d’accordo con le sue dichiarazioni, in alcuni casi non molto popolari. Ma ci vuole il coraggio di osare, peccato che non sia potuto andare avanti. Il sentore generale rispetto alle sue dimissioni mi sembra di apprezzamento. Ho letto anche qualche critica. Lo sappiamo che i fondi sono la cosa fondamentale. Anche il semplice stipendio rispetto a quanto diamo come impegno è misero, con lui si sperava che la situazione potesse sbloccassi o almeno un po’ migliorare.
La speranza è stabilizzarsi. In passato è successo che passassero molti anni prima di un nuovo concorso, sempre acclamato e poi mai concretizzato. Ne servirebbe uno ogni due anni come accade per altre professioni, che diventi una prassi. Siamo alla perenne rincorsa alla stabilità.
Disastrose, è in corso un’aziendalizzazione, davanti a noi ci sono dei clienti da accontentare, non degli alunni con dei genitori. Il tutto riduce la qualità dell’insegnamento.
La mia è visione parziale, io insegno a Gorgonzola, una provincia dove i fondi arrivano e le strutture sono buone. Non posso lamentarmi. Però so che in tante parti le cose non stanno così.
Si perde dietro a progetti di vario tipo a discapito della formazione classica che serve sempre. Questo modello delle competenza che da tempo sta prendendo piede, a discapito delle conoscenze, non si applica nel modo corretto.